domenica 28 gennaio 2018

Recensione: "Steelheart", di Brandon Sanderson



Titolo originale: Steelheart
Autore: Brandon Sanderson
Serie: Reckoners, Vol. 1
Disponibile: anche in italiano, edito dalla Fanucci

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Girl Power:


La Trama:

“David è solo un bambino quando l'oscurità perpetua cala sulla Terra e in cielo compare Calamity, una misteriosa stella che dona a uomini e donne, prima di allora intrappolati nelle loro ordinarie esistenze, poteri fuori dal comune. Questi esseri straordinari vengono ribattezzati con il nome di Epici e ben presto il loro dono li rende avidi di supremazia sugli altri uomini. Due anni più tardi, a Newcago, la città che una volta era stata Chicago, David assiste all'assassinio di suo padre da parte di uno degli Epici più potenti, Steelheart. Ora cerca vendetta, e sa che l'unico modo per ottenerla è entrare a far parte degli Eliminatori, un'organizzazione che agisce nell'ombra, studiando le debolezze degli Epici e combattendoli strenuamente. E nonostante tutti pensino che Steelheart, Cuore d'Acciaio, sia invincibile, David sa che non è così, perché lo ha visto sanguinare con i propri occhi.”



Steelheart” è il primo romanzo di Brandon Sanderson direttamente riconducibile alla categoria di “young adult”. Era da un bel po’ che mi proponevo di recuperarlo. Vuoi per un motivo, vuoi per un altro, mi sono sempre ritrovata a rimandare l’esperienza a tempo indeterminato. Fino a quando, intorno alla metà di dicembre, mi sono imbattuta in una piacevole notizia relativa a una delle prossime, imminenti uscite targate Sanderson: a quanto pare, infatti, il nuovo progetto dell’autore americano si chiamerà “Skyward” e sarà un altro YA, ambientato nello spazio e con protagonista una ragazza a bordo di una sbalorditiva aereonave senziente (è troppo presto per fare paragoni, lo so, ma chissà se soltanto a me questa sinossi ha fatto tornare in mente la trama de “I Mercanti di Borgomago” di Robin Hobb..?!).

Tanto per cambiare, e manco a dirlo, ho inserito immediatamente “Skyward” in wish-list… Poi mi sono detta: dal momento che per leggerlo mi toccherà aspettare almeno fino a novembre, perché non buttarmi subito sul primo capitolo della serie “Reckoners”, e cominciare a farmi un’idea dei toni e del registro stilistico che Sanderson potrebbe scegliere di adoperare per rivolgersi a un pubblico di ragazzi?

E così eccoci qua, a parlare di “Steelheart” e dei suoi pericolosissimi, implacabili villains armati di superpoteri. Diciamo che la trama generale del romanzo è riuscita a catturarmi fin dal primo momento, anche se, a lungo andare, mi è parso di riscontrare una bizzarra somiglianza fra l’intreccio di questo libro e le vicende narrate all’interno de “L’Ultimo Impero”. Voglio dire, un gruppo di disperati ribelli mette insieme una banda squinternata per cercare di sconfiggere un essere ritenuto onnipotente, invincibile, indescrivibile, semi-immortale? Scoprire il punto debole del formidabile tiranno Steelheart potrebbe rappresentare l’unico mezzo per vincere una battaglia destinata a cambiare le sorti del mondo… Vale a dire, in fondo, esattamente la stessa e identica mossa che si proponevano di compiere Kelsier, Vin e gli altri per sconfiggere il terribile e apparentemente divino Lord Reggente.

Affinità singolari a parte, confesso di aver trovato “Steelheart” un romanzo divertente ed estremamente piacevole da leggere, anche se costellato di imperfezioni e difetti talmente vistosi da spingermi a dubitare, per un momento, dell’esatta natura delle intenzioni di Sanderson e delle sue reali capacità empatiche.
Il ritmo scorrevole e incalzante del libro, in ogni caso, preclude la possibilità di annoiarsi, mentre le scene d’azione risultano, a mio avviso, squisitamente brillanti, vivide e altamente spettacolari. Per quanto mi riguarda, l’impatto “visivo” di determinate sequenze è stato in grado di sortire sulla mia mente un effetto poco meno che ipnotico; a tratti, avevo quasi l’impressione di brandire fra le mani un albo illustrato, una graphic novel, un manga shonen dalle vignette adrenaliniche e febbrili.

Tempo fa, abbiamo già avuto occasione di parlare delle complesse regole elaborate da Brandon Sanderson per cercare di definire il sistema magico perfetto. In “Steelheart”, le cosiddette “leggi della magia” risultano ampiamente codificate e semplificate. Non per questo, però, il malvagio e avido mondo degli Epici rischia di assumere, a parer mio, dei connotati meno intriganti, originali o affascinanti.

I personaggi rappresentano, viceversa, uno dei tasti più dolenti e inspiegabili di questo romanzo. La pessima caratterizzazione del protagonista David, ad esempio, con le sue perenni arie da saputello e la battutina sempre pronta, mi ha deluso profondamente. Tempo di arrivare alla fine del libro, e mi sarebbe piaciuto prenderlo a calci sui denti… non fosse altro che perché non ne potevo più di sentir definire “geniali” i suoi piani demenziali e “irresistibili” le sue arroganti trovate da Gran Salvatore dell’ultima ora. La maggior parte degli altri membri della banda mi ha fatto un’impressione altrettanto negativa. E, a questo punto, ci tengo anche molto a precisare una cosa: dopo aver letto “Mistborn”, dei personaggi femminili così insulsi (Tia), stereotipati (Faultline), o apertamente sgorgati fuori da una fantasia adolescenziale maschile (Megan), erano praticamente l’ultima cosa che mi aspettavo di trovare fra le pagine di “Steelheart”.

Da questo punto di vista, purtroppo, il libro di Sanderson sembra ricalcare alla perfezione il modello del tipico film d’azione alla Steven Seagal: un sacco di esplosioni, interminabili inseguimenti, e un numero pressoché imprecisato di scazzottate da osteria… ma pochissimo spazio concesso all’approfondimento psicologico dei personaggi o al consolidamento delle loro relazioni, zero volontà di esplorare l’ambientazione, e nessunissimo desiderio di elaborare l’intreccio secondo uno schema un tantino più complesso e imprevedibile.


Giudizio personale: 
7.5/10






2 commenti:

  1. Mi ero completamente persa l'esistenza di Skyward e, anche se preferisco le sue opere più "classiche" e "per adulti", tra tante virgolette, di sicuro non me lo perderò. Però non credo che Sanderson sia umano! Come fa ad avere una vita e sfornare libri su libri???????

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    1. Me lo sono chiesta anch'io tantissime volte, Sian! Sanderson sembra davvero infaticabile, anzi, addirittura sovrumano: riesce a gestire trentamila progetti in contemporanea, e per di più pare sempre pronto ad annunciare qualche nuova uscita improvvisata! Che sia dotato di superpoteri come gli Epici anche lui? :D

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