martedì 6 settembre 2016

Recensione: “The Broken Kingdoms” di N. K. Jemisin

cover the broken kingdoms
The Broken Kingdoms
di N. K. Jemisin

Disponibile in lingua inglese
 
Trama
“Nella città di Shadow, sotto l’Albero della Vita, i vicoli scintillano di magia e i semidei vivono nascosti fra i comuni mortali. Oree Shoth, un’artista non vedente, ospita in casa un uomo senza fissa dimora, che brilla come un sole vivente ai suoi strani occhi innaturali. Quest’atto di gentilezza scaglia Oree nel cuore di una cospirazione da incubo. Qualcuno, in qualche modo, ha cominciato ad assassinare i semidei, lasciando i loro corpi dissacrati sparpagliati per tutta la città.
L’ospite peculiare di Oree si erge al centro di tutto, la sua presenza che la mette in una posizione di pericolo mortale – ma è lui che il killer vuole, oppure Oree?
Ed è il potere terreno del re Arameri quello a cui mira, oppure qualcuno ha poggiato gli occhi sul Signore dell’Oscurità in persona?”


The Broken Kingdoms” è il secondo libro della serie “The Inheritance Trilogy”, scritta dall’eccellente autrice americana N. K. Jemisin. Si tratta del sequel de “I centomila regni”, un romanzo edito anche qui da noi in Italia, grazie alla compianta casa editrice Gargoyle.
La Jemisin, per chi non lo sapesse, quest’anno è riuscita ad aggiudicarsi il prestigioso Premio Hugo per il miglior romanzo; un riconoscimento che equivale un po’ a un Premio Oscar per il miglior film, nell’ambito della narrativa di genere fantastico, e che le ha portato una doppia vittoria: oltre al primato in se’ per se’, l’autrice di “The Fifth Season” ha ottenuto anche la soddisfazione morale di diventare la prima donna di colore vincitrice di un Premio Hugo.
La competizione, purtroppo, si è lasciata alle spalle qualche piccola traccia di amarezza…  a questo proposito, vi consiglio di leggere l’interessantissima e  agguerrita dichiarazione post-Hugo pubblicata sul blog della Jemisin giusto un paio di settimane fa (potete leggere l’articolo cliccando QUI)

Per quanto riguarda “The Broken Kingdoms”, posso solo esordire paragonando le tematiche, le atmosfere e i personaggi del romanzo a quelli, altrettanto seducenti e suggestivi, suggeriti da “Intervista col vampiro” di Anne Rice.
Certo, stilisticamente parlando, queste due autrici non potrebbero essere più agli antipodi di così: la prosa della Jemisin può essere considerata “semplice”, dal momento che le sue frasi sono sempre schiette, chiare e cristalline come  una polla d’acqua limpida, mentre sfido chiunque a non provare un moto di stizza involontaria, posto al cospetto dell’ennesimo paragrafo arioso, contorto e spiraleggiante della Rice. Ma le divinità complesse, potenti e vulnerabili protagoniste dell’ “Inheritance Trilogy” mi ricordano tantissimo i tormentati vampiri descritti nelle “Cronache” della Rice; per logica conseguenza, anche i temi portanti della narrazione presentano svariate affinità, dal momento che si concentrano sulle molteplici implicazioni che ruotano intorno ai concetti di immortalità, umanità e passione.

Le vicende narrate in “The Broken Kingdoms” iniziano dieci anni dopo la conclusione degli eventi narrati nel primo libro; dopo gli epocali mutamenti scatenati dall’ascensione di Yeine, il mondo è cambiato e anche ai semidei è stato concesso di camminare sulla terra, benché la Signora Grigia abbia deciso di limitare questa rivoluzione concedendo loro di dimorare solo entro i confini della città di Sky – o “Ombra”, come viene affettuosamente chiamata dai suoi abitanti, dal giorno in cui l’Albero della Vita ha cominciato a germogliare nel cuore stesso della metropoli degli Arameri.

L’eroina di questo “secondo atto”della trilogia si chiama Oree, una giovane artista cieca che ha deciso di trasferirsi a Sky dopo un evento particolarmente triste del suo passato, alla ricerca della propria indipendenza.  Una ragazza dagli occhi alterati dalla magia, costretta in ogni momento a nascondere i propri poteri, che le consentono di vedere ciò che è destinato a restare nascosto agli occhi dei comuni mortali: le innumerevoli sfumature di colore e potere che la presenza divina si lascia invariabilmente alle spalle, fluttuando nell’aria come scintille di luce inequivocabile…
La narrazione si svolge in prima persona; eppure credetemi quando vi dico che la Jemisin è talmente brava da riuscire a farvi dimenticare completamente che questo potrebbe tramutarsi in un limite, e che seguire il punto di vista di Oree non è mai fonte di confusione, noia o frustrazione, dal momento che l’autrice riesce abilmente a sfruttare (come la sua eroina) il resto dell’ampia gamma sensoriale a disposizione per ricreare un’ambientazione solidissima, credibile e affascinante in ogni sua infinitesimale sfumatura.

La combattività di Oree, la sua determinazione e il suo senso pratico, mi hanno conquistato fin da subito, anche se ammetto di non aver potuto fare a meno di provare, in certi momenti, una punta di nostalgia nei confronti di Yeine, la protagonista del libro precedente, dal momento che si trattava forse di un personaggio un po’ meno voluttuoso e accecato dall’amore.
Ho adorato inoltre le personalità di quasi tutti gli dei e semidei presenti all’appello: non mi aspettavo di arrivare a provare una punta di compassione e affetto nei confronti del gelido e orgoglioso Itempas, e invece alla lunga sono arrivata a preferirlo al tenebroso e scostante Nahadoth; Madding, protettore dei giuramenti inviolabili, e Nemmer, dea della furtività e degli assassini, meriterebbero un libro dedicato interamente a loro, per quanto mi riguarda, mentre Lil…  Lil è semplicemente un capolavoro, ragazzi: la signora indiscussa della Fame e della Rapacità, una creatura inquietante e “strana” che riesce a illuminare, con la sua arguzia e la sua assoluta, innocente spregiudicatezza, qualsiasi momento un po’ più “cupo” o noioso del romanzo.

Se c’è un difetto che posso imputare alla Jemisin, è lo scarso controllo che sembra esercitare, da un certo momento in avanti, su alcune sequenze-chiave che, secondo me, avrebbero meritato un pizzico in più di elaborazione. Oree perde i sensi troppo spesso, per dirne una, tagliandoci fuori da diversi passaggi cruciali della trama; capisco lo sforzo di concentrarsi sui risvolti emozionali e filosofici evocati dagli eventi, più che su quegli avvenimenti in se’, eppure un briciolo di focalizzazione in più, secondo me, non avrebbe affatto guastato…

Giudizio personale: 8.0/10


Girl Power:



Potete comprare “The Broken Kingdoms” cliccando qui:


Oppure l’intera trilogia, sempre in lingua inglese, qui:






6 commenti:

  1. Devo decisamente scrivermi un memo per ricordarmi di proseguire con questa autrice: è tanto brava. Peccato che da noi abbiano pubblicato solo due libri.
    Detto questo, complimenti per la recensione: ero un po' restia per paura di spoiler, ma come al solito riesci a dare un'idea chiara senza rivelare nulla o quasi della trama *____*

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    1. Grazie, Kate, mi hai fatto un complimento bellissimo! *___*
      Sì, è davvero un peccato che la traduzione dei volumi della Jemisin si sia interrotta al primo volume di ciascuna serie: è bravissima, oltre che competente e molto preparata, e avrebbe senz'altro meritato un'altra occasione di stupire il pubblico italiano! ç____ç

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  2. Di questa autrice avevo già letto "La luna che uccide" e l'ho trovata molto originale, soprattutto per l'ambientazione... Spero di poter leggere anche questo, semmai verrà pubblicato anche da noi ><

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    1. Speriamo davvero di sì! :(
      Magari potresti cominciare dando un'occhiata al primo volume, "I centomila regni": è abbastanza autosufficiente da stare in piedi anche come libro a se' stante, e non ha per forza bisogno dei sequel per considerarsi una storia "compiuta"! :D

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  3. Bella recensione! Ho I centomila regni in wish list, e sono quasi certa che mi piacerà moltissimo :3 Speriamo che anche il secondo arrivi da noi.

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    1. Teniamo le dita incrociate, non si sa mai! Magari la vittoria del Premio Hugo renderà quache casa editrice italiana particolarmente illuminata un po' più sensibile ai libri firmati "Jemisin"! ;D

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