“The Silent Sea” è una serie tv di genere distopico/sci-fi ambientata sulla Luna.
Anche se vanta una trama un po’ derivativa e un cast di personaggi tutt’altro che indimenticabili,
la ritengo un prodotto di
intrattenimento di tutto rispetto: gli effetti
speciali sono notevoli, i colpi di
scena abbondano, e i momenti di
tensione non tardano a catturare l’attenzione dello spettatore...
La trama
In un imminente futuro
catastrofico, la Terra sta cercando di affrontare la più grande carenza d’acqua che il genere umano
abbia mai sperimentato.
Per cercare di ovviare al problema, il governo sudcoreano ha deciso di razionare il prezioso liquido, ma ovviamente la distribuzione
avviene su basi di profonda ingiustizia
sociale: ciò vuol dire che i ricchi e i potenti si ritrovano a “godersi”
più acqua di quanta le loro famiglie possano sperare di consumare, mentre le
persone comuni devono accontentarsi di qualche sorso al giorno.
Alla dottoressa Song
(l’inconfondibile Bae Doo-na di “Sense8”)
i tumulti del mondo non sembrano poi così importanti.
Forse perché sta ancora cercando di superare il lutto dovuto alla perdita dell’amata
sorella, una ricercatrice scomparsa in circostanze poco chiare.
Le giornate della dottoressa si trascinano in un vortice di grigia amarezza... quando ecco piombare
nel suo laboratorio un rappresentante del governo!
L’uomo si presenta “armato” di una proposta impossibile da rifiutare: l’invito a unirsi a una spedizione spaziale diretta sulla Luna,
con l’incarico di recuperare un prezioso
campione da un edificio di ricerca caduto in rovina.
Un campione che, forse, potrebbe rappresentare la chiave per
la salvezza del genere umano nella
sua interezza.
In quest’occasione, però, la dottoressa Song intravede
soprattutto una possibilità di raccogliere
informazioni sulla morte della sorella; la donna accetta quindi di partire
insieme all’equipaggio guidato dal coraggioso capitano Han Yoon (Gong Yoo).
Una volta arrivati sul satellite, gli scienziati vengono tuttavia
travolti da un vortice di incidenti, intrighi
e sabotaggi senza precedenti...
Ma non è tutto.
Domande senza risposta continuano a impilarsi come i detriti
alla base di una valanga.
Da dove arriva, ad esempio, il terribile virus che sta seriamente rischiando di mettere a repentaglio la sopravvivenza della squadra?
Perché il governo continua a inviare al comandante una serie
di ordini poco chiari?
E chi è il misterioso
superstite che si aggira per i corridoi deserti della base lunare?
Il Mare della (non) Tranquillità
“The Silent Sea”
prende in prestito una dozzina di elementi tratti da altrettante pellicole e
serie tv di fantascienza, da “Alien” a “Moon”, passando per “Sunshine”
e “Gravity”.
Se amate il genere, è probabile che la serie riesca a divertirvi, forse perfino a emozionarvi.
Personalmente, ho trovato un po’ noiosi gli
episodi centrali (diciamo dal terzo al quinto), e incredibilmente coinvolgenti gli ultimi due o tre.
Il problema principale, secondo me, è che la sceneggiatura
si rifiuta di imboccare una direzione
precisa, limitandosi a tirare dentro un po’ di questo e un po’ di quello. Distopia
ambientale, dramma sociale, survival horror... per non parlare di una
sottotrama alla “24” e di un paio di vistosi riferimenti al “Serenity”
di Joss Whedon!
C’è da dire che il connubio,
per quanto improbabile, tende a funzionare
più spesso di quanto non faccia cilecca.
Dopotutto, l’ambientazione
claustrofobica riesce a evocare una considerevole dose di suspense, e il comparto degli effetti speciali riesce a sostenere le esigenze
narrative in maniera sorprendente efficace.
Purtroppo, nello sforzo disperato di riuscire a stabilire un’autentica
connessione empatica fra i suoi
personaggi e i suoi spettatori, “The
Silent Sea” tende anche a cadere nell’onnipresente trappola del flashback (in questo caso, del tutto inutili) e dell’esagerato
livello di attenzione prestata a un gruppo di comprimari simpatici, ma tutto
sommato intercambiabili.
Una mossa abbastanza controproducente,
dal momento che, a conti fatti, la serie di Netflix riesce a brillare
soprattutto nei suoi momenti più fracassoni.
Di fatto, ogni volta che il focus tende a spostarsi dagli avvenimenti all’impatto
psicologico che quegli eventi hanno il potere di esercitare sui
personaggi (soprattutto i secondari), all’interno della serie comincia a
subentrare un fattore di innegabile
letargia...
Il futuro, forse...
Nonostante i suoi difetti, “The Silent Sea” resta, secondo me, uno dei prodotti più interessanti rilasciati su Netflix di recente.
Sarà anche un po’ lento, a tratti, ma la solidità dei suoi cliffhanger e la “confortevole”
familiarità della sua (angosciante)
atmosfera contribuiscono a renderlo un appuntamento
imperdibile per tutti i fan dell’horror
e delle space opera.
Il finale, di per
sé, garantisce un’esperienza di visione soddisfacente
e appagante.
Ci sarà una seconda
stagione? Fra i bene informati circola già qualche voce, ma, per quanto mi
riguarda, al momento confesso di non sentirne una smodata esigenza.
La storia, per il momento, funziona benissimo sulle sue
gambe.
Odierei vedere questa qualità sacrificata sull’altare di un percorso
di serializzazione forzato; per cui mi auguro che i produttori, in caso di
rinnovo, riescano a estrapolare nuove idee da una premessa che, per il momento,
sembra aver fruttato già tutto quello che poteva, e anche di più!
L'ho trovata una serie molto carina, godibile, anche se parte del mio interesse era dovuto ad alcuni membri del cast che ho avuto modo di apprezzare altrove.
RispondiEliminaNon capisco però perché doppiare questa è lasciare l'ottima Kingdom in originale coi sottotitoli.
Io ho visto entrambe con i sottotitoli, a dire il vero... però concordo con te: "Kingdom" è piaciuto moooolto di più anche a me, quindi avrebbe senz'altro meritato il doppiaggio! *___*
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