Probabilmente perché il nuovo show di Cary Joji Fukunaga ("True Detective") parla di persone così profondamente danneggiate dai traumi subiti da non essere più nemmeno in grado di distinguere chiaramente il confine fra realtà e immaginazione, passato e futuro, amore e disprezzo, colpa e innocenza. O magari è perché "Maniac" si spinge ancora oltre, arrivando a ipotizzare la tesi che, in fondo in fondo, noi adulti potremmo anche essere fatti tutti della stessa pasta... Fragili creature, gli esseri umani, in fondo, no? Bambolotti danneggiati e un tantino sfigurati, dal punto di vista psichico-emotivo, oltre che costantemente perseguitati dalla voce di un passato che, qualche volta, riesce a parlarci con voce più viva e cristallina del presente stesso. Come se il nostro '' io'' infantile a volte facesse solo finta di non avere il pieno controllo delle nostre vite, e le guidasse incontro alla rovina soltanto per balzare via dal sedile del passeggero un secondo prima dello schianto, scrollare le spalle e andarsene via fischiettando.
Sia come sia, la verità è che credo di aver amato "Maniac" dall'inizio alla fine. Quasi tutte le scelte di Fukunaga si sono rivelate vincenti, dopotutto, e l'estrema originalità della trama (per non parlare dell'impianto narrativo, della colonna sonora o della fotografia) hanno contribuito a creare una delle più commoventi, appassionanti e sofisticate miniserie che io abbia mai visto.
Il cast (che comprende, oltre a una versatilissima Emma Stone e a un piacevolmente pacato Jonah Hill, anche l'ottimo Justin Theroux e un "mostro sacro" del grande cinema di una volta del calibro di Sally Field) si è rivelato altrettanto convincente, per non dire brillante. La Stone, in particolare, ci ha regalato in questa occasione una delle prove più incisive e memorabili della sua carriera; la sua Annie, con tutte le sue debolezze, i suoi fantasmi, la sua grinta e i suoi spigoli taglienti, continuerà probabilmente a popolare i corridoi della nostra immaginazione per un bel po', solleticando zone d'ombra e recessi segreti della nostra psiche.
Eppure "Maniac" non significa solo soffermarsi a riflettere su temi seri e importanti come nervosi, lutto o mal di vivere; c'è anche il fattore intrattenimento da tenere in considerazione, e il divertimento generato da una messa in scena che tira in ballo una stroboscopica commistione fra i generi (indovinate un po' quale sarà stata la mia parte preferita?!) e un'autentica pletora di dialoghi irresistibili.
Il tutto avvolto in un soffuso alone di "vaghezza" onirica, un morbido e (più o meno) confortevole limbo che si trasforma nello scenario ideale per confrontarsi con le proprie paure (nonché con i megalomani sogni deliranti di un'umanissima IA impazzita).
Alla resa dei conti, credo che "Maniac" mi sia piaciuto soprattutto perché, anziché crogiolarsi nella terribile disperazione esistenziale di "True Detective", la serie si sforza di trattare i suoi argomenti in preda a qualcosa che si avvicina molto di più al mio personale modo di sentire: vale a dire la triste consapevolezza di doversi spesso rassegnare ad accettare il fatto che le cose brutte accadono senza un motivo, e che a volte semplicemente si rimane soli perché sì.
Ma non è detto che sia per sempre, o che questa condanna debba per forza sancire la nostra fine. Qualche volta l'universo può anche dimostrarsi gentile, e mandare sulla nostra strada un amico in grado di restituire una parvenza di colore e significato al frenetico stato di entropia generale.
In fondo, come direbbe forse Owen, basta guardarsi attentamente intorno, e cercare i segni giusti nei luoghi più insospettabili...
PS: è stato detto e ribadito in più di un'occasione che "Maniac" non avrà una seconda stagione. Eppure, non pensate che sarebbe interessante scoprire su quali altre incredibili (e inquietanti) meraviglie potrebbero star lavorando i tecnici della potente multinazionale responsabile della creazione di Gertie? Chissà da quanti piani sarà composto in totale il monumentale palazzo della loro corporazione...
In estrema sintesi: Per quanto mi riguarda, uno dei prodotti televisivi migliori dell'anno, se non il migliore in assoluto. Eccentrico, surreale, imprevedibile e geniale, "Maniac" rappresenta un autentico fiore all'occhiello per Netflix, oltre che una serie assolutamente imperdibile per chiunque abbia un cuore pulsante...
Purtroppo, invece, io l'ho trovato una delusione cocente. Tecnica a parte, non ci ho trovato barlumi di novità. Sembra la versione autoriale, a tratti, di The Generi di Maccio Capatonda. Il pregio, ma grandissimo, è un Jonah Hill a sorpresa, mentre mi hanno un po' irritato le smorfie della Stone (com'era bella ai tempi di Easy Girl: nutritela, ché magro è brutto).
RispondiEliminaSono d'accordo con te solo sul fatto che magro è brutto, ahahaha! :P Il personaggio di Emma Stone in questa serie, viceversa, mi ha emozionato tantissimo; penso che il penultimo episodio mi sia costato mezz'ora abbondante di pianto o giù di lì! Ma anche l'ultimo, a essere del tutto sincera! XD
EliminaOk, mi hai convinta! Nei prossimi giorni la comincio :)
RispondiEliminaGrande, Giada! Sono contenta! :D
EliminaSpero che ti piacerà! ^____^
non so se è il mio genere ma mi incuriosisce molto!
RispondiElimina"Maniac" contiene un po' di tutto, Valentina: il fatto che la sceneggiatura giochi tantissimo con il fattore della contaminazione fra i generi è stato uno degli elementi che ho apprezzato di più. Se mai dovessi guardarlo, spero che ti piacerà! ^____^
EliminaIo sono riuscita ad iniziarla! Però la mia visione procederà abbastanza a rilento, perché la sto guardando insieme al mio ragazzo e dato che non solo non conviviamo, ma non viviamo nemmeno nella stessa città, riuscire a trovare il tempo per guardarla non è sempre facile. Però al momento mi sta piacendo, anche se non credo che arriverò ad apprezzarla tanto quanto te :)
RispondiEliminaAllora spero tanto che continui a piacervi, Sian! E magari anche a commuovervi un po', come è successo a me! ^^
EliminaGrazie per la tua recensione! 😊
RispondiEliminaGrazie infinite a te per la visita, Vanessa! ^____^
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