La Biblioteca Invisibile, Vol. 2
"Mentre sta lavorando sotto copertura in una insolita e caotica Londra vittoriana, Irene Winters, spia della società segreta la Biblioteca Invisibile, scopre che il suo assistente Kai è scomparso, rapito dalla fazione dei fae, creature fatte di caos e magia, capaci di mutare forma e provocare disordini nei mondi corrotti. Considerando il legame di Kai con i draghi, acerrimi avversari dei fae, le ripercussioni del suo rapimento potrebbero essere fatali, non solo per il suo amico ma per interi mondi: Irene deve salvarlo e scongiurare l'Armageddon a ogni costo. Questa nuova difficile missione la porterà in un'oscura Venezia dove è sempre Carnevale e dove tutti sono perennemente in maschera. Questa volta, però, Irene non potrà contare sull'aiuto della Biblioteca Invisibile, ma dovrà fare affidamento soltanto sulle sue forze, per trovare e salvare Kai, trasgredendo diverse regole della società segreta cui appartiene e questo la lascerà sempre più sola..."
Da lettrice navigata, posso assicurarvi che ritrovarmi ad avere a che fare con “La Città Segreta”, il secondo volume della serie “La Biblioteca Invisibile” di Genevieve Cogman, ha rappresentato per me una delle esperienze più strane e fuorvianti di sempre.
Non posso affermare di aver amato incondizionatamente il primo libro, ma ne avevo senz'altro apprezzato diversi elementi, fra i quali, indubbiamente, la promettente idea di
fondo, la piacevolezza della trama, l’ironia dei personaggi, e l’eccentrico
umorismo british che ne condiva
allegramente l’atmosfera. Nel caso de “La
Città Segreta”, invece, non solo l’autrice sembra compiere un vistoso passo indietro, dal punto di
vista essenziale dello stile e dalla più basilare gestione delle tecniche narrative…
No, il problema è un altro: mentre leggevo, sono stata più volte sopraffatta
dalla sensazione di trovarmi alle prese con una specie di fan fiction, un libro i cui personaggi avevano a che spartire poco
e niente con gli intrepidi e divertenti protagonisti che avevo imparato a
conoscere attraverso le pagine de “La
Biblioteca Invisibile”.
Mi riesce veramente difficile cercare di focalizzarmi sui
lati positivi di questo sequel,
quando ogni singolo istante di lettura è stato in grado di garantirmi soltanto
una bella doccia fredda di noia, frustrazione, stizza e delusione. La verità è
che, secondo me, “La Città Segreta”
parte male dal principio, prendendo a deragliare per vie inesplorate (e che,
forse, avrebbero fatto meglio a restare tali…) praticamente fin dai primissimi
capitoli. Già soltanto la scelta di iniziare il libro imbastendo alla meno
peggio una sfilza di arruffate e frettolose zuffe da osteria con vari branchi
di anonimi scagnozzi mi è parsa bizzarra, per non dire avventata: la Cogman sarà
indubbiamente brava in molte cose, ma le
sequenze di combattimento non sono certo il suo forte, e credo che basti
sfogliare sommariamente “La Città Segreta”
per averne la prova inconfutabile e definitiva.
Un’altra cosa che non mi ha convinto è l’ambientazione veneziana, tragicamente piatta e stereotipata. Le
descrizioni della Cogman sono scarne e ripetitive in maniera ossessionante; in
pratica, l’autrice si limita a ribadire fino allo sfinimento che Venezia è una
città molto luminosa, che in diversi momenti sembra “galleggiare sull’acqua”, e che tutti i suoi palazzi sono fatti di
scalinate di legno e mura di marmo bianche e rosa. Non ho neanche ben capito
cosa abbia introdotto a fare personaggi fantomatici e inutili come i Dieci o il Doge, visto che nessuno di loro ha finito con il ricoprire alcun
ruolo attivo all’interno della trama (né delle eventuali sottotrame, visto che
non è possibile riscontrarne neppure una).
Il personaggio di Irene,
la protagonista Bibliotecaria, è
indubbiamente ben costruito: appare evidente come la Cogman abbia cercato di
riversare nella sua eroina gran parte della propria competenza e del proprio
inconfessabile amore per i rocamboleschi romanzi d’appendice ottocenteschi.
Eppure non sono riuscita a entrare in grandissima sintonia con la sua
personalità analitica e i suoi continui riferimenti alle leggi di probabilità e
alle conseguenze del Rasoio di Occam (qualsiasi cosa esso sia…), e di sicuro
non ho provato altro che fastidio e irritazione al cospetto di personaggi
secondari “acidi” e contradditori come Vale,
o deboli e piagnucolosi come il “povero” drago Kai. Silver, viceversa,
mi è piaciuto un po’ di più… e lo stesso vale per la maggior parte dei fae, praticamente l’unica nota di
colore all’interno della monotona e improbabile missione di salvataggio al
centro della trama de “La Città Segreta”.
Per quanto mi riguarda, comunque, la proverbiale “goccia che
ha fatto traboccare il vaso” può essere identificata nell’estrema povertà (per
non dire “dabbenaggine …) del cosiddetto “sistema
magico”. Il fatto che Irene abbia la facoltà di scandire una frase e far
avverare il suo contenuto semplicemente desiderandolo, francamente sa parecchio
di pigrizia creativa da parte dell’autrice, visto che il 95% degli ostacoli
previsti dall’intreccio finisce in questo modo per risolversi proprio grazie a
questa instancabile e formidabile abilità “magica”.
In estrema sintesi:
Il sottotitolo de “La Città Segreta”
avrebbe potuto benissimo essere: “Come
sprecare un’idea geniale e mandare all’aria un potenziale brillante in 255
pagine di puro e assoluto Niente”. So che la maggior parte dei lettori
americani ha adorato questo libro, ma per me la seconda avventura di Irene a
spasso nel Multiverso si guadagna un roboante e colossale: “No!”
Potete leggere QUI la mia recensione del primo volume della serie
Ciao! Io ho il primo volume da leggere ancora, volevo iniziarlo in occasione dell'uscita di questo secondo capitolo ma... sono un po' perplessa a questo punto XD
RispondiEliminaCiao, Autumn! ^^ Bé, in realtà, sappi che la maggior parte dei lettori americani ha amato questo sequel (soprattutto fra coloro che avevano apprezzato il primo libro). Quindi, se la cosa può consolarti, sappi che in questo caso specifico io mi sono rivelata una sorta di "dispettosa" mosca bianca, ehehehe! ;D
Eliminanon ho letto il primo e quindi tanto meno questo, che però tra ambientazione e personaggio stuzzica un po' il mio interesse; solo che mi pare di capire ti abbia deluso... Per ora magari passo :-D
RispondiEliminaNon è una saga che consiglierei a prescindere, Angela. Magari, come urban fantasy leggero o tipica "lettura da spiaggia" ci potrebbe anche stare, ma davvero nulla di più! ;D
EliminaMi spiace che si sia rivelata una lettura cosí deludente!! :(
RispondiEliminaGrazie, Sian! :D
EliminaCercherò di guardare il lato positivo: con tutte le serie che ho da leggere, e i nuovi volumi in arrivo nei prossimi mesi, almeno adesso saprò di avere una priorità in meno! XD