sabato 12 marzo 2016

Recensione: "Legend" (film)



Titolo: Legend
Regia: Brian Helgend
Cast: Tom Hardy, Emily Brwoning,  Christopher Eccleston, Poul Anderson, David Thewlis, Chazz Palminteri, Paul Bettany
Anno: 2015

"La vera storia dell'ascesa e della caduta dei famigerati gangster londinesi Reggie e Ronnie Kray. Insieme, i gemelli Kray conquistarono la città di Londra. Tuttavia il loro legame e il loro impero vennero minati da violente lotte di potere e da una donna, in un crescendo di follia. "Legend" è un classico noir che racconta la storia segreta degli anni '60 e gli eventi straordinari che hanno favorito l'egemonia criminale dei gemelli Kray."




Qualche giorno fa leggevo, su uno dei blog che abitualmente seguo, che “Legend” sembra quasi un film diretto da Guy Ritchie.
Mi sento abbastanza incline a concordare con questa dichiarazione; a patto di prendere in considerazione, come opera di riferimento, l'inconcludente “Operazione Uncle” (che per me ha rappresentato una delle più grandi delusioni della stagione cinematografica appena passata...) e non il divertente e carismatico “The Snatch”, naturalmente.

Il vero regista e sceneggiatore di “Legend”, ad ogni modo, si chiama Brian Helgend. Il suo lavoro più popolare, fino a ieri, era “Il destino di un cavaliere”, il film con il compianto Heath Ledger alle prese con uno dei suoi primi ruoli importanti.
Helgend, che a quanto pare condivide con Ritchie l'amore per i grandi gangster movies firmati Scorsese, ha adattato in prima persona la biografia “The Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray di John Pearson e realizzato un film a metà strada fra dramma e commedia che, senza Tom Hardy, secondo me sarebbe valso tanto quanto un “Le avventure di Rocky e Bullwinkle”.

La storia narrata in “Legend”, infatti, non mi è parsa neanche lontanamente interessante quanto mi sarei aspettata.
I gemelli Reggie e Ronnie Kray, malavitosi di professione dall'indole opposta (ma complementare, e contrassegnata da più di una singola turba psicologica…) tengono in scacco l'Est End nella Londra degli anni '50/60.
I fratelli condividono un evidente affetto per la madre (un bel soggetto, a sua volta…) e l'amore per il potere.
Reggie è spigliato, elegante, affascinante; gli piace dare un'impressione di calma, attenta e studiata raffinatezza. Ron invece è disturbato, eccentrico, paranoico e strampalato. 
A volte, i due boss riescono ad andare d'accordo e a sincronizzare le loro energie per il bene dell'attività; più spesso finiscono per bisticciare, fare a botte (come in quella che è stata definita da più persone la scena “cult” del film…) e combinare guai, soprattutto a causa di Ron e della sua incredibile mancanza di autocontrollo.

Reggie, che si sente responsabile per il fratello e cerca di proteggerlo in ogni modo, comincia a soffrire per i colpi di testa estremi di Ron soprattutto a partire dal suo incontro con Frances (Emily Browning), la donna destinata a rubargli il cuore.
Il film di Helgend segue l’ascesa, il consolidamento e il declino dell’impero criminale dei Kray proprio sfruttando, a mo’ di figura cardine, il personaggio di Francis, dal momento che è proprio l’entrata in scena della donna a incrinare il precario, fragile equilibrio che regola i rapporti fra i due fratelli e a scatenare in Reggie un forte conflitto emotivo.
Tom Hardy, non si può negare, interpreta entrambi i personaggi con grazia e convinzione, precisione e ammirevole sensibilità. Grazie al suo innegabile talento, si conferma come l'autentico fiore all'occhiello del film, secondo me sin dalla primissima sequenza d’apertura.

Il secondo (terzo?!) membro importante del cast artistico, come accennavamo, è Emily Browning, la sempre troppo sottovalutata Babydoll del mio adoratissimo “Sucker Punch”.
Di Frances, il personaggio da lei interpretato, ho amato l'ironia e la fermezza; dubito però di poterla annoverare nel novero dei miei personaggi preferiti, perché alla resa dei conti non posso certo dire di aver apprezzato le sue scelta di vita, né la morale alla loro base.
Ho trovato molto piacevole la voce narrante della Browning, però, questo è certo. Nel complesso la sua interpretazione mi è parsa più che convincente, e bisogna ammettere che il suo timbro è perfetto, un’esplosiva combinazione di sarcasmo, vulnerabilità e sottile humor britannico.
Christopher Eccleston, dal canto suo, ha un piccolo ruolo: è sempre un piacere rivedere il mio primo Doctore in azione, ma a onor del vero mi aspettavo qualcosina in più dal suo personaggio, che non mi ha poi colpito questo granché…
In quanto a Paul Bettany, sarò sincera: non mi ero manco accorta che fosse della partita, e ancora adesso non ho la minima idea di quale dei millemila gangster tutti uguali e privi di personalità l’attore inglese interpretasse…

La sceneggiatura diLegend”, per quanto mi riguarda, è debole. 
Non sa di niente e non colpisce, né commuove, né sorprende, né tramortisce.
Peraltro non ho ben capito dove Helgend sperasse di andare a parare, né cosa cercasse di comunicare, esattamente, attraverso le immagini del suo film, a parte magari ambire a strappare qualche flebile sorriso, leggero sussulto o compita esclamazione di vaga costernazione.
Il suo mi è parso molto il classico script “tutto fumo e niente arrosto”, al servizio della grande vena istrionica di Hardy, cucito su misura per lui, ma tristemente privo di momenti memorabili, dialoghi arguti o scene particolarmente esilaranti.
Tutto considerato, mi ha divertito e intrattenuto, certo, ma ho come l'impressione che dimenticherò l'intera ordalia dei fratelli Kray nel giro di poche settimane…


 Curiosità:

  - Per questa doppia interpretazione, Tom Hardy si è aggiudicato un British Indipendent Film Award, il premio assegnato ogni anno ai migliori film e attori disponibili sul mercato del cinema indipendente britannico;


- Per la scena di lotta "contro se stesso", Hardy ha fatto ricorso all'aiuto di Jacob Tomuri, suo amico e controfigura ormai "di fiducia", dal momento che i due avevano già lavorato insieme sul set di "Mad Max - Fury Road";


- Dopo aver visto il film, i familiari superstiti di Frances si sono dichiarati "disgustati", poiché oltreggiati dal poco riguardo dimostrato nei confronti del personaggio interpretato da Emily Browning. "Se solo il signor Helgend si fosse preso la briga di contattarci", hanno dichiarato, "avremmo potuto aiutarlo a farsi un'idea di che tipo di donna fosse, in realtà, la nostra Frances".



Regia: 6.0/10
Sceneggiatura: 5.5/10
Cast: 7.5/10
Scenografia: 6.5/10
Colonna Sonora: 6.0/10
Coinvolgimento emotivo:6.0/10


Verdetto finale: 6.2/10


Girl Power:



Nel prossimo post, parleremo di:



Un'imminente uscita "libresca", a tema zombie!


4 commenti:

  1. totalmente d'accordo...il film scimmiotta ache Scorsese in qualche piano sequenza

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    1. Oh, questo effettivamente non lo avevo notato... eppure, chissà perché, non mi sorprende affatto! ;D

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  2. Ammetto che non gli ho mai dedicato mezzo pensiero, ho visto che era uscito questo film ma non ho mai approfondito, ma mi hai incuriosita :) Ok, non sarà un capolavoro, ma sembra un film carino per passare una serata, me lo segno :)

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    1. Assolutamente: magari non è proprio imperdibile al cinema (anche se Hardy è bravo davvero, una splendida prova per un ottima attore...), ma più avanti, potrebbe non essere una cattiva idea farci un pensierino... ;D

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