domenica 9 febbraio 2020

Recensione: "Locke & Key", di Joe Hill e Gabriel Rodriguez


graphic novel - Gabriel Rodruguez - Netflix

Potete acquistare QUI il primo volume


Forse non tutti sanno che “Locke & Key”, l’ultima novità di casa Netflix, è basata su una fortunata serie a fumetti horror scritta da Joe Hill (sì, proprio lui: il figlio del leggendario Re Stephen…) e illustrata dall’artista Gabriel Rodriguez.
Ultimamente sto cercando di dedicarmi un po’ di più al genere delle graphic novel, una forma di intrattenimento che in realtà mi ha sempre affascinato… ma che, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, fino a pochissimo tempo fa mi sono sempre ritrovata a trascurare.
Sapevo che “Locke & Key” viene considerata una piccola gemma dagli estimatori più esperti (compresa la nostra amica Katerina del blog “A Game of T.A.R.D.I.S.”: dovete sapere che da lei ho ricevuto, nel corso degli anni, una scrigno di consigli di lettura e/o di visione davvero inestimabili…), per cui, non appena me ne è capitata la possibilità, ho deciso di provare a colmare la lacuna e di buttarmi sui sei volumi a fumetti pubblicati in Italia dalla casa editrice Magic Press.

La trama ruota alle inquietanti e sinistre disavventure dei fratelli Locke: in seguito a un’inesplicabile escalation di paura e violenza, i fratelli adolescenti Tyler e Kinsey, insieme al piccolo Bode, si ritrovano improvvisamente orfani di padre e costretti a tornare a vivere nell’antica dimora di famiglia a Lovecraft, Massachusetts.
Fra le stanze in disuso di quella labirintica magione, Bode troverà una chiave in grado di compiere miracoli e si imbatterà nella terrificante Donna del Pozzo, una presenza ostile che sembra disposta a macchiarsi di qualsiasi atrocità, pur di riuscire a stringere le grinfie attorno al segreto in putrefazione che giace avvinghiato attorno alle fondamenta stesse della stupefacente storia familiare dei Locke… Da quel momento in poi, comincerà per i tre fratelli un’ordalia che li costringerà a confrontarsi con alcuni dei principali demoni che infestano il mondo… per non parlare di quelli, ancora più spaventosi, che corrompono le anime delle persone.

Fra magia, avventure, mostri, pericoli e orrori senza nome, si dipana così un’orrifica storia di formazione a fumetti suggestiva e avvincente, che nell’opinione di alcuni ricorda un po’ il tanto decantato “Stranger Things”… ma che a me ha fatto pensare soprattutto a Stephen King e ad alcuni dei suoi classici immortali, fra i quali “It” e “Stagioni Diverse”, con i loro toni malinconici e i loro personaggi un po’ ambigui, vagamente grotteschi, difettosi, spesso volgari, eppure al tempo stesso terribilmente credibili, vulnerabili, umani. 
Il dolore della crescita, ma anche le gioie dolci-amare dell’età adulta; la meraviglia e l’innocenza dell’infanzia, ma anche le sue debolezze, le sue piccole crudeltà e i suoi babau nascosti nell’armadio.

Le illustrazioni di “Locke & Key”, abnormi e colorate, sgraziate ,“bruttine”, eccessive, pulp, persino sgradevoli in un paio di occasioni, in qualche modo riescono ad accentuare il messaggio della serie e ad armonizzarsi perfettamente con il resto della struttura narrativa, anziché finire seppellite da una valanga di dialoghi fitti e decisamente molto impegnativi dal punto di vista emozionale. Rodriguez disegna la figura umana come se intendesse trasformare il corpo in uno specchio dell’anima; o almeno, questa è l’impressione che ne ho avuto io. Senza cercare mai di nascondere i difetti di nessuno, buoni o cattivi, e permettendo anzi al lettore di intravedere sempre, con la coda dell’occhio, il mostro che si annida sotto la maschera che ogni giorno ci sentiamo costretti a indossare. Perfino quando crediamo di avere tutto sotto controllo; perfino quando ci convinciamo di avere ormai la vittoria in tasca.

Da un punto di vista personale, devo confessare tuttavia di essere riuscita a provare scarsissima empatia nei confronti di due dei personaggi principali di “Locke & Key”, vale a dire il Valoroso Tyler e la Ragazzina Ribelle in Preda a Tempesta Ormonale Kinsey. I loro traumi e le loro battaglie mi hanno sicuramente commosso, ma nel complesso temo di aver trovato i loro archi narrativi stucchevoli e un po’ troppo pronti a ricalcare le orme lasciate nella neve dell’immaginario collettivo da alcuni noti protagonisti dell’universo “kinghiano”. Ho trovato infinitamente più coinvolgenti e credibili personaggi come Nina, Randall o Rufus, per citarne solo alcuni; e ovviamente mi è piaciuto moltissimo Bode, con il suo contagioso “sense of wonder” e le sue mille chiavi portentose in procinto di sbloccare tutta la magia latente che si cela dietro ogni singolo aspetto della nostra vita quotidiana…

Non mi ha convinto del tutto neanche il tentativo di introdurre, in maniera superficiale e frettolosa, tematiche importanti come razzismo e omofobia. Senza offesa, ma leggendo “Locke & Key” ho avuto quasi l’impressione che si trattasse di argomenti forzati e poco sentiti da parte di chi scriveva, come se i due autori si sentissero in un certo senso “costretti” a inserire dei cenni di attualità all’interno della loro opera… Suppongo che dovremmo rendere onore al merito per averci provato… ma anche no, considerando che il risultato, da questo punto di vista, secondo me non si è rivelato tutt’altro che esaltante.

Altre trovate narrative escogitate dagli autori, viceversa, per me si sono rivelate semplicemente da capogiro. Mi pare di aver sentito da qualche parte che Joe Hill considera il fumetto il suo mezzo espressivo prediletto, quello che il ragazzo si sente addirittura nato per scrivere… E a questo punto posso anche confessarvelo, ragazzi: non faccio assolutamente fatica a crederlo! Quest’uomo è in grado di sfiorare livelli di originalità e potenza visionaria pari a quelli raggiunti del suo celebre padre; e infatti non credo che riuscirò a togliermi facilmente dalla mente alcune macabre e sorprendenti scene di questa sanguinosa epopea familiare! E se qualcuno dovesse mai prendersi la briga di chiedermi di elencargli le mie dieci saghe horror preferite di tutti i tempi, state pur sicuri che “Locke & Key” potrebbe contare su un posticino riservato a forma di serratura ai primissimi posti della mia classifica!



Giudizio personale:

8.5/10





2 commenti:

  1. Sono proprio contenta che ti sia piaciuto 😁 volevo rileggerlo anche io, prima di vedere la serie, ma al momento non so in che scatolone sia finito.

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    1. Uh, ti capisco... Non cambio casa da un po', ma ho libri e fumetti sparsi dappertutto, perciò faccio sempre una gran fatica a ricordarmi esattamente dove potrebbe essere andato a finire cosa! :D

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