mercoledì 13 aprile 2016

Recensione: "La materia oscura"






Titolo originale: The Dark Matter
Autrice: Michelle Paver
Serie: //
Disponibile: anche in italiano, edito da Giano!
Trama: "In un giorno del 1937, in un locale londinese vicino allo Strand, Jack Miller, giovane fisico, va incontro al suo destino. Un destino che ha il volto di Algie Carlisle, Hugo Charteris-Black, Teddy Wintringham e Gus Balfour. Giovani come lui, eppure totalmente diversi, poiché non indossano come Jack un misero vestito da sei ghinee, ma pantaloni Oxford e giacca di tweed, e non hanno studiato a Londra, ma a Oxford e a Cambridge. Spinto da una cronica mancanza di quattrini e da una ineliminabile irrequietezza, Jack accetta la proposta dei quattro: fargli da operatore radio in una spedizione tra i ghiacci dell'Alto Artico che, come tutte le avventure concepite da ragazzi inglesi della buona società, viene ammantata di scopi scientifici: studiare la geologia e le condizioni meteorologiche di quella terra estrema. Provveduto agli approvvigionamenti, consultate le mappe e fissato il luogo del campo base, la spedizione ha inizio. Sotto una cattiva stella, tuttavia: il padre di Teddy Wintringham muore e il giovane erede, "terribilmente sconvolto", prende la decisione di rinunciare all'avventura. Raggiunta la Norvegia, i quattro ragazzi rimasti si imbarcano su una nave capitanata dal signor Eriksson che non esita a mostrare un grave turbamento non appena i giovani inglesi gli indicano la meta da raggiungere: Gruhuken"


Michelle Paver è un’autrice britannica, principalmente nota in Italia per le due serie di romanzi YA “Cronache dell’era oscura” e “Cronache dell’età del bronzo”.
Non tutti sanno che, nel 2011, il piccolo editore Giano ha deciso di tradurre e portare nel nostro Paese anche il suo primo romanzo per adulti, “La materia oscura”; un romanzo del “terrore” la cui sinossi mi ha sempre fatto pensare, chissà perché, al film “La Cosa” di John Carpenter.
Non che ci fosse un motivo particolare per questo felice accostamento di pensieri: praticamente solo il riferimento a una spedizione nell’Artico, e l’allusione a un imminente avvenimento di origini sovrannaturali
Qualche volta capita a tutti di prendere un granchio, immagino.

E’ saltato fuori che “La materia oscura”, alla resa dei conti, ha poco o forse nulla a che spartire con il genere horror (potremmo definire “gotico” il romanzo della Paver, o meglio ancora “soft gothic”, ammesso e non concesso che una simile categoria possa esistere per davvero); più altro, sembra rifarsi infatti a “Le avventure di Gordon Pym”, e a una lunghissima tradizione di racconti d’avventura/sovrannaturali molto popolari negli anni in cui scriveva Poe.

Il giovane Jack, un ragazzo ombroso, cupo, depresso e solitario, è un narratore al tempo stesso accurato e potenzialmente inaffidabile. All’inizio, confesso di averlo detestato un pochettino: pedante, pignolo, irascibile, delicato come una femminuccia e tremendamente ossessionato dal suo astio nei confronti dei cani, non lo reggevo e lo consideravo poco più di un ingenuo segretariuccio in preda a impulsi megalomani…
Per fortuna, nel corso del romanzo il giovane va incontro a tutta una serie di grandi cambiamenti, che sono riusciti a farmi rivalutare la sua personalità, e verso la fine perfino a farmela apprezzare. Alla fine il suo personaggio risulta abbastanza interessante e anticonvenzionale da tenere avvinta l’attenzione del lettore, anche se lo stesso non si può dire dei personaggi secondari, a mio avviso (il povero Gus, in particolare, una sorta di controfigura scema del Di Caprio di “Titanic”, fa quasi sospirare per il senso di pietà che ispira…).

La storia narrata ne “La materia oscura”, per quanto mi riguarda, era potenzialmente stupenda.
Non credo che l’autrice sia riuscita a svilupparla come avrebbe voluto o dovuto, purtroppo; il libro è lento, troppo lento, perfino una ghost story di stampo classico che si propone di incentrare la sua principale ragion d’essere sull’atmosfera, sull’introspezione psicologica e sulla graduale costruzione di un’aura di suspense e di tensione.
Gli eventi si contano sulle dita di una mano; quelli interessanti, poi, si riducono a due o tre in croce.
La Paver riesce a farci entrare gradualmente in sintonia con le emozioni di Jack in maniera abile e sottile, questo si deve dire, e a trasmettere con estrema chiarezza al lettore il senso di disagio che comincia a strisciare nel suo cuore, quando il baldanzoso senso di entusiasmo e di scoperta nei confronti di quella che sperava fosse un' indimenticabile avventura in compagnia dei nuovo amici, comincia a degenerare lentamente in terrore e paranoia.

Inoltre, per quanto mi riguarda, ho trovato lo stile della Paver un po’ troppo “signorile”, garbato e asettico; non capisco neppure perché il libro non sia considerabile a sua volta uno YA, dal momento che le tematiche affrontate sono abbastanza edulcorate da stonare con i toni e le convenzioni solitamente associate al genere delle ghost-story.


Trama: 6.5/10
Ambientazione: 7.5/10
Personaggi: 5.0/10
Stile: 5.5/10
Coinvolgimento emotivo: 6.0/10

Verdetto finale: 6.0/10


Girl Power: 






2 commenti:

  1. Complimenti per la recensione! :) Questo libro non lo conoscevo e, se devo essere sincera, non mi ispira particolarmente (ma non sono una fan delle spedizioni nell'Artico) ma la tua recensione mi ha incuriosita :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Sian! ^___^
      Io l'avevo inserito in lista un milione di anni fa (okay, magari così è un po' esagerato... diciamo pure nel 2011, quando è uscito! XD), ma mi ero dimenticata della sua esistenza fino a poche settimane fa! :P
      Diciamo che è stata una lettura interessante... dal punto di vista emotivo, però, mi aspettavo qualcosa in più! :)

      Elimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...