Disponibile in lingua inglese
“In un remoto villaggio circondato dalle foreste, sul confine fra Moldavia e Ucraina, le sorelle Liba e Laya sono state allevate circondate da dolci odori speziati e dal leggero mormorio delle preghiere. Ma quando una truppa di uomini misteriosi fa la sua comparsa, Laya cade sotto il loro incantesimo – nonostante la madre le avesse severamente avvertite di prestare molta, molta attenzione a questi sconosciuti. Ma il punto è che questo non è neanche il solo pericolo in agguato nei boschi. Mentre una forza oscura si avvicina al loro piccolo villaggio, Liba e Laya scoprono un segreto di famiglia tramandato di generazione in generazione. Costrette ad affrontare un’eredità magica di cui non avevano mai sospettato l’esistenza, le sorelle realizzano finalmente che le vecchie fiabe potrebbero essere vere, dopotutto… e che, stavolta, potrebbero anche essere la chiave per la salvezza di tutti.”
“The Sisters of The Winter Wood” è un retelling in salsa YA de “Il Mercato dei Goblin”, un famoso
poemetto di Christina Rossetti (una
poetessa britannica di cui sentii parlare per la prima volta solo una manciata
di anni fa, leggendo il suggestivo romanzo gotico “La Tomba Proibita” di Tim Powers). Rena Rossner, in ogni caso, ha condito il tutto con un pizzico di folclore russo, e con una strabordante
dose di riferimenti alla cultura ebraica.
Ora, lasciate che ve lo dica: quella di cui vi accingo a
parlarvi si è rivelata una delle esperienze di lettura più bizzarre, singolari
e, ehm, francamente ridicole di tutta la mia vita. Non so bene neanch'io da dove
cominciare; perciò, nel dubbio, credo che esordirò spiegandovi che “The Sisters of The Winter Woods” segue,
a capitoli alterni, i punti di vista delle due sorelline adolescenti Liba e Laya, tanto diverse l'una dall'altra quanto il giorno dalla notte.
Nonostante le differenze, le ragazze si considerano molto legate... Dico “si considerano” perché, boh?! A parte un paio di spiazzanti episodi
di natura vagamente incestuosa, non è che mi sia parso di imbattermi in momenti
di interazione particolarmente rilevanti, fra le due protagoniste. Ma d’accordo…
concediamo pure all'autrice il beneficio del dubbio, quanto meno da questo
punto di vista.
La profondità
psicologica dei personaggi di questo libro si avvicina molto a quella di
Paris Hilton in un momento di blackout causato da abuso di alcolici, un cinque
secondi abbondanti prima di schiantarsi con la macchina contro un palo della
luce a caso. Il problema è che la natura opposta delle due protagoniste viene
resa in maniera troppo semplicistica e schematica, secondo me; una divisione
categorica, che si riflette nella struttura stessa del romanzo. Per cui Liba,
la sorella posata, concreta e pragmatica, si esprime in prosa; mentre Laia, la sorella eterea, delicata e sfuggente, si
esprime per mezzo della poesia.
Solo che si tratta, per citare l’interessante recensione di Liz
Bourk letta su Tor.com, di rime parecchio strane, nel senso che non
seguono nessuna metrica e sfruttano pochissime figure retoriche. Non si capisce
nemmeno bene perché l'autrice si prenda la briga di andare a capo alla fine di
ciascun verso; in effetti, se solo decidessimo di non tener conto di tutte queste
interruzioni, ci accorgeremmo facilmente che si tratta di normalissime
frasi, del tutto simili a quelle contenute nei capitoli di Liba. L’unica
particolarità che balza all’occhio, secondo me, è l'uso insistente e ossessivo
della parola “wet” in posizione
chiave, uno stratagemma che la Rossner intende magari usare per cercare di aumentare
la carica erotica (?!) del romanzo,
in omaggio sempre al poema originale della Rossetti.
Per essere un libro che esordisce presentando un'intrigante
premessa alla “Wolf Children”, a ogni
modo, l’intreccio di “The Sisters of The
Winter Wood” riesce a degenerare sorprendentemente in fretta. A livello di trama, infatti, la Rossner si limita a seguire un copione ben collaudato.
Liba e Leya incontrano un paio di giovanotti aitanti e scoprono l'amore per la prima volta. Da questo
momento in poi, le nostre due impavide eroine non faranno altro che riversarci
addosso il loro inevitabile scroscio di turbamenti e piagnistei adolescenziali
da primadonna sull'orlo di una crisi di nervi (con tanto di fughe a rotta di
collo con le guance rigate di lacrime e petti annaspanti per i troppi
singhiozzi...) da qui al gran finale, un paio di capitoli talmente frettolosi e
abborracciati da far pensare a una specie di farsa in costume.
Il tentativo di inserire le cruciali tematiche del razzismo e dell'antisemitismo sullo sfondo di questa chiassosa sciarada
sentimentale mi è parso un po' tardivo, per non dire inopportuno, anche se ho
quantomeno apprezzato la forte componente d'orgoglio
per le proprie radici che sembra accompagnare
alcuni passaggi del libro nello specifico.
Ormoni e fede... Se dovessi riassumere in due parole il
contenuto di “The Sisters of The Winter
Wood”, vi direi che l'obiettivo dell’autrice era proprio quello di
tracciare un’edificante parabola morale sulla stretta interconnessione che potrebbe
esistere, in determinate circostanze, fra questi due temi così apparentemente
lontani e antitetici.
Ah, bè…
I dialoghi, se
non altro, si sono rivelati abbastanza esilaranti, soprattutto considerando il
fatto che, nel fiabesco mondo creato dalla Rossner, la gente si limita per il
90% del tempo a ciangolare incessantemente di sentimenti, corna e patemi;
preferibilmente con il corpo scosso dai singhiozzi, mentre si è intenti a
vagolare nei boschi con gli occhi offuscati dalle lacrime, e sempre e comunque con una mano premuta sul petto in segno di alta tensione drammatica…
In estrema sintesi:
Dopo un paio di capitoli vagamente
convincenti, il libro d’esordio di Rena Rossner fa presto a trasformarsi nel
classico YA senza arte né parte. La sottile vena eccentrica di questo retelling ne rappresenta forse l’unica
nota apprezzabile…
"La profondità psicologica dei personaggi di questo libro si avvicina molto a quella di Paris Hilton in un momento di blackout causato da abuso di alcolici, un cinque secondi abbondanti prima di schiantarsi con la macchina contro un palo della luce a caso." Mi hai uccisa XD Comunque vedrò di starmene ben lontana da questo romanzo!
RispondiEliminaOttima idea, Giada! :D
EliminaCon tutti i bei libri che ci sono in giro da leggere, questo secondo me può restarsene tranquillamente sugli scaffali! :P
La profondità psicologica dei personaggi mi intriga, ma ho il forte sospetto che la tua descrizione sia molto più particolareggiata dei personaggi in sé XD
RispondiEliminaStarò bene alla larga da questo libro, e mi spiace che una cover così bella sia stata sprecata su un libro che se la merita così poco u_u
Infatti la copertina piaceva tantissimo anche a me... che spreco! :(
EliminaPurtroppo l'ho trovato davvero indifendibile, come romanzo... l'unica nota positiva è che a tratti mi ha fatto un po' ridere, anche se del tutto involontariamente! XD