Titolo originale: Gerald's Game
Regia: Mike Flanagan
Cast: Carla Cugina, Carel
Struycken, Bruce Greenwood, Kate Siegel, Chiara Aurelia
Anno: 2017
Disponibile su Netflix
La trama:
"In una casa isolata su un lago, Jessie si piega all'ennesima fantasia sessuale del marito Gerald, che questa volta l'ammanetta al massiccio letto in legno. Ma quando umiliata, lei lo allontana con un calcio, l'uomo si affloscia inerte, stroncato da un infarto. Il tempo passa e Jessie, immobilizzata e dolorante, sembra votata a una morte lenta, resa ancora più atroce dalla comparsa di un affamato cane randagio e da un'ombra misteriosa e irreale che fa capolino nella stanza..."
“Il Gioco di Gerald” è un film horror diretto da Mike Flanagan, già regista degli
apprezzati “Oculus” e “Hush – Il Terrore del Silenzio”.
Basata sull'omonimo romanzo di Stephen King, la
pellicola segue la brutale lotta per la sopravvivenza di una donna, Jessie (Carla Cugino), immobilizzata a letto a
causa di un gioco erotico finito male e costretta a fare con i conti con demoni di ogni tipo: reali, immaginari
o a metà strada fra questi due pericolosi estremi…
Quando ho
saputo che Flanagan e Netflix avevano
intenzione di unire nuovamente le forze per realizzare l’adattamento di quello
che è sempre stato, a tutti gli effetti, uno dei miei libri preferiti, sono
stata colta da uno stranissimo stato d’animo. Da una parte ero un po’ scettica,
lo ammetto; un po’ perché, a questo punto, ho iniziato implicitamente a rassegnarmi al peggio, quando si tratta di versioni cinematografiche ispirate
ai più formidabili best-seller targati King, e un po’ perché ho sempre
considerato “Il Gioco di Gerald”,
sottile e “densissimo” thriller psicologico, un’opera particolarmente
controversa e difficile da trasporre in immagini.
Ovviamente c’era
anche un’altra parte di me (si
capisce), che a stento conteneva l’entusiasmo e che proprio non ha potuto fare
a meno di esultare, soprattutto non appena ha scoperto che Flanagan (un regista
che, sinora, ha sempre incontrato la mia piena approvazione…) si sarebbe
occupato in prima persona di redigere la sceneggiatura, assieme allo “storico”
collaboratore Jeff Howard (“Somnia”, “Ouija: L'origine del male”).
Vi starete
magari chiedendo, a questo punto, quale delle due intrepide “Sophie” avesse
ragione, a proposito dell’effettiva qualità de “Il Gioco di Gerald”. Non posso (e non intendo) fornire una risposta
obiettiva a questo quesito; vi basti sapere che mi sono ritrovata a seguire le
scene finali del film di Flanagan con il batticuore, la gola stretta in una
morsa e gli occhi stracolmi di lacrime!
La verità è
che “Il Gioco di Gerald” griffato
Netflix è riuscito a esercitare, su di me, un
impatto emotivo veramente
fortissimo. Attraverso il film mi è sembrato di riuscire a ritrovare gran parte
delle sensazioni, della rabbia e della profonda inquietudine scaturite dalla
lettura del magnifico romanzo di King, a mio avviso uno dei suoi scritti più
significativi, preziosi e sottovalutati.
Tanto per
cominciare, ho apprezzato moltissimo l’interpretazione
di Carla Cugino, per la prima volta alle prese con un ruolo da protagonista
degno di questo nome, e ho addirittura adorato l’exploit di Bruce Greenwood,
nei panni dell’insicuro e arrogante avvocato Gerald Burlingame.
La
sceneggiatura, fedelissima al romanzo, riesce a barcamenarsi con stile e
dignità attraverso le due principali esigenze
narrative insiste nella pellicola: terrorizzare
il pubblico, spingerlo a immedesimarsi completamente nella tremenda ordalia di
Jessie, e al tempo stesso affrontare una
tematica delicata e scottante quale quella che rappresenta (di fatto) il
fulcro e la stessa ragion d’essere della storia.
Mi è piaciuta,
inoltre, l’idea di affiancare a Jessie una sorta di “doppelganger”, un “doppio”
in grado di incarnare il suo istinto di sopravvivenza, la sua forza interiore e
la sua indole guerriera; ancora di più ho approvato la scelta di consolidare lo
stretto legame che intercorre fra “Il
Gioco di Gerald” e “Dolores Claiborne”, un sottilissimo filo
rosso che collega i due libri (e adesso, per estensione, anche il film di
Flanagan al commovente dramma di Taylor Hackford “L'Ultima Eclissi”, che vi consiglio caldamente di recuperare….) sia da un punto di
vista tematico, che geografico e “temporale”.
In altre
parole: se non avete ancora letto il romanzo, fatelo.
Se non avete
visto il film, correte a rimediare.
Probabilmente
non importa l’ordine in cui
deciderete di approcciarvi alle due differenti versioni esistenti de “Il Gioco
di Gerald”. Ciò che conta, semmai, è che non abbiate a compiere l’errore fatale di lasciarveli
sfuggire! ;D
Giudizio
personale: 7.5/10
Ho apprezzato moltissimo il film, terrificante e mai noioso anche se c’era praticamente solo un personaggio in scena. Per certi aspetti credo di averlo apprezzato pure troppo: adesso sento proprio di non avere bisogno di leggere il libro XD
RispondiEliminaCapisco cosa vuoi dire, Kate... XD
EliminaMagari, dopo aver letto "Dolores Claiborne", tornerà a salirti un po' di curiosità! In fondo i due libri sono collegati, anche se attraverso un filo sottilissimo! ;D
D'accordissimo con te: peggio per chi finirà col perdersi questo bellissimo thriller ehehe! ;D
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