Titolo: Legend
Regia: Brian Helgend
Cast: Tom Hardy, Emily Brwoning, Christopher
Eccleston, Poul Anderson, David Thewlis, Chazz Palminteri, Paul Bettany
Anno: 2015
"La vera storia dell'ascesa e della caduta dei famigerati gangster
londinesi Reggie e Ronnie Kray. Insieme, i gemelli Kray conquistarono la
città di Londra. Tuttavia il loro legame e il loro impero vennero
minati da violente lotte di potere e da una donna, in un crescendo di
follia. "Legend" è un classico noir che racconta la storia segreta degli
anni '60 e gli eventi straordinari che hanno favorito l'egemonia
criminale dei gemelli Kray."
Qualche giorno fa leggevo,
su uno dei blog che abitualmente seguo, che “Legend” sembra quasi un film
diretto da Guy Ritchie.
Mi sento abbastanza
incline a concordare con questa dichiarazione; a patto di prendere in
considerazione, come opera di riferimento, l'inconcludente “Operazione Uncle” (che per me ha
rappresentato una delle più grandi delusioni della stagione cinematografica
appena passata...) e non il divertente e carismatico “The Snatch”, naturalmente.
Il vero regista e sceneggiatore di “Legend”, ad ogni modo, si chiama
Brian Helgend. Il suo lavoro più popolare, fino a ieri, era “Il destino di un cavaliere”, il film con
il compianto Heath Ledger alle prese con uno dei suoi primi ruoli importanti.
Helgend, che a quanto pare
condivide con Ritchie l'amore per i grandi gangster
movies firmati Scorsese, ha adattato in prima persona la biografia “The
Profession of Violence: The Rise and Fall of the Kray” di John Pearson e realizzato un film a
metà strada fra dramma e commedia che, senza Tom Hardy, secondo me sarebbe valso
tanto quanto un “Le avventure di Rocky e
Bullwinkle”.
La storia narrata in “Legend”, infatti, non mi è
parsa neanche lontanamente interessante quanto mi sarei aspettata.
I gemelli Reggie e
Ronnie Kray, malavitosi di professione dall'indole opposta (ma complementare, e
contrassegnata da più di una singola turba psicologica…) tengono in scacco l'Est
End nella
Londra degli anni '50/60.
I fratelli condividono un
evidente affetto per la madre (un bel soggetto, a sua volta…) e l'amore per il
potere.
Reggie è spigliato,
elegante, affascinante; gli piace dare un'impressione di calma, attenta e
studiata raffinatezza. Ron invece è disturbato, eccentrico, paranoico e
strampalato.
A volte, i due boss riescono ad andare d'accordo e a sincronizzare
le loro energie per il bene dell'attività; più spesso finiscono per
bisticciare, fare a botte (come in quella che è stata definita da più persone
la scena “cult” del film…) e combinare guai, soprattutto a causa di Ron e della
sua incredibile mancanza di autocontrollo.
Reggie, che si sente
responsabile per il fratello e cerca di proteggerlo in ogni modo, comincia a
soffrire per i colpi di testa estremi di Ron soprattutto a partire dal suo
incontro con Frances (Emily Browning), la donna destinata a
rubargli il cuore.
Il film di Helgend segue l’ascesa, il consolidamento e il
declino dell’impero criminale dei Kray proprio sfruttando, a mo’ di figura cardine,
il personaggio di Francis, dal momento che è proprio l’entrata in scena della
donna a incrinare il precario, fragile equilibrio che regola i rapporti fra i
due fratelli e a scatenare in Reggie un forte conflitto emotivo.
Tom Hardy, non si può
negare, interpreta entrambi i personaggi con grazia e convinzione, precisione e
ammirevole sensibilità. Grazie al suo innegabile talento, si conferma come
l'autentico fiore all'occhiello del film, secondo me sin dalla
primissima sequenza d’apertura.
Il secondo (terzo?!)
membro importante del cast artistico, come accennavamo, è Emily Browning, la
sempre troppo sottovalutata Babydoll del mio adoratissimo “Sucker Punch”.
Di Frances, il personaggio
da lei interpretato, ho amato l'ironia e la fermezza; dubito però di poterla
annoverare nel novero dei miei personaggi preferiti, perché alla resa dei conti
non posso certo dire di aver apprezzato le sue scelta di vita, né la morale
alla loro base.
Ho trovato molto piacevole
la voce narrante della Browning, però, questo è certo. Nel complesso la sua
interpretazione mi è parsa più che convincente, e bisogna ammettere che il suo
timbro è perfetto, un’esplosiva combinazione di sarcasmo, vulnerabilità e
sottile humor britannico.
Christopher
Eccleston, dal canto suo, ha un piccolo ruolo: è sempre un piacere rivedere il mio
primo Doctore in azione, ma a onor del vero mi aspettavo qualcosina in più dal
suo personaggio, che non mi ha poi colpito questo granché…
In quanto a Paul
Bettany, sarò sincera: non mi ero manco accorta che fosse della partita, e
ancora adesso non ho la minima idea di quale dei millemila gangster tutti
uguali e privi di personalità l’attore inglese interpretasse…
Non sa di niente e non colpisce, né commuove, né sorprende, né tramortisce.
Peraltro non ho ben capito
dove Helgend sperasse di andare a parare, né cosa cercasse di comunicare,
esattamente, attraverso le immagini del suo film, a parte magari ambire a strappare qualche flebile sorriso, leggero sussulto o compita esclamazione di vaga costernazione.
Il suo mi è parso molto il
classico script “tutto fumo e niente arrosto”, al servizio della grande vena
istrionica di Hardy, cucito su misura per lui, ma tristemente privo di momenti
memorabili, dialoghi arguti o scene particolarmente esilaranti.
Tutto considerato, mi ha
divertito e intrattenuto, certo, ma ho come l'impressione che dimenticherò l'intera
ordalia dei fratelli Kray nel giro di poche settimane…
Curiosità:
- Per
questa doppia interpretazione, Tom Hardy si è aggiudicato un British
Indipendent Film Award, il premio assegnato ogni anno ai migliori
film e attori disponibili sul mercato del cinema indipendente
britannico;
- Per la scena di lotta "contro se stesso", Hardy ha fatto ricorso all'aiuto di Jacob Tomuri, suo amico e controfigura ormai "di fiducia", dal momento che i due avevano già lavorato insieme sul set di "Mad Max - Fury Road";
- Dopo aver visto il film, i familiari superstiti di Frances si sono dichiarati "disgustati", poiché oltreggiati dal poco riguardo dimostrato nei confronti del personaggio interpretato da Emily Browning. "Se solo il signor Helgend si fosse preso la briga di contattarci", hanno dichiarato, "avremmo potuto aiutarlo a farsi un'idea di che tipo di donna fosse, in realtà, la nostra Frances".
Regia: 6.0/10
Sceneggiatura: 5.5/10
Cast: 7.5/10
Scenografia: 6.5/10
Colonna Sonora: 6.0/10
Coinvolgimento emotivo:6.0/10
Verdetto finale: 6.2/10
Girl Power:
Nel prossimo post, parleremo di:
Un'imminente uscita "libresca", a tema zombie!
totalmente d'accordo...il film scimmiotta ache Scorsese in qualche piano sequenza
RispondiEliminaOh, questo effettivamente non lo avevo notato... eppure, chissà perché, non mi sorprende affatto! ;D
EliminaAmmetto che non gli ho mai dedicato mezzo pensiero, ho visto che era uscito questo film ma non ho mai approfondito, ma mi hai incuriosita :) Ok, non sarà un capolavoro, ma sembra un film carino per passare una serata, me lo segno :)
RispondiEliminaAssolutamente: magari non è proprio imperdibile al cinema (anche se Hardy è bravo davvero, una splendida prova per un ottima attore...), ma più avanti, potrebbe non essere una cattiva idea farci un pensierino... ;D
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