venerdì 23 ottobre 2015

Recensioni: "Beasts of no Nation", "Into the Woods", "Midwinter of the Spirit", "Maps to the Stars" (film)


- Beasts of no Nation 





 "Il film si basa sull'acclamatissimo romanzo dell'autore nigeriano Uzodinma Iweala, e racconta l'avvincente storia di Agu, un bambino soldato strappato alla sua famiglia per combattere nella guerra civile di un paese africano."









 Primissimo film visto su netflix (che è una delle grandi meraviglie del ventunesimo secolo, nel caso in cui ve lo foste chiesti..), prima piccola perla da celebrare.
"Beasts of no nation", di Cary Joji Fukunaga, è riuscito a far parlare molto di sè nel corso dei mesi passati: un pò a causa della tematica forte e "scottante" che propone, un pò a causa dell'insolita modalità di distribuzione che lo contraddistingue, e un pò anche perchè l'omino dietro la macchina da presa è lo stesso dell'acclamata serie tv "True Detective".
Il regista, ad ogni modo, riesce a offrire con questo film due ore di visione intensa e straniante, ripercorrendo gli eventi salienti nella breve vita di Agu (Abraham Attah), piccolo boy-soldier del continente africano.
Il ragazzino, un orfano di guerra dall'indole birichina e innocente, verrà plasmato dal Comandante (Idris Elba, il Guardiano Heimdall della saga di Thor...) e trasformato quindi nella perfetta macchina per uccidere; il cambiamento si svolge lentamente davanti al nostro sguardo inebetito, mentre il film ci offre il ritratto di una mente disturbata, una bestia assassina intenta a esecuzioni, abusi e razzie dall'età anagrafica di otto o nove anni, senza peraltro che questa metamorfosi si riveli di una tacca meno atroce o agghiacciante.
Vi dirò, si è fatto un gran parlare dell'abilità recitativa dimostrata da Elba in "Beasts of no nation", e di fatto l'attore offre una prova straordinaria, una delle migliori della sua carriera; ma l'autentico fenomeno per me resta proprio il giovanissimo Attah.
 Il ragazzo, infatti, ha carisma da vendere; riesce a comunicare con lo spettatore attraverso un semplice sguardo, un piccolo gesto, e a stabilire un legame empatico in grado di trasmettere il messaggio lanciato dal film in maniera ancora più efficacie e dolorosa.
Funaga ha inoltre deciso di girare il suo film in maniera secca e decisa, senza lesinare a noi spettatori dettagli macabri e scorci di ordinaria follia, ma rifiutando anche, per fortuna, di sguazzare compiaciuto al cospetto delle numerose scene di violenza.
Una decisione che, stranamente, non fa altro che rendere il suo "Beasts  of no nations" un pugno nello stomaco ancora più difficile da cui riprendersi...

Giudizio personale: 8.0/10



- Into the Woods


 "Il film Disney Into the Woods è una rivisitazione in chiave moderna delle più amate fiabe dei fratelli Grimm, in cui si intrecciano le trame di alcuni racconti, per esplorare le conseguenze delle avventure e dei desideri dei personaggi. Questo musical intenso e ricco di umorismo rivisita le fiabe classiche di Cenerentola (Anna Kendrick), Cappuccetto Rosso (Lilla Crawford), Jack e il fagiolo magico (Daniel Huttlestone) e Raperonzolo (MacKenzie Mauzy), unendole tra loro tramite una vicenda del tutto nuova incentrata su un panettiere e sua moglie (James Corden ed Emily Blunt), sul loro desiderio di formare una famiglia e sul rapporto con la strega (Meryl Streep) che ha gettato su di loro un maleficio"




 Sapevo che le reazioni del pubblico alle prime proiezioni di "Into The Woods" erano state tiepidine, eppure devo confessare la verità, non mi aspettavo un film così sconclusionato e deludente.
Voglio dire, ma quanto ti  ci devi impegnare per realizzare un completo obbrobrio, quando hai a disposizione un cast di grandi stelle internazionali capitanato da Meryl Streep in persona, un budget da sogno e il supporto di tutte le grandi fiabe classica della letteratura a farti da canovaccio?
Parecchio, secondo me; eppure Rob Marshall (l'acclamato regista premio Oscar di "Chicago") ci riesce alla perfezione, consegnando alle generazioni future il musical disneyano più insulso, scialbo e musicalmente insignificante di tutti i tempi.
La colonna sonora di "Into the Woods" è infatti, a parer mio, talmente anonima da farti salire le lacrime agli occhi. Alcuni pezzi, ben lungi dall'essere anche solo remotamente orecchiabili, li ho trovati un'autentica agonia.
Come se non bastasse, ho trovato i personaggi patetici, piatti e spenti; sto pensando al pingue Fornaio (James Corden) e all'indecisa Cenerentola (Anna Kendrick), ma a onor del vero persino la strega di Meryl Streep  e la moglie del panettiere interpretata da Emily Blunt sono riuscite a scatenarmi un'emicrania piuttosto forte.
Su presenze imbarazzanti quali quella di Rapunzel (Mackenzie Mauzy), o del tanto decantato Lupo di Johnny Depp preferisco proprio stendere un velo pietoso, invece, che forse è meglio.
Marshall sembra, insomma, aver dimenticato che un'inutile accozaglia di sequenze, seppur visivamente accattivanti, non basta di per sè a fare una trama.
Costumi e scenografie sono grandiosi, d'accordo; peccato che non sia sufficiente una combinazione di questi due elementi per dare i natali a un film decente.

Giudizio personale: 4.0/10


- Midwinter of the Spirits 






"Midwinter of the Spirit segue la storia di Merrily Watkins, una delle poche sacerdotesse donna che si occupa di esorcismi nel Regno Unito. Un terribile omicidio viene commesso nel suo paese, e la polizia si reca da lei per chiedere aiuto."







 "Midwinter of the Spirit", che da alcuni critici è stata definita, all'estero, come "un quotidiano racconto di esorcismi", è una miniserie britannica in tre episodi, basata sui romanzi di Phil Rickman.
Benchè la premessa sia abbastanza ordinaria (una vedova caparbia e determinata, una delle poche sacerdotesse inglesi autorizzate a praticare il rito dell'esorcismo,  viene convocata in questa piccola città della provincia in cui hanno capitato ad accadere tanti fatti strani...), devo confessare che, nei suoi sviluppi, la storia è davvero riuscita a colpirmi.
Senza avvalersi di chissà quali incredibili effetti speciali, infatti, regista e sceneggiatori riescono a raccontare una storia inquietante, affascinante e intricata, che coinvolge apparizioni, drammi personali, fantasmi del passato e abominevoli pratiche perpetuate da un sadico culto satanico.
L'attrice protagonista, Anna Maxwell Martin (già intravista nel commovente "Philomena") , è semplicemente perfetta nei panni della tormentata "liberatrice di anime" Merrily, mentre David Threlfall risulta fantastico nelle vesti del suo burbero e severo mentore Huw Owen.
Le uniche note stonate, a mio avviso, sono date dalla presenza in scena del personaggio della figlia di Merrily, Jane, una che strangoleresti voletieri ancor prima che si sia arrivati alla fine del secondo episodio, e il fatto che la storia si sarebbe prestata meglio, secondo me, a uno sviluppo graduale da approfondire nell'arco di una stagione "regolare".
Mi è comunque venuta una certa voglia di leggere i libri (che, chiaramente, in italiano non sono disponibili...), anche se spero, che in futuro, la produzione di un'eventuale mini-serie sequel non possa rivelarsi fuori questione...

 Giudizio personale: 7.0/10


- Maps to the Stars 


"La famiglia Weiss si sta facendo strada nella assolata California del sud, tra soldi, sogni, fama, invidie, desiderio ed implacabili fantasmi. Sanford Weiss è un famoso terapista televisivo con una lunga lista di clienti molto famosi, sua moglie Cristina Weiss si occupa della carriera del figlio 13enne, star della televisione. La coppia ha un'altra figlia, Agatha: a insaputa di tutti è appena tornata in città, misteriosamente sfregiata. Agatha stringe amicizia con un autista di limousine e diventa l'assistente personale di Havana Segrand, un'attrice ossessionata nel voler interpretare il ruolo che fu della madre nel remake di un grande film del passato. Il fantasma della madre, morta in un incendio, continua a turbare la sua vita. Agatha è alla ricerca di redenzione e anche in questo regno dell'artificiale, dell'ultraterreno e della finzione, è determinata a trovarla. A qualunque costo."


 Per fare il verso a ciò che viene detto a uno dei personaggi di "Maps to the Stars"...  il regista David Cronenberg è uno che ha sempre fatto dei film un po' strani.
Applauditi finchè si vuole, certo, ma strani.
Questa sua ultima fatica cinematografica non fa eccezione.
Anzi.
Quello che non mi aspettavo, però, era che "Maps to the Stars" sarebbe stato anche un film cattivo - e intendo usare questo aggettivo nel senso di spietato, impietoso, brutale.
La storia e i personaggi riescono a comunicarti, come sempre, un senso di inquietudine abbastanza marcato.
Ci troviamo a Hollywood, nel cuore dorato della Mecca del cinema... eppure, a ben guardare, sembra proprio di ammirare un pianeta completamente differente; un paesaggio sterile e desolato quanto una pianura marziana, uno in cui gentilezza e pietá non sono mai arrivati a controbilanciare le violente debolezze e le oscure meschinità degli uomini.
Il cast si adegua bene a questo clima di surreale irrealtà, certo; il personaggio di John Cusack, ad esempio, bianco come un fantasma e con gli occhi neri che fissano davanti a sè come se fosse in grado di scorgere il mostro che si nasconde sotto la pelle della gente, sembra balzato fuori direttamente da un film di David Lynch.
Ma è soprattutto la storia di Avana, credo, interpretata da una Julianne Moore immensa, che riesce perfino a superare se stessa, a rimanere impressa alla fine della visione.
Eccellenti interpretazioni a parte, la verità è che ho trovato tutto ciò che riguarda "Maps to the Stars" un po' troppo "estremo" e premeditato.
Se quello che Cronenberg si proponeva di fare era sbalordirci e sferrarci un paio di pugni nello stomaco, d'accordo, ha sicuramente avuto successo nell' obiettivo... ma, a onor del vero, alla fine della fiera non so proprio cosa dovrei estrapolare dalla visione di questo film.
Mi ha trasmesso amarezza, rabbia e tristezza, e mi ha introdotto in questo mondo sordido, squallido, ingannevole,contaminato da incendi, abusi e violenza.
Ma, al di là dello schock... dov'è che si va a parare con questo film, esattamente?
A meno che l'unico e vero obiettivo del regista fosse quello di scatenare nello spettatore un senso di nausea e disperazione crescente.
Hollywood, dal punto di vista di Cronenberg, sarà insomma anche un mondo folle, un circo degli orrori in cui persino gli eccentrici degenerano in fretta e si trasformano in pericolosi fenomeni da baraccone... ma non è il posto in cui vive la gente reale, o almeno, non è così che la percepisco io.
Là dove viviamo noi, di tanto in tanto riesce ancora a filtrare un pò di luce.
Se le star hollywoodiane ne desiderano un assaggio, mi viene da dire alla fine di questo film...  non hanno che da scendere dal piedistallo e rinunciare a un po' di lusso per venire a vedere come si vive per davvero.

Giudizio personale: 5.0/10



11 commenti:

  1. A me l'ultimo Cronenberg, invece, è piaciuto particolarmente.
    Concordo sul brutto Into the Woods, in cui salvo solo la solita grande Streep, e non vedo l'ora di vedere il primo, acclamatissimo a Venezia. ;)

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    1. "Maps to the stars" mi ha fatto un effetto veramente strano: da una parte ho trovato le interpretazioni straordinarie, dall'altra sono rimasta pure affascinata dalle atmosfere oniriche e surreali... e da un'altra ancora, non ci ho capito veramente niente! XD
      "Beasts of no nation" mi ha commosso davvero tanto, spero che ti piacerà! ^___^

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  2. Davvero non ti è piaciuto Into the woods? :/ io non l'ho ancora visto ma essendoci molti attori che mi piacciono avevo le aspettative alte xD sicuramente lo guarderò lo stesso... anche solo per rifarmi gli occhi con Chris Pine :P poi ti farò sapere!

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    1. Chris Pine... il suo ruolo in questo film è troppo comico, effettivamente mi ha fatto ridere tantissimo! :P
      Vedrai, vedrai! ;D
      Purtroppo mi aspettavo di più, non posso negarlo, soprattutto perché adoro i musical! :(

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  3. ieri come primo netflix poi ho visto winter on fire :-) quindi il film di Fukunaga lo vedrò prossimamente, per into the woods completamente d'accordo, per l'ultimo Cronnie Eresia !! :-)

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    1. Oh, "Winter on Fire"... com'è?
      Pensa che io ne ignoravo completamente l'esistenza, accidenti... quasi quasi me lo guardo anch'io, però! Appena finisco con la mia maratona di episodi di "Penny Dreadful"! :P

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  4. Into the wood inizialmente mi incuriosiva, ma poi ho iniziato a leggere recensioni non molto entusiaste e mi è un po' passata la voglia. Anzi, da quello che ho letto non credo proprio possa piacermi e_e

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    1. Purtroppo, l'ho trovato molto deludente anch'io... e pensa che a me i musical piacciono da impazzire, di solito li trovo così divertenti e colorati! :(

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  5. Ogni volta che vengo qui mi rianimo adoro questa grafica tutta mangosa *_*

    Anche io come te la penso allo stesso modo su Into the Woods la trama è bella e le basi per realizzare un film all'avanguardia c'erano pensa che ero tutta entusiasta nel vederlo infatti no vedevo l'ora ma poi alla fine l'ho trovato sciatto e scadente e poi a Jonnino mio gli avrei dato una parte migliore del lupo ù.ù quella proprio non gli si addice

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    1. Infatti: resta in scena per cinque minuti, giusto il tempo di una canzone (bruttina) e di una simpatica (ma prevedibile) gag nei panni della nonnina...
      Insomma, sono solo contenta di non essermi scomodata per andare a vederlo al cinema! :P
      PS: grazie... sono contenta che la grafica del blogghino ti piaccia, io la adoro alquanto! *____*

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  6. Oh, Julianne Moore era assolutamente da Oscar in questo film, su questo mi trovi pienamente d'accordo! Un ruolo molto più complesso e stratificato di quello interpretato in "Still Alice", se vogliamo (sia chiaro, era grandiosa anche lì... ma quando mai non lo è?!).
    Avrei fatto meglio a guardarlo in lingua originale, dici? Accidenti... avrei voluto saperlo prima! :(
    Magari un giorno lo riguarderò...

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