giovedì 13 gennaio 2022

"The Silent Sea": la recensione della serie tv disponibile su Netflix

The Silent Sea” è una serie tv di genere distopico/sci-fi ambientata sulla Luna.

Anche se vanta una trama un po’ derivativa e un cast di personaggi tutt’altro che indimenticabili, la ritengo un prodotto di intrattenimento di tutto rispetto: gli effetti speciali sono notevoli, i colpi di scena abbondano, e i momenti di tensione non tardano a catturare l’attenzione dello spettatore...

 

 




La trama

In un imminente futuro catastrofico, la Terra sta cercando di affrontare la più grande carenza d’acqua che il genere umano abbia mai sperimentato.

Per cercare di ovviare al problema, il governo sudcoreano ha deciso di razionare il prezioso liquido, ma ovviamente la distribuzione avviene su basi di profonda ingiustizia sociale: ciò vuol dire che i ricchi e i potenti si ritrovano a “godersi” più acqua di quanta le loro famiglie possano sperare di consumare, mentre le persone comuni devono accontentarsi di qualche sorso al giorno.

Alla dottoressa Song (l’inconfondibile Bae Doo-na di “Sense8”) i tumulti del mondo non sembrano poi così importanti.

Forse perché sta ancora cercando di superare il lutto dovuto alla perdita dell’amata sorella, una ricercatrice scomparsa in circostanze poco chiare.

Le giornate della dottoressa si trascinano in un vortice di grigia amarezza... quando ecco piombare nel suo laboratorio un rappresentante del governo!

L’uomo si presenta “armato” di una proposta impossibile da rifiutare: l’invito a unirsi a una spedizione spaziale diretta sulla Luna, con l’incarico di recuperare un prezioso campione da un edificio di ricerca caduto in rovina.

Un campione che, forse, potrebbe rappresentare la chiave per la salvezza del genere umano nella sua interezza.

In quest’occasione, però, la dottoressa Song intravede soprattutto una possibilità di raccogliere informazioni sulla morte della sorella; la donna accetta quindi di partire insieme all’equipaggio guidato dal coraggioso capitano Han Yoon (Gong Yoo).

Una volta arrivati sul satellite, gli scienziati vengono tuttavia travolti da un vortice di incidenti, intrighi e sabotaggi senza precedenti...

Ma non è tutto.

Domande senza risposta continuano a impilarsi come i detriti alla base di una valanga.

Da dove arriva, ad esempio, il terribile virus che sta seriamente rischiando di mettere a repentaglio la sopravvivenza della squadra?

Perché il governo continua a inviare al comandante una serie di ordini poco chiari?

E chi è il misterioso superstite che si aggira per i corridoi deserti della base lunare?

 

Il Mare della (non) Tranquillità

The Silent Sea” prende in prestito una dozzina di elementi tratti da altrettante pellicole e serie tv di fantascienza, da “Alien” a “Moon”, passando per “Sunshine” e “Gravity”.

Se amate il genere, è probabile che la serie riesca a divertirvi, forse perfino a emozionarvi. Personalmente, ho trovato un po’ noiosi gli episodi centrali (diciamo dal terzo al quinto), e incredibilmente coinvolgenti gli ultimi due o tre.

Il problema principale, secondo me, è che la sceneggiatura si rifiuta di imboccare una direzione precisa, limitandosi a tirare dentro un po’ di questo e un po’ di quello. Distopia ambientale, dramma sociale, survival horror... per non parlare di una sottotrama alla “24” e di un paio di vistosi riferimenti al “Serenity” di Joss Whedon!

C’è da dire che il connubio, per quanto improbabile, tende a funzionare più spesso di quanto non faccia cilecca.

Dopotutto, l’ambientazione claustrofobica riesce a evocare una considerevole dose di suspense, e il comparto degli effetti speciali riesce a sostenere le esigenze narrative in maniera sorprendente efficace.

Purtroppo, nello sforzo disperato di riuscire a stabilire un’autentica connessione empatica fra i suoi personaggi e i suoi spettatori, “The Silent Sea” tende anche a cadere nell’onnipresente trappola del flashback (in questo caso, del tutto inutili) e dell’esagerato livello di attenzione prestata a un gruppo di comprimari simpatici, ma tutto sommato intercambiabili.

Una mossa abbastanza controproducente, dal momento che, a conti fatti, la serie di Netflix riesce a brillare soprattutto nei suoi momenti più fracassoni. Di fatto, ogni volta che il focus tende a spostarsi dagli avvenimenti all’impatto psicologico che quegli eventi hanno il potere di esercitare sui personaggi (soprattutto i secondari), all’interno della serie comincia a subentrare un fattore di innegabile letargia...

 

Il futuro, forse...

Nonostante i suoi difetti, “The Silent Sea” resta, secondo me, uno dei prodotti più interessanti rilasciati su Netflix di recente.

Sarà anche un po’ lento, a tratti, ma la solidità dei suoi cliffhanger e la “confortevole” familiarità della sua (angosciante) atmosfera contribuiscono a renderlo un appuntamento imperdibile per tutti i fan dell’horror e delle space opera.

Il finale, di per sé, garantisce un’esperienza di visione soddisfacente e appagante.

Ci sarà una seconda stagione? Fra i bene informati circola già qualche voce, ma, per quanto mi riguarda, al momento confesso di non sentirne una smodata esigenza.

La storia, per il momento, funziona benissimo sulle sue gambe.

Odierei vedere questa qualità sacrificata sull’altare di un percorso di serializzazione forzato; per cui mi auguro che i produttori, in caso di rinnovo, riescano a estrapolare nuove idee da una premessa che, per il momento, sembra aver fruttato già tutto quello che poteva, e anche di più!



2 commenti:

  1. L'ho trovata una serie molto carina, godibile, anche se parte del mio interesse era dovuto ad alcuni membri del cast che ho avuto modo di apprezzare altrove.
    Non capisco però perché doppiare questa è lasciare l'ottima Kingdom in originale coi sottotitoli.

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    Risposte
    1. Io ho visto entrambe con i sottotitoli, a dire il vero... però concordo con te: "Kingdom" è piaciuto moooolto di più anche a me, quindi avrebbe senz'altro meritato il doppiaggio! *___*

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