“Crier's War” e il suo sequel, “Iron Heart”, vanno a comporre la duologia d’esordio dell’autrice americana Nina Varela.
Una saga fantasy che
si svolge sullo sfondo di un’implacabile conflitto fra Umani e Automi, e che fa dell’amato trope “enemies-to-lovers” il suo più grande fiore all’occhiello...
I due titoli si rivolgono soprattutto agli appassionati di YA ossessionati da autrici come Marie Rutkoski o Kendare Blake. Ma, sotto molti punti di vista, credo sia
impossibile leggere “Crier's War”
senza pensare a “Westworld”, “Humans” e “Blade Runner”...
La trama
Dopo che la Guerra delle Specie ha devastato il Regno di Rabu, gli Automi hanno
usurpato le proprietà dei loro padroni, conquistato il trono e piegato la
popolazione umana al proprio volere.
Gli Automi, all’inizio, erano stati creati per essere poco
più che giocattoli; compagni sintetici,
vittime sacrificali di ogni capriccio della casta nobiliare.
Almeno fino a quando i più capaci e scaltri membri della
loro specie non hanno deciso che era il giunto il momento di dire basta.
Adesso, la situazione si è completamente ribaltata.
Ayla, una giovanissima
servitrice umana, è rimasta orfana a causa della guerra. La ragazza odia gli
Automi sopra ogni cosa, e non desidera altro che di potersi unire alla Resistenza, l’organizzazione che si propone
di distruggere i disprezzati esseri sintetici una volta per tutte.
Il più grande desiderio di Ayla è quello di vendicarsi.
E, nel momento in cui viene nominata domestica personale di Lady Crier, unica figlia del sovrano
degli Automi, capisce di ritrovarsi per le mani un’occasione d’oro: se
uccidesse la sua padrona, giustizia sarebbe fatta, e il Re pagherebbe finalmente
il conto di tutti gli affronti inflitti.
Crier, dal canto suo, è stata creata per essere bellissima,
gentile, perfetta, e per portare avanti l’eredità di suo padre. Ma tutto quello
che riesce a vedere davanti a sé è l’enigmatico Scyre Kinok, il suo promesso sposo, e la consapevolezza che, forse,
suo padre non è quel monarca benevolo e illuminato in cui lei aveva sempre
riposto la massima fiducia.
E poi, Crier incontra Ayla... E ogni sua più intima
convinzione sul mondo degli umani viene scardinata.
Fra le due ragazze si stabilisce un legame, fatto di risentimenti e sensi colpa, attrazioni proibite e segreti
vergognosi.
Che cosa succede, quando il tuo peggior nemico diventa il
tuo oggetto del desiderio?
Quando il tuo cuore comincia a battere per tutti i motivi che
ritieni sbagliati, mentre nel tuo stomaco arde ancora il fuoco della
rabbia e dell’avversione?
Quando sulla strada del tuo amore inconfessabile si staglia
una cosa soltanto: la guerra?
Crier’s War
Bisogna dire che la duologia di Nina Varela si conforma senza sforzo alla maggior
parte dei tropes classici del
genere, ma secondo me c’è un “settore” nel quale riesce a eccellere in modo
particolare: il romance.
Il primo libro è un lento, cadenzato, “angosciante” slow burn che serve più che altro a
esplorare il passato dei personaggi e le loro motivazioni, e ovviamente anche a
porre le basi per tutta l’azione che si svolgerà nel corso del romanzo
successivo.
Vi assicuro che Nina Verela non arriva a farci mancare
assolutamente nulla, in termini di “angst”
e crisi esistenziali innescate dai primi turbamenti adolescenziali.
Crier e Ayla sono due personaggi agli antipodi, unite da un’emozione
molto ambivalente e contraddittoria. E quel particolare sentimento di sfiducia,
rancore e rabbia repressa che ciascuna nutre nei confronti dell’altra non
tende certo a svanire al primo segnale di intimità, anzi... Semmai, il legame
di crescente complicità che inizia a
svilupparsi fra di loro riesce soltanto a renderli più evidenti.
L’autrice esaspera il concetto in alcuni passaggi, ma riesce comunque a regalarci una deliziosa
storia tragica dal sapore “shakesperiano”, un amore impossibile dal
taglio molto romantico, disperato e coinvolgente.
La cura riservata all’ambientazione
è, invece, più o meno quella che vi potreste aspettare di trovare all'interno di un
qualsiasi libro fantasy per ragazzi di successo pubblicato nel corso degli ultimi
cinque anni.
Il che vuol dire che non ho trovato il worldbuilding particolarmente originale, e che l’80% dei personaggi secondari mi ha fatto venire
voglia di correre a picchiare ripetutamente la testa contro il muro...
Ma, d’altro canto, credo anche che lo stile di Verela risulti particolarmente piacevole e soave, intriso da una tensione drammatica e da un uso del foreshadowing a dir poco magistrale.
Una combinazione squisita, che risucchia completamente il
lettore all’interno della lacerante relazione fra Ayla e Crier, e che lo spinge
a smaniare compulsivamente per il volume successivo...
Iron Heart
Il mio consiglio, adesso che si può, è di leggere “Iron
Heart” subito dopo aver finito il primo libro. La storia, infatti, è
stata spezzata a metà per ragioni di convenienza, ma la verità è che, senza il
secondo romanzo a “livellare” le cose, la struttura di “Crier’s War” risulterebbe in qualche modo sbilanciata, e intendo
tanto dal punto di vista della storia d’amore, che da quello della trama vera e
propria.
Questo perché compone una sorta di primo atto, un “pezzo” di storia diluita da una serie di dialoghi
superflui, sporadici attacchi di infodump e comprimari di cui non importa
niente a nessuno (Varela compresa).
“Iron Heart”, d’altro canto, garantisce la ricompensa che il lettore ottiene per la sua fiducia e la sua
perseveranza; il libro che contiene tutto il
pathos, l’azione e i colpi di scena promessi dalla suspense che abbiamo respirato attraverso la lettura del primo
volume.
Il “mondo capovolto”, l’avventura che Aya e Crier sono
finalmente libere di affrontare insieme, lontane
dalle macchinazioni di corte e dai soporiferi meccanismi interni della Resistenza.
L’uso del flashback,
in alcuni momenti, mi è sembrato ancora un tantino pesante... ma il ritmo,
stavolta, risulta infinitamente più dinamico ed elettrizzante!
Anche in questo caso, badate, ci ritroviamo a leggere soprattutto
per scoprire come si concluderà la storia d’amore... ma l’evoluzione della
story-line romantica, stavolta, riesce a svilupparsi in perfetta sintonia con
quella relativa alla guerra e agli scontri fra fazioni opposte.
Per cui, finalmente, ci sentiamo legittimati a considerare tutta questa roba pseudo-politico-sociale
XD come un ostacolo credibile, intrigante e
spaventoso, e non come un semplice stratagemma per cercare di “elevare” (inutilmente) il tono e gli
scopi della narrazione.
Il risultato?
Una lettura grintosa, onesta, originale e divertente.
Nessun commento:
Posta un commento