venerdì 15 gennaio 2021

Recensione: "Prigioniera negli Inferi", di Lianyu Tan



Libro per adulti

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"Nella terra dei morti, la parola della Regina Ade è legge. Ade ottiene quello che vuole - sempre - e al momento quello che desidera di più è una certa dea della primavera. L'innocente Persefone è costretta a vivere sotto lo sguardo di falco di una madre possessiva e imprevedibile. Per secoli, Demetra ha respinto ogni corteggiatore di sua figlia e costretto la ragazza a restare sotto il suo gioco, ma ancora non basta: adesso, la dea della terra intende distruggere sua figlia perfino nello spirito. Eppure, quando Ade rapisce Persefone e la porta nel suo regno oscuro, la giovane dea continua a spasimare per il mondo luminoso in superficie. Farebbe di tutto per tornarci; perfino imparare a soddisfare i capricci della sua rapitrice in ogni modo possibile e immaginabile..."


Che ci crediate o no, “Prigioniera negli Inferi” non è neanche il primo retelling in chiave f/f del mito di Ade e Persefone che leggo… Chiaramente, “The Dark Wife”, il romanzo di Sarah Diemer che ho recensito qui sul blog qualcosa come la bellezza di otto anni fa, è uno young adult, mentre il libro di Lianyu Tan può essere categorizzato soltanto come “dark romance fantasy”. Un’etichetta che, chiariamolo subito a beneficio dei profani – come ero io fino a una manciata di giorni fa – in pratica sta a indicare un ibrido fra un romance normale e un romanzo erotico dai contenuti molto, molto “forti” e disturbanti (sadismo, violenze fisiche e/o psicologiche, torture, rapimenti eccetera). Perciò, direi proprio che le affinità fra questi due titoli cominciano e finiscono con l’idea di partenza e lo genderswap del personaggio di Ade.

Ciò premesso, mi riesce abbastanza difficile scrivere una recensione obiettiva di “Prigioniera negli Inferi”, per il semplice fatto che non ho nessuna familiarità con il cosiddetto trope del “dubcon” e sono rimasta particolarmente perplessa dall’esatta natura di una scena o due. Peraltro, da quello che ho scoperto nel corso delle mie ricerche, pare che il libro della Tan sia pure abbastanza “soft”, da questo punto di vista, e che differisca da molti altri titoli dello stesso genere per almeno due o tre aspetti fondamentali. Ho intenzione di evitare ogni tipo di spoiler, ma credo che bisognerebbe leggerlo tutto, prima di arrivare a formulare un giudizio troppo severo nei confronti di quello che parrebbe essere il messaggio della storia. Chiaramente, col cavolo che biasimerei qualcuno per averne mollato la lettura a metà – anzi, la scena della “prima notte di nozze”, sinceramente, ha fatto sentire molto a disagio anche me. Però, penso anche che l’autrice abbia scritto il suo libro nella piena consapevolezza dell’estrema tossicità della relazione che le sue due protagoniste vanno a intrecciare, e che rimane tale almeno per una buona metà del romanzo; tant’è che, a partire da un certo punto in avanti, la Tan comincia a fare del suo meglio per cercare di ribaltare le carte in tavola e riportare il plot sui binari di un romance un tantino più “ordinario”.

Comunque, da un punto di vista tecnico, bisogna dire che “Prigioniera negli Inferi” mi ha perfino stupito, pensate un po’! Certo, la trama è costruita malissimo – con dei personaggi super-stereotipati e una struttura idiotica che riesce a far sembrare il finale del film “Io sono leggenda” un capolavoro – ma la narrazione procede con gradevole fluidità, senza perdersi in inutili brandelli di infodump, e molti dialoghi si rivelano sorprendentemente dinamici e convincenti. 

La vibrante tensione (sessuale e non) che si viene a creare fra i due poli rappresentati dalle diverse personalità di Ade e Persefone, ovviamente, rappresenta il cuore pulsante del libro; la forza di attrazione/repulsione che le tiene unite crea un campo magnetico al cospetto del quale pochissime appassionate del genere, secondo me, riusciranno a restare indifferenti. Proprio per questo motivo, ho trovato assurdo dedicare il terzo atto di “Prigioniera negli Inferi” all’esplorazione dell’abusivo e traumatico rapporto fra Persefone e sua madre Cerere (?), una villain senza troppa arte né parte che riesce a inserirsi soltanto con grande ritardo all’interno del racconto.

Il livello di “trashosità” generale, dal canto suo, resta stratosferico dalla prima all’ultima pagina. Ma proprio tipo che la scena dell’epico “Sculacciamento di Persefone” meriterebbe una menzione speciale nell’Olimpo delle Peggiori Pacchianate Mitologiche di Sempre, e scusate se è poco!XD

Un libro quindi DECISAMENTE non adatto ai gusti di tutti, quindi, questo “Prigioniera negli Inferi”… Semmai deciderete di leggerlo, fate un favore a voi stesse: non prendetevi la briga di prendere i fatti di cui racconta in modo troppo serio o letterale. Ho notato che qualcuno l’ha fatto, su Goodreads, spingendosi al punto di attribuirgli dei significati moooolto improbabili. Eppure, posso assicurarvelo, la Tan sa benissimo di non aver scritto una Guida alla Relazione (Saffica) Perfetta. E di sicuro il suo retelling non intende cercare di trasmettere dei sani e costruttivi valori morali da emulare. È un puro libro di intrattenimento, “Prigioniera negli Inferi”… semplicemente un (bel) po’ più spinto e volgarotto di tanti altri. Una tipica collezione di morbose fantasie dark da sindrome premestruale, a forma di fiaba e con qualche riferimento mitologico buttato lì per fare scena. Il fatto che abbia pure una trama e un tema ricorrente – fidatevi di me – a tratti è quasi accidentale.

 




2 commenti:

  1. Ok, per quanto sia in genere interessata al mito di Ade e Persefone e ai suoi retelling, credo che passerò. Fosse solo che non amo particolarmente il genderswap e il dubcon in generale.

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    1. In realtà, neanche a me piacciono molto (soprattutto il dubcon), ma per una volta ho voluto cedere alla tentazione e cercare di capire cosa si intenda, esattamente, con le parole "dark romance fantasy". Era praticamente l'unico sottogenere del fantasy che mi mancava... Non credo che ripeterò l'esperienza, ma mai dire mai! XD

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