Titolo: Cage the Darlings
Autrice: Elora Bishop
Serie: //
Disponibile: in inglese!
Trama: ""Envy è una giovane signora fortunata che coltiva un vizio segreto: è una dei migliori ladri del regno - qualcosa di cui il suo attuale datore di lavoro, il re in persona, non è al corrente.
Quando una delle sue imprese più audaci la conduce alla cattura, Envy pensa che la sua fortuna si sia esaurita.
Infuriato, il re la confina nella leggendaria Bran Tower, una prigione infestata, dimenticata, da cui nessuno è mai fuggito.
Ma, di giorno, uno strano uccellino nero porta a Envy briciole di cibo - mentre, di notte, arriva la bellissima e misteriosa Merle a stringere amicizia con lei...."
Le mie opinioni:
Come penso che ormai sappiate bene, ho sempre amato le favole.
Per qualche ragione, non sono mai cresciuta abbastanza da non sentirne il bisogno: la dolcezza, la malinconia, la luce, la verità; i sentimenti assoluti, il Bene e il Male, l'amicizia che dura per sempre e supera ogni ostacolo, il Vero e Unico Amore; il piccolo raggio di luce e speranza che tutte queste cose, semplici come il pane e altrettanto indispensabili, sono in grado di accenderti dentro.
"Cage the Darlings", dal canto suo, è una fiaba un po' speciale, che si propone di seguire le regole praticamente nello stesso momento in cui le infrange; un piccolo libro che narra una storia lineare e priva di troppi fronzoli, molto tenera e infarcita di magia e di simpatici, strani personaggi.
Una delle qualità che ho sempre apprezzato maggiormente nei libri di Elora Bishop (alias Sarah Diemer, di cui ho già letto e recensito, fra le altre cose, gli ottimi "The Dark Wife" e "Twixt") è proprio l'adorabile semplicità che si riflette in ogni pagina, in ogni capitolo; la naturale, spumeggiante verve dei suoi eccentrici personaggi e del suo stile, molto spesso così intuitivo, efficacie e di solido impatto.
Purtroppo però devo anche ammettere che, secondo me, questa volta l'autrice non è riuscita a centrare del tutto l'obiettivo che si era prefissata.
Anzi, in realtà forse non sono neppure riuscita a interpretare bene quale dovesse essere, di fondo, questo obiettivo: scrivere una fiaba per adulti, in cui vengono tirati in ballo il sesso (seppur con molto, molto garbo) e il fattore di una "leggera" XD promiscuità iniziale da parte della protagonista, conservando tuttavia nello stesso tempo i toni giocosi, frizzanti ed essenziali tipici del racconto per bambini?
Mmm... l'intento è forse anche ambizioso, ma il risultato, in qualche modo, non mi ha convinto.
E i toni pacati, da vecchia signora eccentrica amante dei gatti e del tè coi pasticcini, che l'autrice ha voluto portare avanti a ogni costo, sinceramente in questo caso mi hanno impressionato ancor meno.
Ma partiamo dal principio...
Envy è una giovane donna avvenente che, all'inizio del libro, si guadagna da vivere infilandosi sotto le lenzuola delle nobildonne che poi decide di derubare. Si vanta del proprio lignaggio (lei si definisce una «ladra», ma, a onor del vero, la gente che è solita chiedere un compenso in cambio di una notte di passione noi di solito la chiamiamo in un altro modo... e, a parer mio, il fatto che Envy, quel compenso, lo intaschi sempre senza chiedere, in fondo non cambia poi così tanto le carte in tavola come la Bishop sembra pensare! :P) ed è una ragazza molto solare, impulsiva, avventata, esuberante e molto, molto sicura di sé... fin troppo, a dire il vero.
Il suo è un personaggio che, almeno a tratti, mi ha suscitato un forte senso di simpatia e di tenerezza; però bisogna riconoscere che, secondo me, è anche la protagonista meno sfumata e interessante che abbia finora visto comparire in uno dei libri firmati dall'autrice.
Purtroppo, non mi consola poi neanche troppo sapere che la cosa molto probabilmente è intenzionale e non accidentale: nell'ottica di una fiaba, Envy difatti rappresenta l'archetipo della «Ladra Un Po' Birichina Destinata a Maturare», l'affascinante ammaliatrice (o comunque altro sia che vogliamo chiamarla), certo, proprio come Merle, da un certo punto di vista, è semplicemente la bella «Principessa da Salvare», Belinda l'aiutante dell'eroina, Satin l'animale parlante, eccetera, eccetera...
Insomma, tutto corrisponde a quei canonici schemetti della tradizione che i prof ci hanno insegnato a riconoscere alle superiori, in cui ciascun personaggio ricopre una sua funzione e detiene un suo specifico perché, senza via di mezzo e senza eccezioni.
Peccato che manchi un vero antagonista, o almeno uno degno di portare questo nome: forse le cose avrebbero potuto farsi un po' più interessanti, se solo un pizzico di spazio supplementare fosse stato dedicato ai personaggi di Ann, di suo padre e della scombinata banda di briganti che fa la sua comparsa nelle ultimissime pagine del libro.
Purtroppo, si sa, la narrazione in prima persona singolare in questi casi non aiuta, e comunque l'impressione generale che ne ho avuto non è stata quella di un'autrice (peraltro di notevole talento, quale io ritengo essere la Bishop/Diemer...) particolarmente ispirata o emotivamente coinvolta dagli eventi narrati.
"Cage the Darlings", disgraziatamente, mi ha un pochino annoiato.
Non lo considero un brutto racconto, anzi: sotto tanti punti di vista ha rappresentato per me una lettura piacevole e divertente, e poi la storia si fa sicuramente apprezzare in virtù della congenita tenerezza dei personaggi e della scorrevolezza della narrazione.
Ma non mi ha colpito come erano stati in grado di fare i precedenti romanzi e racconti dell'autrice, né ha rapito in modi particolarmente degni di nota la mia immaginazione, lasciandomi piuttosto con un'espressione di lieve e stupita perplessità stampata in faccia al termine della lettura.
Se siete in vena di una lettura breve, romantica, zuccherina, un po' "diversa" (ma non troppo!) e priva di complicazioni, insomma, buttatevi su "Cage the Darlings" senza esitare; astenersi rigorosamente tutti gli altri, o almeno, questo è il mio consiglio! ;D
Giudizio personale: 6.6/10
Sembra carino, dai :)
RispondiEliminaSì, sì: a me è piaciuto, Mik! ^___^ Più che altro, l'autrice finora mi aveva abituato troppo bene: un piccolo calo di ispirazione ogni tanto è quasi inevitabile, non si può sempre essere al massimo dei massimi, in fondo! ;D
EliminaDevo dire che non mi attira più di tanto. Ma è un retelling, o una favola originale?
RispondiEliminaTi capisco, Kate: io l'ho letto praticamente solo perché l'ha scritto la Diemer, che adoro! XD Comunque, è una storia completamente originale, credo: comincia come "Raperonzolo", salvo per evolversi in maniera completamente autonoma! ^____^
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