domenica 13 maggio 2012

Recensione: The Iron Thorn





Ho finito questo libro ormai da qualche tempo, ma è stata una piacevole lettura, senza contare che mi ha offerto qualche spunto di riflessione interessante, perciò mi pare davvero il caso di spenderci qualche parolina! :)

"The iron thorn" è il primo libro di una trilogia, fantasy steampunk-gotico per young adult (le etichette sono una gran brutta cosa, ragazzi, perché tengono fuori le sfumature: però in certi casi ce ne possiamo ben servire per dare una preliminare idea di cosa si parli...). L'intera trilogia prende il nome di "The Iron Codex", e il secondo libro della serie, "The midnight garden", è uscito lo scorso febbraio negli Usa.
Si è trattato comunque di una lettura che ho dovuto affrontare in lingua inglese, perché in Italia è inedito (e ci rimarrà, se volete la mia opinione, basata su considerazioni ovviamente di carattere del tutto personale...)

In questo primo volume si narra la storia di Aoife, ragazza orfana di padre e dalla madre gravemente ammalata (all'epoca degli inizi di "The iron thorn", la donna si trova per la precisione rinchiusa in un lugubre manicomio in stile vittoriano), che, grazie alla propria intelligenza e alla propria determinazione, riesce a entrare nella prestigiosa accademia degli ingegneri della sua città, Lovecraft, nome scelto non certo a caso dall'autrice (dal momento che gli omaggi al famoso scrittore americano si sprecano, andando avanti a leggere coi capitoli...)
Lovecraft è sotto il giogo dei cosiddetti "Razionalisti", personaggi chiusi di mente e dall'immaginazione piuttosto limitata che spiegano ogni evidente infrazione a quello che per loro è l'ordine naturale delle cose in termini "pseudoscientifici", chiamando la magia "virus", e ogni altra presunta "anomalia" alla stessa maniera.
In questo mondo, insomma, l'Illuminismo avrà anche apparentemente vinto la sua battaglia per le menti, ma in realtà ha soltanto gettato un'ombra scura di bigottismo, intolleranza e paura (roba da far rivoltare i bravi Diderot e compagni nella tomba, insomma).
La madre di Aoife, affetta da una grava malattia mentale che la porta a delirare di fate e nebulosi passaggi fra i mondi, è stata giudicata affetta dal "necrovirus", piaga del millennio e spauracchio notturno di ogni bambino lovecraftiano, rinchiusa in manicomio e marchiata per sempre come emarginata.
Così come la sua intera famiglia, del resto.
Aoife è infatti cresciuta nell'agghiacciante certezza che, allo scoccare dell'età giusta, la malattia mentale si impadronirà anche dei suoi sensi. Allora, forse anche lei comincerà a immaginare cose che non esistono, sprofonderà nel delirio: magari arriverà addirittura a commettere delle azioni impensabili.
Così è stato per il suo adorato fratello maggiore, del resto: forse è per questo che, il giorno in cui è impazzito, ha cercato di tagliuzzare la sorellina usando un grosso coltello.
Una vera e propria maledizione di famiglia, insomma, che incombe sul futuro della protagonista come una scure sospesa sopra il capo.
La stessa scure che forse potrebbe effettivamente calare sul suo capo, se i Razionalisti che controllano Lovecraft si accorgessero dei sogni "folli" che la assalgono di notte e delle cose che Aoife vede a volte...

L'ambientazione è forse il vero punto forte di questo romanzo, ancor più delle tematiche affrontate (il controverso rapporto fra scienza e immaginazione, la follia intesa come retaggio familiare "maledetto", la paura collettiva dell'ignoto, eccetera).
Ad alimentare Lovecraft, ad alimentare la stessa tecnologia che è l'unica cosa che permette la sopravvivenza della città in un mondo altrimenti fortemente compromesso, è un immenso Motore che pulsa e vibra in ogni momento sotto le fondamenta della città.
Questa premessa pone le basi per l'introduzione di diversi elementi tipici del sottogenere dello steampunk, mescolati però, andando avanti con la lettura, con motivi e figure più tipiche del fantasy di stampo, se vogliamo, più tradizionale. Lo stesso cattivo del libro, Tremaine, è un esponente del Popolo Fatato, membro di una razza condannata che egli costringe Aoife, tramite vari ricatti e compromessi, a tentare di riscattare attraverso l'affidamento di una complessa missione inter-mundia, quella di risvegliare le due regine dormienti di un mondo maledetto e incantato, che nella visione dell'autrice (e qui, Lovecraft docet) coesiste accanto al nostro, invisibile ai nostri sensi comuni, ma non per questo meno reale.
O meno pericoloso.

I personaggi sono costruiti benino. Diciamo che non ne sono personalmente rimasta estasiata, ma li collocherei tutto sommato ad un livello medio, accettabile di sfumatura psicologica: siamo ben lontani, insomma, da quel classico tipo di protagonista o comprimari di stampo bidimensionale che ritroviamo in tanta parte della narrativa di questo genere (per fare un esempio recente, siamo ad anni luce di distanza dalla deprimente piattezza e banalità dei personaggi di "Switched"... grazie agli dei!!")

E alcuni innesti provenienti dalla narrativa più "dark" di genere, qualche scena sinistra, inquietante o veramente di tensione, contribuisce senz'altro a garantire una lettura ancora più gustosa!

So che la Kittredge ha scritto anche un ciclo di romanzi appartenenti al variegato mondo dell'urban fantasy per adulti. Anche lì ritroviamo una protagonista, tale Luna Wilder, che (e risiamo alle solite!!!) vive in un mondo in cui umani e creature sovrannaturali convivono in un precario equilibrio.
Dando una scorsa veloce alle sole copertine mi ha dato l'aria di essere quel genere di lettura per donne e ragazze molto romantiche in vena di romanticherie varie, ma, poiché l'abito non fa il monaco, immagino che non si possa mai dire! XD

Ad ogni modo, vedrò di procurarmi "The midnight garden" al più presto! :)

Giudizio personale: 7.0/10


1 commento:

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