domenica 11 settembre 2016

Recensione: “The Dressmaker – Il Diavolo è tornato” (film)

poster the dressmaker il diavolo è tornato
 “Sono tornata, bastardi…”
 
E’ con questa emblematica e grintosa battuta che si apre il film di Jocelyn Moorhouse, sceneggiatrice americana che non tornava in sedia di regia dalla fine degli anni Novanta o giù di lì.
Per l’occasione, la produttrice di “Insieme per caso” ha deciso di adattare per il grande schermo il libro “The Dressmaker - Il Diavolo è tornato” di Rosalie Ham.
La sua prima scelta vincente?
Scegliere la fenomenale Kate Winslet per il ruolo di Tilly, la protagonista di questo atipico revenge movie dalle delicate sfumature emotive.

La trama del film è abbastanza intricata: dopo un’apertura a effetto che serve a introdurre l’ambientazione – una polverosa cittadina australiana, che nel cuore degli anni ’50 assomiglia tanto agli squallidi villaggi della grande frontiera americana che fu – veniamo a sapere che la stilista Tilly ha deciso di fare ritorno in un posto che non sarà mai disposto a riaccoglierla a braccia aperte. L’aspetta qui l’anziana madre Molly (Judy Davis, “Passaggio in India”), un’adorabile quanto burbera  signora dal passato tribolato.
La donna non ricorda, o sostiene di non ricordare, nulla di sua figlia; ne rinnega addirittura più volte l’esistenza, esasperando Tilly e costringendola a rivivere momenti traumatici della sua infanzia.
Nel frattempo, la natia Dungatar fa del proprio meglio per mettere a dura prova la capacità di resistenza della giovane; ogni giorno i pettegoli e le malelingue locali si riuniscono per confabulare alle sue spalle, soppesarla, giudicarla, condannarla. Il peso dei loro occhi ostili la insegue dappertutto, nonostante Tilly faccia del proprio meglio per inserirsi nella comunità e cercare di venire a capo di alcune dolorose questioni rimaste insolute.

Devo dire che il personaggio della Winslet mi è sembrato abbastanza interessante. Il momento della sua rentrée ufficiale, durante la partita di football, è a dir poco memorabile: fasciata nel suo aderente abito color fuoco, sigaretta in bocca e tacchi vertiginosi, sorriso enigmatico e sguardo implacabile, è il ritratto della schietta mondanità e dello stile, contrapposti all’ipocrita e grigia sciatteria che contraddistingue la maggior parte degli abitanti di Dungatar.
L’archetipo della “straniera”, la cui sola presenza basta a rappresentare una dichiarazione di guerra.
E Tilly ne è consapevole: i suoi occhi lo rivelano, mentre tradiscono un luccichio che è quasi divertito. E’ come se dicesse: C’è una nuova sarta in città. State attenti, perché vi prenderò le misure. E giuro che farà male.
L’odiosa città reagisce alla provocazione nel solo modo che conosce: facendo fronte comune al cospetto del nemico, fosse solo pure per ragioni di mera sopravvivenza. Tanti volti noti, addirittura famosi, animano le strade di questo “idiallico” borghetto, che in certi momenti arriva quasi a somigliare a certi assolati paesotti del nostro profondo sud: dall’ambiguo poliziotto Hugo Weaving alla goffa commessa Sarah Snook, passando per l’eroe romantico Liam Hemsworth, che in fondo mi è anche piaciucchiato (anche se ammetto di averlo trovato un filino troppo giovane per la parte)

Ciascun personaggio – compresa Tilly stessa –si aggira a tratti per le strade con l’espressione di un sonnambulo, come se fosse in grado di vedere qualcosa che a noi è nascosto. Ho apprezzato il lento dispiegarsi della trama, e la rivelazione d’intermezzo (quel “qualcosa”, alla resa dei conti, altro non è se non il passato), anche se nel complesso ammetto di aver trovato il ritmo del film un po’ altalenante. La parte centrale di “The Dressmaker” è infatti la più debole; dalla scena del matrimonio in poi, non sono più stata capace di seguire le motivazioni di Tilly e di comprendere appieno il corso delle sue azioni, e questo mi ha leggermente infastidito. Gli audaci e sfolgoranti costumi della Winslet continuavano a promettere fuoco e fiamme; un’esuberante cascata di scintille pirotecniche che, forse, ha tardato un po’ troppo ad arrivare.

Ho amato invece l’esplorazione della dinamica del rapporto madre/figlia che la Moorhouse è stata in grado di portare avanti.
Nel film, Tilly e Molly condividono un legame molto intenso e turbolento, che le porta in più di un’occasione a ferirsi a vicenda; eppure si tratta di due figure femminili estremamente forti, in grado anche, all’occorrenza, di spalleggiarsi e prendersi cura l’una dell’altra.
Un altro elemento che “spacca”, come si suol dire, è dato secondo me dall’azzeccatissima colonna sonora del film. Prediligendo gli accordi di chitarra e ricreando le tonalità di un western di stampo tradizionale, riesce ad amplificare le conseguenze emotive del conflitto fra Tilly e i suoi nemici in maniera divina.
Eppure, non è che quando la Winslet comincia a recitare il Macbeth, interpretando beffardamente il ruolo della strega, che noi spettatori capiamo fino in fondo di essere precipitati nel cuore della più inaspettata e atipica delle tragedie; una che possiede il cuore jazz di Billie Holiday, e tutta la struggente, malinconica fermezza di un pezzo tratto da “Gli Spietati”.

Giudizio personale: 7.0/10




7 commenti:

  1. Bella sorpresa davvero.
    Un western in passerella, quasi, con una Winslet che più bella e brava (migliora col tempo, in ogni senso) proprio non si può.
    Sbilanciato, a tratti, ma pieno pieno. :)

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    1. Concordo in pieno! ;D
      Kate Winslet è meravigliosa... migliora col tempo, è vero, ma in realtà la seguo e vado pazza per lei da quando uscì il Titanic, pensa un po'! :P

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  2. Questo l'avevo puntato al cinema ma poi non sono andata a vederlo. Comunque lo recupererò sicuramente, adoro Kate Winslet!

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    1. Allora ci sono ottime possibilità che il film finisca con il conquistarti: la Winslet è meravigliosa nel ruolo di Tilly, non si può proprio negare! :)

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  3. Bellissima recensione Sophie! Hai ragione la prima mossa vincente di questo film è la protagonista, una eccezionale Kate Winslet! Il film è cinico e amaro al punto giusto ma come dici tu anche io l'ho trovato altalenante nel ritmo e in certi punti mi proprio spiazzata ^^

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    1. Grazie mille, Jerry! ^^
      Sai che mi è venuta un po' di curiosità nei confronti del libro, adesso? Non sembra il mio genere, non esattamente, ma quasi quasi... :D

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  4. Sai che non ho mai visto "Priscilla"? :O
    Mi rendo conto che è una grave mancanza; dovrò rimediare, il prima possibile! ;D

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