Potete acquistare QUI il primo volume
Forse non tutti sanno che “Locke & Key”, l’ultima
novità di casa Netflix, è basata su una fortunata serie a fumetti horror scritta da Joe Hill (sì, proprio lui: il figlio del leggendario Re Stephen…) e
illustrata dall’artista Gabriel
Rodriguez.
Ultimamente sto cercando di dedicarmi un po’ di più al
genere delle graphic novel, una forma di intrattenimento che in realtà
mi ha sempre affascinato… ma che, vuoi per un motivo, vuoi per un altro, fino a
pochissimo tempo fa mi sono sempre ritrovata a trascurare.
Sapevo che “Locke
& Key” viene considerata una piccola
gemma dagli estimatori più esperti (compresa la nostra amica Katerina del
blog “A Game of T.A.R.D.I.S.”: dovete sapere che da lei ho ricevuto,
nel corso degli anni, una scrigno di consigli di lettura e/o di visione davvero
inestimabili…), per cui, non appena me ne è capitata la possibilità, ho deciso
di provare a colmare la lacuna e di buttarmi sui sei volumi a fumetti pubblicati in Italia dalla casa editrice Magic Press.
La trama ruota
alle inquietanti e sinistre disavventure dei fratelli Locke: in seguito a un’inesplicabile escalation di paura e violenza, i fratelli adolescenti Tyler e
Kinsey, insieme al piccolo Bode, si ritrovano improvvisamente orfani di padre e
costretti a tornare a vivere nell’antica dimora di famiglia a Lovecraft, Massachusetts.
Fra le stanze in disuso di quella labirintica magione, Bode
troverà una chiave in grado di
compiere miracoli e si imbatterà
nella terrificante Donna del Pozzo,
una presenza ostile che sembra disposta a macchiarsi di qualsiasi atrocità, pur
di riuscire a stringere le grinfie attorno al segreto in putrefazione che giace
avvinghiato attorno alle fondamenta stesse della stupefacente storia familiare dei Locke… Da quel
momento in poi, comincerà per i tre fratelli un’ordalia che li costringerà a
confrontarsi con alcuni dei principali demoni
che infestano il mondo… per non parlare di quelli, ancora più spaventosi, che corrompono
le anime delle persone.
Fra magia, avventure, mostri, pericoli e orrori senza nome,
si dipana così un’orrifica storia di
formazione a fumetti suggestiva e avvincente, che nell’opinione di alcuni ricorda
un po’ il tanto decantato “Stranger
Things”… ma che a me ha fatto pensare soprattutto a Stephen King e ad alcuni dei suoi classici immortali, fra i quali “It” e “Stagioni Diverse”, con i loro toni malinconici e i loro personaggi un
po’ ambigui, vagamente grotteschi, difettosi, spesso volgari, eppure al tempo
stesso terribilmente credibili, vulnerabili, umani.
Il dolore della crescita, ma anche le gioie dolci-amare dell’età adulta; la meraviglia e l’innocenza dell’infanzia, ma anche le sue debolezze, le sue piccole crudeltà e i suoi babau nascosti nell’armadio.
Il dolore della crescita, ma anche le gioie dolci-amare dell’età adulta; la meraviglia e l’innocenza dell’infanzia, ma anche le sue debolezze, le sue piccole crudeltà e i suoi babau nascosti nell’armadio.
Le illustrazioni
di “Locke & Key”, abnormi e
colorate, sgraziate ,“bruttine”, eccessive, pulp, persino sgradevoli in un paio di
occasioni, in qualche modo riescono ad accentuare il messaggio della serie e ad armonizzarsi perfettamente con il resto
della struttura narrativa, anziché finire seppellite da una valanga di dialoghi fitti e decisamente molto
impegnativi dal punto di vista emozionale. Rodriguez disegna la figura umana
come se intendesse trasformare il corpo in uno specchio dell’anima; o almeno, questa è l’impressione che ne ho
avuto io. Senza cercare mai di nascondere i difetti di nessuno, buoni o
cattivi, e permettendo anzi al lettore di intravedere sempre, con la coda dell’occhio,
il mostro che si annida sotto la maschera che ogni giorno ci sentiamo costretti
a indossare. Perfino quando crediamo di avere tutto sotto controllo; perfino
quando ci convinciamo di avere ormai la vittoria in tasca.
Da un punto di vista personale, devo confessare tuttavia di
essere riuscita a provare scarsissima empatia nei confronti di due dei
personaggi principali di “Locke & Key”,
vale a dire il Valoroso Tyler e la Ragazzina Ribelle in Preda a Tempesta
Ormonale Kinsey. I loro traumi e le
loro battaglie mi hanno sicuramente commosso, ma nel complesso temo di aver
trovato i loro archi narrativi stucchevoli e un po’ troppo pronti a ricalcare
le orme lasciate nella neve dell’immaginario collettivo da alcuni noti
protagonisti dell’universo “kinghiano”. Ho trovato infinitamente più coinvolgenti
e credibili personaggi come Nina, Randall o Rufus, per citarne solo alcuni; e
ovviamente mi è piaciuto moltissimo Bode, con il suo contagioso “sense of wonder” e le sue mille chiavi
portentose in procinto di sbloccare tutta la magia latente che si cela dietro ogni singolo aspetto della nostra
vita quotidiana…
Non mi ha convinto del tutto neanche il tentativo di
introdurre, in maniera superficiale e frettolosa, tematiche importanti come razzismo e omofobia. Senza offesa, ma leggendo “Locke & Key” ho avuto quasi l’impressione che si trattasse di argomenti
forzati e poco sentiti da parte di chi scriveva, come se i due autori si
sentissero in un certo senso “costretti” a inserire dei cenni di attualità all’interno
della loro opera… Suppongo che dovremmo rendere onore al merito per averci
provato… ma anche no, considerando che il risultato, da questo punto di vista,
secondo me non si è rivelato tutt’altro che esaltante.
Giudizio personale:
8.5/10
Sono proprio contenta che ti sia piaciuto 😁 volevo rileggerlo anche io, prima di vedere la serie, ma al momento non so in che scatolone sia finito.
RispondiEliminaUh, ti capisco... Non cambio casa da un po', ma ho libri e fumetti sparsi dappertutto, perciò faccio sempre una gran fatica a ricordarmi esattamente dove potrebbe essere andato a finire cosa! :D
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