venerdì 4 maggio 2018

Recensione: "La Città Segreta", di Genevieve Cogman


La Biblioteca Invisibile, Vol. 2

"Mentre sta lavorando sotto copertura in una insolita e caotica Londra vittoriana, Irene Winters, spia della società segreta la Biblioteca Invisibile, scopre che il suo assistente Kai è scomparso, rapito dalla fazione dei fae, creature fatte di caos e magia, capaci di mutare forma e provocare disordini nei mondi corrotti. Considerando il legame di Kai con i draghi, acerrimi avversari dei fae, le ripercussioni del suo rapimento potrebbero essere fatali, non solo per il suo amico ma per interi mondi: Irene deve salvarlo e scongiurare l'Armageddon a ogni costo. Questa nuova difficile missione la porterà in un'oscura Venezia dove è sempre Carnevale e dove tutti sono perennemente in maschera. Questa volta, però, Irene non potrà contare sull'aiuto della Biblioteca Invisibile, ma dovrà fare affidamento soltanto sulle sue forze, per trovare e salvare Kai, trasgredendo diverse regole della società segreta cui appartiene e questo la lascerà sempre più sola..."


Da lettrice navigata, posso assicurarvi che ritrovarmi ad avere a che fare con “La Città Segreta”, il secondo volume della serie “La Biblioteca Invisibile” di Genevieve Cogman, ha rappresentato per me una delle esperienze più strane e fuorvianti di sempre.

Non posso affermare di aver amato incondizionatamente il primo libro, ma ne avevo senz'altro apprezzato diversi elementi, fra i quali, indubbiamente, la promettente idea di fondo, la piacevolezza della trama, l’ironia dei personaggi, e l’eccentrico umorismo british che ne condiva allegramente l’atmosfera. Nel caso de “La Città Segreta”, invece, non solo l’autrice sembra compiere un vistoso passo indietro, dal punto di vista essenziale dello stile e dalla più basilare gestione delle tecniche narrative… No, il problema è un altro: mentre leggevo, sono stata più volte sopraffatta dalla sensazione di trovarmi alle prese con una specie di fan fiction, un libro i cui personaggi avevano a che spartire poco e niente con gli intrepidi e divertenti protagonisti che avevo imparato a conoscere attraverso le pagine de “La Biblioteca Invisibile”.

Mi riesce veramente difficile cercare di focalizzarmi sui lati positivi di questo sequel, quando ogni singolo istante di lettura è stato in grado di garantirmi soltanto una bella doccia fredda di noia, frustrazione, stizza e delusione. La verità è che, secondo me, “La Città Segreta” parte male dal principio, prendendo a deragliare per vie inesplorate (e che, forse, avrebbero fatto meglio a restare tali…) praticamente fin dai primissimi capitoli. Già soltanto la scelta di iniziare il libro imbastendo alla meno peggio una sfilza di arruffate e frettolose zuffe da osteria con vari branchi di anonimi scagnozzi mi è parsa bizzarra, per non dire avventata: la Cogman sarà indubbiamente brava in molte cose, ma le sequenze di combattimento non sono certo il suo forte, e credo che basti sfogliare sommariamente “La Città Segreta” per averne la prova inconfutabile e definitiva.

Un’altra cosa che non mi ha convinto è l’ambientazione veneziana, tragicamente piatta e stereotipata. Le descrizioni della Cogman sono scarne e ripetitive in maniera ossessionante; in pratica, l’autrice si limita a ribadire fino allo sfinimento che Venezia è una città molto luminosa, che in diversi momenti sembra “galleggiare sull’acqua”, e che tutti i suoi palazzi sono fatti di scalinate di legno e mura di marmo bianche e rosa. Non ho neanche ben capito cosa abbia introdotto a fare personaggi fantomatici e inutili come i Dieci o il Doge, visto che nessuno di loro ha finito con il ricoprire alcun ruolo attivo all’interno della trama (né delle eventuali sottotrame, visto che non è possibile riscontrarne neppure una).

Il personaggio di Irene, la protagonista Bibliotecaria, è indubbiamente ben costruito: appare evidente come la Cogman abbia cercato di riversare nella sua eroina gran parte della propria competenza e del proprio inconfessabile amore per i rocamboleschi romanzi d’appendice ottocenteschi. Eppure non sono riuscita a entrare in grandissima sintonia con la sua personalità analitica e i suoi continui riferimenti alle leggi di probabilità e alle conseguenze del Rasoio di Occam (qualsiasi cosa esso sia…), e di sicuro non ho provato altro che fastidio e irritazione al cospetto di personaggi secondari “acidi” e contradditori come Vale, o deboli e piagnucolosi come il “povero” drago Kai. Silver, viceversa, mi è piaciuto un po’ di più… e lo stesso vale per la maggior parte dei fae, praticamente l’unica nota di colore all’interno della monotona e improbabile missione di salvataggio al centro della trama de “La Città Segreta”.

Per quanto mi riguarda, comunque, la proverbiale “goccia che ha fatto traboccare il vaso” può essere identificata nell’estrema povertà (per non dire “dabbenaggine …) del cosiddetto “sistema magico”. Il fatto che Irene abbia la facoltà di scandire una frase e far avverare il suo contenuto semplicemente desiderandolo, francamente sa parecchio di pigrizia creativa da parte dell’autrice, visto che il 95% degli ostacoli previsti dall’intreccio finisce in questo modo per risolversi proprio grazie a questa instancabile e formidabile abilità “magica”.

In estrema sintesi: Il sottotitolo de “La Città Segreta” avrebbe potuto benissimo essere: “Come sprecare un’idea geniale e mandare all’aria un potenziale brillante in 255 pagine di puro e assoluto Niente”. So che la maggior parte dei lettori americani ha adorato questo libro, ma per me la seconda avventura di Irene a spasso nel Multiverso si guadagna un roboante e colossale: “No!”




Potete leggere QUI la mia recensione del primo volume della serie



6 commenti:

  1. Ciao! Io ho il primo volume da leggere ancora, volevo iniziarlo in occasione dell'uscita di questo secondo capitolo ma... sono un po' perplessa a questo punto XD

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    1. Ciao, Autumn! ^^ Bé, in realtà, sappi che la maggior parte dei lettori americani ha amato questo sequel (soprattutto fra coloro che avevano apprezzato il primo libro). Quindi, se la cosa può consolarti, sappi che in questo caso specifico io mi sono rivelata una sorta di "dispettosa" mosca bianca, ehehehe! ;D

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  2. non ho letto il primo e quindi tanto meno questo, che però tra ambientazione e personaggio stuzzica un po' il mio interesse; solo che mi pare di capire ti abbia deluso... Per ora magari passo :-D

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    1. Non è una saga che consiglierei a prescindere, Angela. Magari, come urban fantasy leggero o tipica "lettura da spiaggia" ci potrebbe anche stare, ma davvero nulla di più! ;D

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  3. Mi spiace che si sia rivelata una lettura cosí deludente!! :(

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    1. Grazie, Sian! :D
      Cercherò di guardare il lato positivo: con tutte le serie che ho da leggere, e i nuovi volumi in arrivo nei prossimi mesi, almeno adesso saprò di avere una priorità in meno! XD

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