mercoledì 18 ottobre 2017

Il Gioco di Gerald (recensione film Netflix 2017)


Titolo originale: Gerald's Game
Regia: Mike Flanagan
Cast: Carla Cugina, Carel Struycken, Bruce Greenwood, Kate Siegel, Chiara Aurelia
Anno: 2017

Disponibile su Netflix

La trama:

"In una casa isolata su un lago, Jessie si piega all'ennesima fantasia sessuale del marito Gerald, che questa volta l'ammanetta al massiccio letto in legno. Ma quando umiliata, lei lo allontana con un calcio, l'uomo si affloscia inerte, stroncato da un infarto. Il tempo passa e Jessie, immobilizzata e dolorante, sembra votata a una morte lenta, resa ancora più atroce dalla comparsa di un affamato cane randagio e da un'ombra misteriosa e irreale che fa capolino nella stanza..."


Il Gioco di Gerald” è un film horror diretto da Mike Flanagan, già regista degli apprezzati “Oculus” e “Hush – Il Terrore del Silenzio”.
Basata sull'omonimo romanzo di Stephen King, la pellicola segue la brutale lotta per la sopravvivenza di una donna, Jessie (Carla Cugino), immobilizzata a letto a causa di un gioco erotico finito male e costretta a fare con i conti con demoni di ogni tipo: reali, immaginari o a metà strada fra questi due pericolosi estremi…

Quando ho saputo che Flanagan e Netflix avevano intenzione di unire nuovamente le forze per realizzare l’adattamento di quello che è sempre stato, a tutti gli effetti, uno dei miei libri preferiti, sono stata colta da uno stranissimo stato d’animo. Da una parte ero un po’ scettica, lo ammetto; un po’ perché, a questo punto, ho iniziato implicitamente a rassegnarmi al peggio, quando si tratta di versioni cinematografiche ispirate ai più formidabili best-seller targati King, e un po’ perché ho sempre considerato “Il Gioco di Gerald”, sottile e “densissimo” thriller psicologico, un’opera particolarmente controversa e difficile da trasporre in immagini.
Ovviamente c’era anche un’altra parte di me (si capisce), che a stento conteneva l’entusiasmo e che proprio non ha potuto fare a meno di esultare, soprattutto non appena ha scoperto che Flanagan (un regista che, sinora, ha sempre incontrato la mia piena approvazione…) si sarebbe occupato in prima persona di redigere la sceneggiatura, assieme allo “storico” collaboratore Jeff Howard (“Somnia”, “Ouija: L'origine del male”).

Vi starete magari chiedendo, a questo punto, quale delle due intrepide “Sophie” avesse ragione, a proposito dell’effettiva qualità de “Il Gioco di Gerald”. Non posso (e non intendo) fornire una risposta obiettiva a questo quesito; vi basti sapere che mi sono ritrovata a seguire le scene finali del film di Flanagan con il batticuore, la gola stretta in una morsa e gli occhi stracolmi di lacrime!
La verità è che “Il Gioco di Gerald” griffato Netflix è riuscito a esercitare, su di me, un impatto emotivo veramente fortissimo. Attraverso il film mi è sembrato di riuscire a ritrovare gran parte delle sensazioni, della rabbia e della profonda inquietudine scaturite dalla lettura del magnifico romanzo di King, a mio avviso uno dei suoi scritti più significativi, preziosi e sottovalutati.

Tanto per cominciare, ho apprezzato moltissimo l’interpretazione di Carla Cugino, per la prima volta alle prese con un ruolo da protagonista degno di questo nome, e ho addirittura adorato l’exploit di Bruce Greenwood, nei panni dell’insicuro e arrogante avvocato Gerald Burlingame.
La sceneggiatura, fedelissima al romanzo, riesce a barcamenarsi con stile e dignità attraverso le due principali esigenze narrative insiste nella pellicola: terrorizzare il pubblico, spingerlo a immedesimarsi completamente nella tremenda ordalia di Jessie, e al tempo stesso affrontare una tematica delicata e scottante quale quella che rappresenta (di fatto) il fulcro e la stessa ragion d’essere della storia.

Mi è piaciuta, inoltre, l’idea di affiancare a Jessie una sorta di “doppelganger”, un “doppio” in grado di incarnare il suo istinto di sopravvivenza, la sua forza interiore e la sua indole guerriera; ancora di più ho approvato la scelta di consolidare lo stretto legame che intercorre fra “Il Gioco di Gerald” e “Dolores Claiborne”, un sottilissimo filo rosso che collega i due libri (e adesso, per estensione, anche il film di Flanagan al commovente dramma di Taylor Hackford “L'Ultima Eclissi”, che vi consiglio caldamente di recuperare….) sia da un punto di vista tematico, che geografico e “temporale”.

In altre parole: se non avete ancora letto il romanzo, fatelo.
Se non avete visto il film, correte a rimediare.
Probabilmente non importa l’ordine in cui deciderete di approcciarvi alle due differenti versioni esistenti de “Il Gioco di Gerald”. Ciò che conta, semmai, è che non abbiate a compiere l’errore fatale di lasciarveli sfuggire! ;D


Giudizio personale: 7.5/10



4 commenti:

  1. Ho apprezzato moltissimo il film, terrificante e mai noioso anche se c’era praticamente solo un personaggio in scena. Per certi aspetti credo di averlo apprezzato pure troppo: adesso sento proprio di non avere bisogno di leggere il libro XD

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    1. Capisco cosa vuoi dire, Kate... XD
      Magari, dopo aver letto "Dolores Claiborne", tornerà a salirti un po' di curiosità! In fondo i due libri sono collegati, anche se attraverso un filo sottilissimo! ;D

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  2. Uno dei libri meno famosi, che apprezzo moltissimo è diventato uno dei migliori adattamenti KInghiani, rischia (forse) di essere oscurato dal nuovo "IT", ma chissene a me è piaciuto un mondo ;-) Cheers!

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    1. D'accordissimo con te: peggio per chi finirà col perdersi questo bellissimo thriller ehehe! ;D

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