Middlewest, Vol. 1
Potete acquistarlo QUI in italiano
“Middlewest” è
una graphic
novel scritta da Skottie Young
e illustrata da Jorge Corona. In
Italia il primo volume è uscito di recente, edito dalla Bao.
La trama ha un
piacevole retrogusto classico, proponendosi come una sorta di via di mezzo fra
“Il
Mago di Oz” di Frank L. Baum e “Abarat” di Clive Barker. Un’avventura
fantasy di stampo abbastanza
tradizionale, insomma, che però tende a strizzare l’occhio alla modernità attraverso una serie di dialoghi scaltri e irriverenti (non per
niente, Young è stato il diretto responsabile di una delle più recenti run di “Deadpool”….), che fortunatamente non corrono mai il rischio di
diventare triti o grossolani.
Fra saggi animali-guida parlanti, funeste maledizioni di
famiglia e pittoreschi personaggi secondari di ogni tipo si snodano le vicende
narrate in questi primi capitoli delle gesta di Abel, un ragazzino abbandonato dalla madre e cresciuto in compagnia
di un padre violento e autoritario
che sembra intenzionato a fare veramente del suo peggio, pur di riuscire ad abbassare l’autostima del figlio sotto i minimi storici. Nel bel mezzo di una tempesta portentosa, l’uomo perde
definitivamente il controllo e comincia a trasformarsi in un mostro ululante, collerico, cattivo,
imprevedibile. Il ragazzo decide allora di fuggire di casa, spinto dal terrore
e da una rabbia primordiale, che comincia a ruggirgli in petto nei momenti di
difficoltà e che si manifesta sul suo petto sotto la forma di un oscuro “marchio”.
Amici leali cercheranno di salvare la sua anima dal maleficio, ma lungo la strada Abel sarà anche costretto a
confrontarsi con ciò che più lo spaventa al mondo…
Ho sentito dire che, con la fortunata serie “Odio Favolandia” (che mi ripropongo assolutamente di recuperare,
possibilmente in tempi brevi…) Skottie Young è stato in grado di realizzare un
piccolo classico del genere, sovversivo, originale e ironicamente brillante.
Non sono del tutto sicura che “Middlewest”,
pur essendosi rivelato gradevole, ambizioso ed esteticamente accattivante, sia
destinato a seguire lo stesso destino… Malgrado
tutti i suoi pregi, temo infatti di aver trovato l’intreccio un tantino
prevedibile. Come se non bastasse, mi sono ritrovata a chiedermi in più di
un’occasione se alcuni particolari episodi di questo primo volume non andassero
a ricoprire uno scopo più ricreativo (cioè, riempitivo) che narrativo in senso
vero e proprio, ecco.
Eppure non posso fare a meno di apprezzare e lodare l’intenzione
di realizzare uno YA a fumetti in
salsa fantastica che non si esime dal trattare un paio di tematiche molto, molto serie, senza per questo andare a sottrarre
nulla in termini di azione, miracoli, creature incantate e magia. Leggendo si
ha peraltro l’impressione di trovarsi
alle prese con un’opera che, pur non brillando in termini di originalità,
riesce comunque a distinguersi e a trovare un suo ritmo, una sua fluidità
peculiare, una sua identità specifica.
Come se questo progetto contasse parecchio per i suoi autori, due nomi di
grandissimo rilievo nel mondo del fumetto; come se entrambi avvertissero
acutamente l’esigenza di raccontare questa storia e di trasmettere il suo messaggio.
Il fantasy (continuo a ripeterlo da anni) è uno dei generi più versatili e "plastici" dell'universo. Sfruttando il suo immaginario, stravolgendo le sue convenzioni e facendo ricorso al linguaggio metaforico, puoi raccontare qualsiasi tipo di storia senza la benché minima difficoltà; seria o leggera, o qualcosa a metà strada fra i due estremi, come in questo caso... Non esiste davvero limite alle sue potenzialità!
Il fantasy (continuo a ripeterlo da anni) è uno dei generi più versatili e "plastici" dell'universo. Sfruttando il suo immaginario, stravolgendo le sue convenzioni e facendo ricorso al linguaggio metaforico, puoi raccontare qualsiasi tipo di storia senza la benché minima difficoltà; seria o leggera, o qualcosa a metà strada fra i due estremi, come in questo caso... Non esiste davvero limite alle sue potenzialità!
E poi le illustrazioni di “Middlewest” sono assolutamente stupende, ragazzi! Ma c’è di più:
grazie al tocco magico di Jorge Corona, alla sua miracolosa capacità di rendere
l’espressività dei personaggi e di restituirci un ritratto al tempo stesso
variopinto e un po’ nostalgico della vasta regione americana che incarna
l’ambientazione prescelta, mi è sembrato che il viaggio di Abel riuscisse a prender vita in maniera inaspettata.
Come non restare impietriti di fronte al ritratto a tutta pagina di una delle
burrascose esplosioni di violenza di un padre come il suo, o non sentirsi
stringere il cuore alla vista dell’ombra di lui che torreggia, implacabile e
gonfia di dolore, sulla figurina tremante e annichilita del ragazzo… L’impatto
emotivo è garantito!
Leggerò senz’altro i prossimi volumi, insomma. Fatemi sapere
se avete intenzione di farlo anche voi, o se in alternativa avete qualche altro
bel titolo da consigliarmi! :)
Giudizio personale:
7.0/10
Nonostante concordi con tutto quello che hai scritto, tra me e questo volume non è scattata la scintilla: per tutta la lettura mi sono sentita "scollegata" dalla storia e dai personaggi, al punto che non credo che prenderò i prossimi volumi :(
RispondiEliminaChe peccato! :(
EliminaA volte è successo lo stesso anche a me: magari non sarei in grado di citare alcun difetto in un libro appena letto o in un film appena visto, eppure, per qualche strano motivo... Nulla da fare: niente magia!