Salem - Prima e Seconda Stagione

La mia storia d'amore con la serie tv "Salem" ha origini un po' controverse.
Tanto per cominciare, non si è affatto trattato del frutto di un cosiddetto "colpo di fulmine", anzi...
Prima di riuscire ad appassionarmi alle morbose e luciferine trame ideate da Brannon Braga e Adam Simon ho speso parecchie energie imprecando come una pazza, rabbrividendo al cospetto di alcune scene particolarmente "dure" da digerire, e provando persino un paio di momenti di disgusto abbastanza intensi da sconfinare in un autentico senso di repulsione.

Il primo impatto, infatti, lasciate che ve lo dica, ha rappresentato per la sottoscritta una sorta di diabolica doccia fredda.
Nel telefilm targato WGN America, Salem è la città del Male, un isolato insediamento del Massachusetts tenuto in scacco da una congrega di donne e uomini dotati di poteri magici, gli spregiudicati adoratori di un antico e oscuro dio pagano, comunemente identificato con il diavolo.
Streghe e stregoni decidono quindi di servirsi dell'ipocrisia e del bigottismo dei benpensanti a mo' di letalissima arma da rivolgere contro i loro nemici giurati, i puritani.

Le prime sequenze del telefilm sono un autentico pugno nello stomaco, secondo me: violente, cupe, ambigue e dense di una fortissima carica emotiva, non mirano ad altro che a scioccare e a sconvolgere.
La sinossi ufficiale, tenete presente, riporta i nomi di Janet Montgomery e di  Shane West come se i personaggi da loro interpretati (l'implacabile Regina delle streghe Mary Sibley e il soldato/improbabile  cacciatore di streghe John Alden) svolgessero ruoli parimenti importanti ai fini della trama.
In realtà non è così: la Montgomery, infatti, domina la scena e scandisce il ritmo stesso della serie con le sue performance intense e appassionate, dividendosi la scena con i colleghi in maniera imparziale, mentre West si distingue più che altro per il fatto di costituire l'interesse romantico principale di un personaggio che, di per sé, rappresenta semplicemente il cuore e l'anima (neri come l'ala di un corvo, si intende...) della storia.

Parte dei miei problemi iniziali, le difficoltà ad affezionarmi alla serie, avevano a che fare proprio con la mia innegabile antipatia nei confronti di Mary, a dire il vero.
Trovo che la Montgomery sia un'attrice eccellente, e ritengo che il direttore del casting di "Salem" abbia imbroccato la scelta più azzeccata e benedetta della sua carriera, nel momento in cui ha deciso di affidare a lei la parte della protagonista: fisico minuto e occhi scuri come la notte, una carnagione del colore del latte e una presenza scenica assolutamente magnetica, irresistibile, la Montgomery è secondo me una star fatta e finita, e merita tutto il successo che (mi auguro) riuscirà a raggiungere in futuro grazie alla validissima prova offerta in questo show.

La sua Mary, tuttavia,  non è certo nata per guadagnarsi le simpatie del pubblico... anzi.
Ho trovato particolarmente difficile digerire i suoi atteggiamenti nell'arco della prima stagione, la sua indole da primadonna a tutti i costi e l'istinto predatorio che la spinge a distribuire sofferenze indiscriminate a destra e a manca, pur di raggiungere i suoi loschi scopi.
Dal sesto o settimo episodio in poi, tuttavia, con l'entrata in scena dell'Inquisitore Increase Mather (Stephen Lang) e l'evolversi della psicologia di alcuni personaggi (in breve destinati a confermarsi come i miei preferiti), le cose hanno preso a farsi progressivamente sempre più interessanti e coinvolgenti.
Cotton (Seth Gabel), Tituba (Ashley Madekwe), Anne ( Tamzin Merchant) e Mercy (Elise Eberle): le maggiori sorprese e soddisfazioni provengono proprio da loro, secondo me; la storia d'amore tormentata fra Mary e John mi è venuta a noia in fretta, difatti, e sono state piuttosto le macchinazioni incessanti architettate dalla misteriosa schiava , i dubbi esistenziali e le sbronze colossali di Cotton, i vaneggiamenti e la crudeltà di Marcy e l'incredibile metamorfosi di Anne (da angelo del focolare a principessa delle tenebre in dieci episodi) a tenermi con gli occhi incollati allo schermo!

La seconda stagione, dal canto suo, ha portato con se' parecchie novità interessanti; a cominciare dall'entrata in scena di due nuovi "villain" d'eccezione, la sanguinaria contessa Marburg (Lucy Lawless) e suo figlio Sebastian (Joe Doyle), i quali riescono, in breve tempo, a portare un po' di sano scompiglio e a scatenare a Salem una diabolica "guerra fra streghe".
Gli sviluppi del conflitto si rivelano interessanti in più di un senso, e aprono la strada a parecchi spunti e filoni narrativi accattivanti.
Oltre ai tanti lati positivi, tuttavia, i nuovi episodi hanno anche comportato un sorprendente appiattimento del personaggio di John (ormai più superfluo e inutile che mai, a parer mio) e l'arrivo a Salem di John Jr (alias colui che fra me e me ho già ribattezzato "lo Stupido Bamboccio Diabolico", o anche "il Piccolo Edipo con la Faccia da Schiaffi", a seconda dei giorni).

Il finale di stagione non mi ha convinto del tutto , ma sospetto che sia accaduto soprattutto per via di una serie di motivazioni di ordine squisitamente personale, più che per colpa di un'autentica caduta di stile: con le sorti di così tanti dei miei beniamini a repentaglio, e un paio di svolte che hanno drasticamente mutato gli equilibri della guerra magica, non posso certo dire di essere rimasta entusiasta... anche se ammetto di aver trovato nella sequenza dell'esorcismo e in quella della discesa di Mary nel regno silvano degli Anziani due momenti particolarmente divertenti e ben riusciti.

Chiudo solo per citare, a questo punto, lo spettacolare contributo alla colonna sonora che Maryl Manson e Tyler Bates hanno dedicato alla serie: "Cupid Carries a Gun" è infatti uno di quei pezzi che difficilmente riescono ad uscirti dalla testa dopo averli ascoltati anche soltanto una volta... anche perché si abbina ai temi, e alle cupe atmosfere del telefilm, praticamente alla perfezione!