lunedì 27 luglio 2015
Recensione: Far from the Madding Crowd - Via dalla pazza folla (film)
Titolo originale: Far from the Madding Crowd
Regia: Thomas Vinterberg
Cast: Carey Mulligan, Matthias Schoenaerts, Michael Sheen, Tom Sturridge, Juno Temple, Jessica Barden.
Anno: 2015
"La bella, ostinata ed indipendente, Bathsheba Everdene attira le attenzioni di tre pretendenti tra loro molto differenti. A contendersi il suo amore sono l'allevatore di pecore caduto in disgrazia Gabriel Oak, l'affascinante e spericolato sergente Frank Troy e il ricco e maturo scapolo William Boldwood."
"Via dalla pazza folla" è un film drammatico/sentimentale tratto da un romanzo del celebre autore britannico Thomas Hardy.
Il libro venne inizialmente pubblicato nel 1874, e conobbe un discreto successo, fino a imporsi, ai giorni nostri, come uno degli indiscussi capisaldi della letteratura romantica inglese.
Ora...
Dovete sapere che, malgrado io abbia studiato presso la Facoltà di Lettere per diversi anni, non intrattengo un buon rapporto con la letteratura, e mi riferisco naturalmente a quella branca particolare della narrativa che la mia vecchia prof di italiano definiva "d'alto profilo".
Ormai lo sapete, amo leggere più di qualsiasi altra cosa al mondo (sì... addirittura più del cinema, o del cioccolato...), ma solo a scrivere la brevissima introduzione di questo post, per poco non mi sono addormentata: l'unico libro di Hardy che abbia mai letto si chiama "Jude the Obscure", e vanta una storia talmente tediosa da provocarmi un immediato abbassamento delle palpebre persino ad anni e anni di distanza dalla lettura.
Che cosa mi ha spinto a guardare "Via dalla pazza folla", quindi?
Bé, innanzitutto mi incuriosivano l'ambizione del progetto, l'ampio respiro della trama e le ambientazioni vittoriane.
Non potevo essere certa che avrei apprezzato il film, dal momento che il romance non è proprio il mio genere del cuore; eppure parecchi critici oltreoceano ne avevano tessuto le lodi ed ero dunque, a mio modo, decisamente impaziente di scoprire il perché.
La protagonista di questo melò, dalle ambientazioni d'epoca e un significato secondo me molto, molto attuale (oserei dire quasi universale) è Bathsheba (Carey Mulligan), una giovane donna che ha senz'altro ridefinito il mio concetto di "triangolo amoroso", dal momento che riesce a estendere i confini di questa eterea forma geometrica e a trasformarla in un complesso e ramificato intreccio di relazioni platoniche, flirt e sentimenti ostinatamente repressi che si allarga a includere tre pretendenti, un matrimonio e parecchi cuori spezzati.
Un'indole ribelle, una natura anticonformista e l'indiscusso potere del "dire- sempre- di- no" (formula più che collaudata, si capisce...) conferiscono infatti alla nostra ereditiera il fascino necessario a conquistarsi le attenzioni di tre distinti gentiluomini: l'introverso e paziente pastore pastore Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts), il ricco ed emotivamente fragile proprietario terriero William Boldwood (Michael Sheen), e l'arrogante e dissoluto soldato Frank Troy (Tom Sturridge).
Ho ammirato le interpretazioni di questi quattro attori (compresa la Mulligan beninteso), riconoscendo la loro espressività e il loro coinvolgimento nella scena che di volta in volta andavano a presentare; a onor del vero però sono rimasta colpita soprattutto da Michael Sheen, che attraverso uno sguardo, un sorriso teso, un cipiglio adombrato, è in grado di mostrarci le conseguenze devastanti dell'amore, più efficacemente di quanto mille battute di dialogo potrebbero mai riuscire a fare.
Ed è per l'appunto questo il tema principale di "Via dalla pazza folla": l'irrazionalità delle passioni, nel pieno della loro forza vitale e distruttiva, induce spesso l'uomo (o la donna) a compiere errori tragici e a macchiarsi le mani di peccati terribili; e la cosa peggiore è che nessuno può difendersi da questi cicloni emotivi di rabbia, amarezza, gelosia e possesso.
Nessuno è immune, ma l' unico a rimanere in piedi, alla fine, sarà colui che riuscirà a distaccarsi da queste violente perturbazioni del cuore per imparare piuttosto a voler bene con dedizione, altruismo e costanza.
A livello di sceneggiatura, dobbiamo riconoscerlo, questo è senz'altro un film che deve scendere a parecchi compromessi.
Si sforza di adattare fedelmente un vecchio classico che, come da consuetudine dell'epoca, era senz'altro infarcito di eventi fortuiti, implausibili coincidenze e assurdi guizzi del destino.
Il regista Thomas Vinterberg gestisce queste parti con un certo imbarazzo, mi è sembrato, ingegnandosi per giustificare l'ingiustificabile, talvolta senza risultati apprezzabili.
Eppure, i destini di questi personaggi riescono in qualche modo a coinvolgere lo spettatore, persino nei momenti di stasi più critici o inverosimili, e la regia a stupire nei momenti più impensati, regalandoci sottili momenti di delicato e intenso simbolismo.
Giudizio personale: 7.5/10
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anche io lo vedrò nei prossimi giorni, mi aveva incuriosito per il regista danese di cui ho visto il Sospetto un film eccellente
RispondiEliminaSegno subito "Il sospetto" nell'elenco delle visioni da recuperare, allora! ;D
Eliminaè un film validissimo, per dirti che io nella corsa all'oscar come film straniero l'ho di ran lunga considerato superiore alla Grande Bellezza, che poi vinse
EliminaQuell'anno c'era in lizza anche Alamaba Monroe, belga, che è più bello e universale ancora. Insomma, dovevano vincere tutti e non Sorrentino.
EliminaSono molto patriottico.
alabama monroe anche lo vidi al cinema, intenso, però il sospetto per me è il top :-)
EliminaOddio, non ho visto nessuno dei film citati... devo correre ai ripari, sono terribile! ç____ç
EliminaGrazie a tutti e due, siete una miniera inesauribile di buoni consigli! ;D
Il regista, come dice Nazario, è magnifico. Il Sospetto - che devo rivedere, per riparlarne - e Festen sono due veri filmoni. Questo non era nelle sue corde, è palese, ma sbirciando qui e lì ho visto che la confezione è un incanto. Lo guarderò nel pomeriggio. La Mulligan è splendida - però vestita, perché in Shame si spoglia e perde cento punti: dettagli miei, non farci caso - e questo Shoenaerts - anche con la Winslet, in A Little Chaos, e con la Williams in Suite Francese - ha indubbiamente una delle facce più belle e interessanti del cinema "giovane". Ieri mi sono concesso Madame Bovary - raffinatissimo ma inutile, anche se la Wasikowska è eccellente - quindi, mi sa, è periodo di polpettoni ottocenteschi, per me. Dopo tutte queste visioni - in lista anche Testament of youth - dovrei parlare l'inglese degli sceneggiati BBC, oh! :-D
RispondiEliminaTestament of youth l'ho visto, per me è solo un classicone romantico, drammi troppo comuni a film di questo tema, ma comunque sufficiente
EliminaSiete ufficialmente diventati i miei due guru del cinema! *___*
EliminaA seguire la vostra conversazione, mi sono resa conto di una verità terribile: mi sa che ho sprecato troppo tempo a guardare film horror di serie Z, e il cinema di qualità ne ha fatto le spese, in questi ultimi due o tre anni... ho perso troppi titoli validi! :(
Mi metterò di impegno per recuperare, promesso! ;D
Di recente ho sentito citare il romanzo e il film lo aspetto più o meno da quando l'hanno annunciato ma, sbadatmente, non m'ero accorta che fosse uscito. Tra me e Hardy non è mai corso buon sangue, oggi più che mai, ma lo vorrei vedere sia per i protagonisti sia per la scenografia ed i costumi.
RispondiEliminaTestament of Youth è un altro in lista tuttavia non so se leggere prima il libro, che è l'autobiografia dell'autrice, oppure passare direttamente al film.
A me "Far from the madding crowd" è piaciuto molto: calcola che non sono appassionata di Hardy (tutt'altro), né di film in costume, nel senso esteso del termine... eppure questo mi ha convinto, con poche riserve e parecchie sorprese! :)
EliminaRiguardo Hardy siamo sulla stessa barca. I film in costume generalmente mi piacciono e questo non ha fatto eccezione, pur essendo tratto da un romanzo di quel misogino di Hardy. Strano ma vero xD
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