domenica 4 ottobre 2015

Recensioni: "Honeymoon", "Stockholm, Pennsylvania", "Liberaci dal Male", "Paddington" (film)


- Honeymoon



"La giovane coppia di neosposi Paul e Bea decide di passare una rilassante luna di miele in una cabina nel bosco. Una notte, poco dopo l’arrivo, Paul trova Bea vagante e disorientata nel bosco. Nei giorni seguenti, Bea diventa sempre più distante e assume strani comportamenti, facendo sospettare a Paul che qualcosa di più sinistro del sonnambulismo sia successo quella notte."







Penso di aver sentito parlare solo male di "Honeymoon", film horror dell'esordiente  Leigh Janiak distribuito in home-video per il mercato italiano dalla Koch Media (la quale, detto per inciso, rilascia delle edizioni bluray da capogiro...).
Fatta eccezione per la bella recensione pubblicata su Cinepillole  un paio di giorni fa, e pochissimi altri articoli disponibili in rete, gli spettatori si sono scatenati e hanno sparato a zero su questo piccolo film di genere horror/sci-fi.
Eppure mi sono intestardita e l'ho voluto vedere lo stesso, perché.... bé, ma perché a volte è proprio così che sono fatta, naturalmente!
Che cosa posso dire a mia discolpa?
Tenete i pomodori a portata di mano e preparatevi a lanciarli, la verità è che a me "Honeymoon" è anche piaciuto.
E' più forte di me: non riesco a condannare in toto film che si sforzano così tanto di riuscire a raccontare una storia. Il discorso vale ancora di più se applicato a un film di genere, per difettoso e imperfetto che possa essere.
Il simbolismo alla base di "Honeymoon" può risultare piuttosto grossolano e maldestro a tratti, d'accordo, ma la sceneggiatura riesce perlomeno a dimostrarsi abbastanza intelligente da indurti a porti due domande su quale potrebbe essere il vero significato del film, e direi che questo non è da poco.
C'è un mistero alla base dell'inquietante cambiamento avvenuto nella protagonista Bea (Rose Leslie, che ritroveremo presto in "The Last Witch Hunter"), enigma che non è del tutto scontato riuscire a identificare, e che in ogni caso è senz'altro riuscito a gettare me in un turbine di confusione e inquietudine strisciante.
Le prove fornite dai due attori principali (oltre alla Leslie, citiamo l'Harry Treadaway di "Penny Dreadful" nei panni dell'affettuoso e scombussolato marito Paul) sono molto solide. Non ottime, certo non da nomination agli Oscar, ma neppure scarse e agghiaccianti come quelle fornite da alcuni loro esimi colleghi da classico teen-horror movie.
E...
Bé, non penso di avere ancora tantissime alte frecce al mio arco, in difesa di "Honeymoon"; non se voglio cercare di convincervi a dare un'occhiata al film senza esporre la trama, o rischiare di scendere troppo nel dettaglio.
Mi limiterò pertanto a consigliarvi di guardarlo, in modo tale da farvi un'idea vostra.
Ho come l'impressione che non ve ne pentirete...

Giudizio personale: 6.8/10



- Stockholm, Pennsylvania




"Una giovane donna ritorna nella casa dei genitori biologici dopo avere vissuto per diciassette anni con chi l'ha rapita. Soffrirà molto per cercare di stabilire un legame con la famiglia che non ricorda di aver avuto, recuperare la sua identità e riuscire a sentirsi di nuovo a casa."









Parliamo ancora una volta di uno dei film presentati al Sundance di quest'anno, vale a dire quel "Stockholm, Pennsylvania" che è valso una candidatura ai Critics Choice Television Awards per Jason Isaacs e Cynthia Nixon nella categoria dedicata  rispettivamente al migliore attore e alla migliore attrice non protagonista.
Nella pellicola scritta e diretta da Nikole Beckwith, la Nixon interpreta una donna di mezza età la cui unica figlia, Leia, è stata rapita in tenera età da uno squilibrato che risponde al nome di Ben McKay (Isaacs, per l'appunto).
Costui ha tenuto segregata la piccola per anni in uno scantinato, crescendola come se fosse figlia sua e propinandole una serie di panzane circa quello che le insegna a riconoscere come "il mondo di fuori", cui a lei non è permesso accedere.
Vent'anni dopo, McKay viene scoperto e Leia (Saoirse Ronan) salvata dalle autorità e rispedita fra le amorevoli braccia dei genitori.
Se non fosse che la giovane non ricorda assolutamente nulla dei suoi primi anni di vita, e che soffre di un tragico caso di "sindrome di Stoccolma"...
Il film muove da queste drammatiche premesse per esplorare, con lentezza e pazienza, una tematica così scottante e tragica.
La sceneggiatura (molto intensa ed elaborata) si propone di mostrare nel dettaglio le conseguenze dell'impatto che il rapimento ha avuto (e continua ad avere) sulle vite di tutte le persone coinvolte, anche solo di striscio.
Marcy, per esempio, la madre della ragazza, è rimasta bloccata al giorno della scomparsa della piccola; vive congelata in un perpetuo presente fatto di dolore, rimorso, rimpianto e amarezza, e non riesce in alcun modo a concepire l'idea che il tempo per la figlia, nel nel bene o nel male, abbia continuato a scorrere anche in sua assenza.
La Nixon fornisce una prova molto buona, secondo me.
Con il volto scavato, l'incarnato giallognolo, il peso corporeo ridotto all'osso, fornisce l'immagine vivente del tormento indicibile che ha consumato il suo personaggio attraverso due decadi di senso di colpa e malessere.
Per la prima volta dal giorno in cui ha posato le scarpe sul fortunato set di "Sex and the City", insomma, la Nixon prova a recitare come Dio comanda anziché limitarsi ad ancheggiare in giro come un'ebete sui tacchi a spillo, e lo fa proprio bene, se volete la mia opinione.
Il risultato finale ricorda una specie di via di mezzo fra l'interpretazione fornita da Sissy Spacek in "In the bedroom" e Margherita Buy in.... oh, un qualsiasi film in cui piange/grida/smadonna/si strappa i capelli per la disperazione (in parole povere: tutti).
La Ronan tiene il passo, certo, ma in questo caso si rivela più brava a declamare le battute con la corretta intonazione, che non a trasmettere le appropriate sfumature emotive tramite la gestualità del corpo.
Ho inoltre apprezzato molto il finale di "Stockholm, Pennsylvania", devo dire, perché mi ha scioccato; mi ha fatto arrabbiare come non mai, e spinto a desiderare di lanciare qualcosa contro lo schermo, cosa che non mi succedeva da un po'.
Non credo comunque che la Beckwith avrebbe potuto gestire un materiale tanto spinoso e controverso con più delicatezza e sensibilità di così; il suo non sarà certo un film perfetto, ma ritengo comunque giusto rendere atto all'elevata qualità del tentativo.

Giudizio personale: 6.0/10


- Liberaci dal Male



"Ralph è un poliziotto di New York, cattolico, che mentre cerca di risolvere delle questioni personali si trova a dover investigare su una serie di crimini orribili e inspiegabili. Per cercare di dare una svolta alle indagini e per combattere le spaventose possessioni demoniache che stanno terrorizzando la città, Ralph chiede l’aiuto di un prete anticonvenzionale, specializzato in esorcismi."







I colpevoli fanno sempre in modo di tornare sulla scena del delitto, a quanto si dice, e lo stesso vale per molti registi hollywoodiani.
A 10 anni di distanza dal film che l'ha reso popolare, quel "The exorcism of Emily Rose" che ancora oggi è una gioia guardare, Scott Derrickson torna a parlare di ambigui preti esorcisti e di inquietanti possessioni demoniache.
"Liberaci dal Male" si basa infatti su "Beware the Night", libro di testimonianze paranormali redatto da Ralph Sarchie , ex poliziotto metropolitano, coadiuvato per la sua impresa letteraria da Lisa Collier Cool.
Si sottintende quindi che gli eventi narrati nel film debbano conservare un certo grado di verosimiglianza... a parte il fatto che non c'è nulla di vero, si intende.
Non lo so, nutro dei sentimenti ambivalenti nei confronti di questo film.
Su uno dei piatti c'è la mia alta considerazione nei confronti di  Derrickson (regista anche di "Ultimatum alla Terra" e "Sinister"), e il fatto che ho sicuramente apprezzato il tentativo di riprovare a combinare i due generi che evidentemente gli stanno più a cuore, il thriller poliziesco e l'horror sovrannaturale.
Sull'altro gioca tuttavia un ruolo importante la consapevolezza che non si sia trattato di un tentativo serio, almeno non tanto quanto nel caso di Emily Rose, e l' interpretazione da super-fighetto che si è voluta assegnare al personaggio di Eric Bana (uno che in qualche modo trova sempre il tempo di pettinarsi i capelli e indossare un paio lenti scure super-cool, anche quando si tratta di precipitarsi in soccorso della famiglia in pericolo...) aiuta l'ago della bilancia a pendere ulteriormente in sfavore di "Liberaci dal Male".
Dopo una prima parte interessante e coinvolgente, ho inoltre avuto l'impressione che la sceneggiatura si adagiasse sugli allori dell'autocompiacimento; l'ultima mezz'ora è praticamente un pallosissimo coacervo di rosari e padrenostro, e persino il demone possessore riesce a dimostrarsi scialbo e privo di personalità, secondo me.
Mi sorprende inoltre che il film non sia stato sovvenzionato dalla Chiesa cattolica, dal momento che il messaggio di fondo rappresenta pura propaganda (altro che "Le cronache di Narnia"... voi indossate il crocifisso, raccontate tutto a uno degli Uomini in Nero, e sarete in grado di scacciare il maligno e agire nel Suo nome a prescindere da quanti voti sacri abbiate infranto nel corso degli ultimi cinque minuti...).
Non è un risvolto che mi sia piaciuto, anche perché lo trovo doppiamente irrispettoso, sia nei confronti dei fedeli cattolici autentici che in quelli dei sostenitori di tutte le altre fedi.
Non.posso dire di avere amato la storia, insomma, però non penso neppure che "Liberaci dal Male" sia tutto da buttare.
Ha i suoi lati buoni, fra cui degli effetti speciali decorosi e un montaggio abbastanza frenetico da assumere valore espressivo, e sospetto che i fan dell'horror a sfondo religioso potrebbero trovarlo interessante!

Giudizio personale: 5.5/10


- Paddington


"Paddington è cresciuto nel profondo della giungla peruviana con la zia Lucy che lo ha allevato insegnandogli a preparare marmellate, ad ascoltare la BBC e a sognare una vita eccitante a Londra. Quando un terremoto distrugge la loro casa, la zia Lucy decide che è giunto il momento di “spedire” il suo giovane nipote in Inghilterra in cerca di una famiglia per una vita migliore. Confidando nella gentilezza di qualche anima buona lega un’etichetta al collo del nipote con scritto semplicemente: “Per favore prendetevi cura di questo orso. Grazie”."




Non mi concedevo un film per famiglie da parecchio tempo.
Certe trame smettono di esercitare un grande ascendente su di te, anni e anni dopo la fine della scuola, immagino, e c'è davvero poco che si possa fare al riguardo.
"Paddington", però, mi ha sempre ispirato; non so se a causa del senso di tenerezza che questo orsetto gentile e pasticcione mi ispirava (e mi ispira tuttora...), o di tutte le recensioni positive che ho letto nel corso di questi ultimi mesi.
In un caso o nell'altro, devo ammettere che il film di Paul King mi ha divertito tanto, e addirittura commosso in alcuni momenti; la storia del piccolo orfano peruviano a quattro zampe, il suo viaggio a Londra e la sua disperata ricerca di una casa non potevano proprio mancare di fare breccia, persino nel cuore di
 (simil-)pietra di un'inguaribile cinica come me.
Sulla carta, "Paddington" presenta un po' tutte le situazioni-tipo che ci si potrebbe aspettare di trovare in un film del genere: mamme dal cuore d'oro e papà distratti che si scoprono improvvisamente eroi per un giorno; bambini creativi e figlie adolescenti alle prese con il primo fidanzatino; eccentrici tassidermisti d'animali rari che si aggirano su inquietanti furgoncini, esploratori e spedizioni; rocambolesche missioni di salvataggio, travestimenti buffi e ridicoli vicini incapaci di badare ai fatti propri.
Eppure King riesce a giocare benissimo con gli ingredienti a sua disposizione, e a proporteli sotto una luce (e con un'innocenza) tale da indurti a sorridere, a divertirti insieme ai suoi buffi personaggi, piuttosto che esserne esasperato.
Aggiungiamo alla ricetta una confezione elegante e piena di brio, la grande Nicole Kidman nei panni dell'improbabile villain da cartone animato Millicent, e l'immensa Julie Walters in quelli dell'energica nonnetta di casa, e avremo il quadro completo!
"Paddington", insomma, è un film per bambini, ma di quelli che ti scaldano il cuore e ti aiutano, nel tempo, a diventare grande. A capire cos'è veramente una famiglia, e perché è così importante nella vita lottare con le unghie e con i denti per proteggere la propria.
Perciò, se avete bambini, mi raccomando... schiodate i vostri piccoli per un'oretta o due dall'ennesima replica di "Peppa Pig", sedetevi insieme a loro sul divano e guardate questo film: farete loro un regalo bellissimo, e stavolta per scartarlo non ci sarà neppure bisogno di aspettare Natale, pensate! ;D

Giudizio personale: 7.5/10


:)


8 commenti:

  1. Paddington è simpatico, ma la bomba è Honeymoon, lo sto consigliando anche io a tutti, mi è piaciuto un sacco ;-) Cheers!

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    1. Infatti: è stata davvero una bella sorpresa, merita tantissimo! ;D

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  2. ben detto su Honeymoon.-), S.Pennsylvania lo avevo in lista ma c'era il rischio "pataccone Sundance" forse ci darò un occhiata anche io, su Liberaci dal male pefettamente d'accordo nonostante tutto il film ha molti estimatori...nn si capisce perchè

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    1. Liberaci dal male", secondo me, non ha proprio nulla di eccezionale: a questo punto molto meglio "The Taking of Deborah Logan", che almeno ha il vanto di essere originale...
      Il film con la Ronan non è malvagio, ma calcola che ha uno stampo molto "televisivo", secondo me: il taglio cinematografico gli manca, è stato un bene che sia passato direttamente in tv negli USA, secondo me...

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  3. Bellino l'ultimo. Piaciuto Honeymoon, soprattutto nella parte iniziale: i due bravissimi e affiatati. Liberaci dal male, sopratutto come poliziesco, mi aveva ben intrattenuto, mentre vedrò a breve quello con la Ronan. Ma principalmente per lei.

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    1. La Ronan è bravissima, anche se, secondo me, l'inesperienza della regista in questo film le è costata tantissimo.
      La parte del leone paradossalmente la fa la Nixon, che a me non è mai andata troppo a genio... bisogna rendere a Cesare quel che è di Cesare, però! :P

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  4. Ho visto solo Liberaci dal male e non mi è piaciuto molto, anche se ha qualche buona idea e Scott Derrickson, già dal primo Sinister, non mi dispiace affatto.
    Ho intenzione di vedere Honeymoon e anche quello con Saoirse Ronan, non tanto perchè mi interessi la trama in realtà,..

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    1. "Honeymoon", secondo me, è davvero bellino: un horror particolare, peraltro interpretato da due attori decisamente in parte! :)
      Concordo con te per quanto riguarda "Liberaci dal male": una mezza occasione sprecata, è tutto quel che di buono mi viene da dire... :(

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