mercoledì 17 maggio 2017

“Fellside - La Prigioniera”, di M. R. Carey (recensione)

Fellside – La Prigioniera” è un avvincente e atipico thriller sovrannaturale scritto dall’autore britannico M. R. Carey.

Dopo lo straordinario best-seller “La Ragazza che Sapeva Troppo”, l’autore ci propone un originale, emozionante e terrificante giro turistico all’interno del penitenziario femminile Fellside: una sinistra prigione ricca di sorprese, intrighi, violenza, omicidi e peccati mai del tutto dimenticati…

 
Fellside - La Prigioniera - copertina - libro - M R Carey

Titolo originale: Fellside
Casa editrice italiana: Newton Compton
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Girl Power:
La Trama di “Fellside – La Prigioniera”:

“Jess si sveglia in ospedale. Non ricorda niente, neanche il proprio nome, ma sa che quella che vede allo specchio non è la sua faccia. È stata ricoverata per le ustioni che ha su gran parte del corpo e del viso. A poco a poco, frammenti di ricordi le ritornano in mente. Le dicono che ha appiccato il fuoco alla sua casa sotto effetto della droga e che, nell'incendio, è morto un ragazzino di dieci anni che abitava nell'appartamento sopra di lei. Il suo ragazzo, John, conferma questa versione dei fatti e lei si convince di essere davvero una piromane assassina. Durante il processo accetta passivamente ogni accusa e viene, perciò, condannata e rinchiusa nel carcere femminile di massima sicurezza di Fellside, la più grande prigione femminile d'Europa, nella contea inglese dello Yorkshire. La prigione è sotto il controllo di una certa Grace che detiene, con la complicità della guardia Devlin, il traffico della droga. Grace ha due guardaspalle, Lizzie e Big Carol, con le quali è meglio non avere a che fare. Salazar, il medico del carcere, è costretto a fare il corriere per Grace, e l'infermiera Stock non ha tutte le rotelle a posto. Ma c'è di più: con il favore delle tenebre a Jess appare il fantasma del bambino morto nell'incendio. Le dice che ha bisogno del suo aiuto e che non accetterà un no come risposta...”
 

 
Sotto diversi punti di vista, “Fellside – La Prigioniera” può essere considerato un ottimo rimedio contro i più gravi sintomi di quella che potremmo descrivere come una classicissima “crisi di astinenza” da “Orange is The New Black”.
Se Carey dichiarasse di non essere un grande fan della serie, rischierei di restare completamente a corto di parole. Le cupe ambientazioni e le dolceamare atmosfere del libro sembrano scaturire direttamente fuori da un episodio dell’irresistibile show di Jenji Kohan.
L’incursione dell’elemento sovrannaturale e il ritmo serrato, incalzante e implacabile della narrazione, invece, rappresentano senz’altro una gradevole prerogativa del romanzo.

E’ importante tenere in considerazione il fatto che “Fellside – La Prigioniera” è in grado di vantare una trama particolarmente articolata, oltre che ad ampio respiro; i personaggi e le prospettive sono innumerevoli, una caratteristica che tende ad appesantire un po’ la prima parte del romanzo, dedicata alla presentazione della situazione e dei vari comprimari. Per fortuna lo stile ironico, concitato e (si potrebbe quasi dire) dall’impronta fortemente “cinematografica” di Carey aiuta a superare questo momento di breve disorientamento iniziale senza incorrere in grossi traumi.

La protagonista è una giovane donna di nome Jess Moulson, un’ex tossicodipendente dal viso sfregiato. Dopo essere stata accusata di un crimine gravissimo, la nostra eroina finisce in prigione e rimane invischiata in una doppia ragnatela di corruzione e misteri: da una parte, infatti, Jess viene presa di mira dagli scagnozzi della perfida Harriet Grace, nota trafficante di droga e insindacabile “pezzo grosso” del Blocco G di Fellside; dall’altra, finisce per entrare in contatto con un’impalpabile entità ultraterrena in grado di aiutarla a sfidare le leggi fisiche e a camminare indisturbata attraverso i desolati paesaggi onirici del sonno e della morte.

Quello di Jess è un personaggio abbastanza difficile da interpretare, a dire il vero. Immagino di non averla trovata particolarmente credibile, soprattutto perché alcune delle sue scelte mi sono sembrate dettate da una volontà di auto-martirio abbastanza ferrea e sviluppata da fare invidia anche ai più rigorosi masochisti del mondo.
Eppure il suo valore simbolico è sicuramente interessante… per non parlare di quanto abbia apprezzato la sua vena ribelle e le sue continue sfide all’intoccabile autorità di Grace, uno dei peggiori pendagli da forca di cui il mondo della narrativa internazionale abbia memoria.
I “villains” che Carey riesce a schierare all’interno delle sue storie, d’altro canto, si rivelano quasi sempre orribili, paradossali e indimenticabili; una grottesca parata di mostri dalle sembianze umane, diaboliche incarnazione di tutti i peggiori istinti che la nostra specie abbia mai conosciuto, a cominciare da ottusità, egoismo e faciloneria.

A questo proposito, è giusto sottolineare come, nonostante il contesto “quotidiano”, squallido e deprimente che caratterizza la sua ambientazione, “Fellside - La Prigioniera” tenda ad assumere, con lo scorrere dei numerosi capitoli, una sorta di surreale e coinvolgente tonalità epica.
Nella visione universale di Carey, infatti, è come se il Bene e il Male si dessero continuamente battaglia: fra le spoglie mura di una prigione, in una soffocante aula di tribunale, nell’intimità dei nostri cuori e ancora oltre, all’altro capo di quell’effimero confine che separa questa vita da ciò che ci aspetta appena un passo al di là della soglia.
Ogni giorno la nostra fragile natura – e il caso – ci inducono a commettere una quantità incredibile di errori madornali… eppure, alla fine dei giochi, tutti quanti dovremo operare una scelta, e decidere da che parte stare.
 
Giudizio personale: 8.0/10

 
 

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