venerdì 23 dicembre 2011
Recensione: I diari della falena
"I diari della falena" forse si proponeva di diventare una specie di versione "aggiornata" del celebre (e splendido) romanzo breve "Carmilla", di Sheridan Le Fanu.
Uso i termini "forse" e "proponeva" perché, per quanto i riferimenti all'immortale classico della lettaratura gotica siano abbondanti ed evidenti, sia a livello di costruzione della trama e delle atmosfere sia per quanto riguarda la figura dell'inquietante vampira co-protagonista della storia (per non parlare della quantità di citazioni tratte da "Carmilla" e da numerose altre opere letterarie contenute all'interno de "I diari"), il romanzo della Klein mi ha tutt'altro che convinto.
Le premesse erano senz'altro interessante. Esplorare la psiche collettiva e individuale di un gruppo di sedicenni, studentesse di collegio, attraverso lo sguardo morboso e straniante di una ragazza segnata dal trauma causato dal suicidio del padre.
Cercare di sondare le paure, le debolezze, i punti di forza, gli incubi e le ossessioni ricorrenti di questo piccolo "branco" di collegiali, narrando la storia di una creatura diversa, tormentata e solitaria: la nuova arrivata a scuola Ernessa.
Il risultato ottenuto, per quanto mi riguarda, è stato molto al di sotto delle aspettative, ma forse, chissà, solo perché la trama mi aveva lasciato sperare in qualcosa di un pò più coraggioso e meno banale.
Il mio coinvolgimento emotivo, per tutta la durata della lettura, è stato pari a zero. La narratrice, una figura di un'antipatia e di un'ipocrisia fuori dal comune, si perde troppo spesso in filosofiche dissertazioni sul senso generale della vita e della morte, perdendo il filo del racconto e allontando sovente il fulcro della narrazione da ciò che veramente sarebbe stato interssante osservare (Ernessa, in primis; il suo rapporto con Lucy, il suo rapporto con chiunque altro all'interno della scuola... se sono arrivata in fondo al libro, è stato per scoprire cosa sarebbe accaduto a Ernessa, non certo perché mi importasse qualcosa della repressissima e angosciante narratrice...)
"I diari della falena" è un libro che mi ha fatto venire in mente, per varie ragioni, un bellissimo film di qualche anno fa, "Fight club".
Senza spoilerare nulla a proposito di quella pellicola, vi dico solo che, nella mia interpretazione, il rapporto che c'è fra Ernessa e la narratrice è lo stesso che si veniva a creare nel film fra i personaggi di Brad Pitt e di Edward Norton.
Ernessa rappresenta tutto ciò che la narratrice vorrebbe disperatamente essere, ma non sarà mai. Ernessa vuole tutte le cose che la narratrice vorrebbe disperatamente riuscire a ottenere per sé, ma che non ha il coraggio di prendersi.
Ernessa suona il piano meglio di lei, senza alcuno sforzo apparente. E' più colta e più tragica, più morbosa e più libera. Le due hanno un passato affine, condividono una somiglianza fisica quasi impressionante... e anche alcune passioni, mi sentirei di aggiungere.
Ernessa non teme di dare libero sfogo ai propri appetiti, non teme il giudizio altrui e, proprio per questo, non teme neanche di arrivare a conquistare ciò che in nessun modo la patetica narratrice del romanzo riesce ad ammettere di volere più di qualunque altra cosa: Lucy.
La componente psicologica, insomma, insieme alla struttura morboso-allucinata del diario, costituisce senz'altro il punto di forza del libro.
Il quale tuttavia non è bastato a salvarmi in più punti da una sensazione di torpore e insonnolimento genarale, causato da digressioni e ridondanti insistenze sempre sugli stessi tre, quattro punti.
Insomma, per concludere, attribuirò una sufficienza piena a "I diari della falena", perché è scritto dignitosamente e ha se non altro l'ambizione di provare a puntare più in alto rispetto alla maggior parte dei romanzi appartenenti al filone "vampirico" che circolano in libreria in questo momento... Ma non è un libro che mia sia piaciuto molto, sinceramente, e di sicuro è una storia che mi lasciato con un senso di amara delusione in fondo al palato.
Giudizione personale: 6/10
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