venerdì 2 ottobre 2020

Unfinished Books #1: "L'Ultimo Sorriso di Sunder City", di Luke Arnold

 


"L'ultimo sorriso di Sunder City" è il primo romanzo della serie dedicata a Fetch Phillips, un investigatore privato che vive in un mondo rimasto senza magia. "Voglio un caso vero. Un'occasione di fare qualcosa di buono. Perché è colpa mia se la magia non tornerà mai più. Mi chiamo Fetch Phillips, come è scritto sulla porta. Ci sono tre cose che dovreste sapere prima di ingaggiarmi: La mia sobrietà vi costa un extra. I miei servizi sono confidenziali. Non lavoro per gli umani. Niente di personale, perché sono umano anch'io. Ma dopo quanto successo, non sono gli umani ad aver bisogno del mio aiuto".


Con questo libro ho deciso di inaugurare una nuova rubrica, “Unfinished Books”: ovviamente spero di doverla rispolverare il meno possibile, ma mi sembrava carino spendere due parole anche a proposito di tutti quei titoli che non ho riesco/non ho assolutamente intenzione di finire.

Purtroppo “L’Ultimo Sorriso di Sunder City” rientra in quest’ultima categoria; un fatto sorprendente, considerando l’alto tasso di popolarità di cui gode il libro d’esordio di Luke Arnold presso un vasto pubblico di appassionati. Non me ne starò assolutamente qui a elencarvi i motivi per cui secondo me non dovreste leggerlo. Anzi: se la trama vi ispira, se pensate che una commistione fra urban fantasy e hardboiled alla Raymond Chandler possa fare al caso vostro, vi esorto caldamente a buttarci un’occhiata. Io e “L’ultimo sorriso di Sunder City” ci siamo rivelati incompatibili sotto almeno trecento punti di vista, ma questo non vuol dire che la cosa debba applicarsi nel vostro caso. Se avete apprezzato film come “Bright”, ibridi e deliberatamente pasticciati, o serie tv un po’ sordide alla “Carnival Row”, può ben darsi che questa lettura riesca a illuminarvi la giornata.

Personalmente ho deciso di mollare l’esperimento a metà, vale a dire nel momento preciso in cui mi sono resa conto che un meteorite gigante avrebbe potuto abbattersi sul mondo fittizio inventato da Arnold, sterminando nel processo ogni singola forma di vita, senza che per me facesse una sola lira di differenza. Da un punto di vista tecnico, trovo che la struttura de “L’ultimo sorriso di Sunder City” sia abbastanza difettosa (disastrosa?), ma alla resa dei conti non è stato questo il problema principale.

Trama inesistente a parte, non sono riuscita a provare un’oncia di simpatia né per il protagonista né per i personaggi secondari. Peggio ancora, non riuscivo a visualizzare niente… una quantità scandalosa di flashback e infodump buttati alla rinfusa in mezzo alle pagine per cercare di rimpolpare un po’ il plot non hanno fatto nulla per migliorare quest’impressione. L’umorismo nero della voce narrante deve aver perso una parte della propria efficacia durante la traduzione (oppure sono proprio io che non ci arrivo), perché a un certo punto ha cominciato a sembrarmi sempre più evidente la ragione per cui a Sunder City dev’essersi verificata una tale penuria di sorrisi.

Ho provato a saltare qualche pagina e perfino a sbirciare il finale, per vedere se riuscivo a trovare da qualche parte una ragione per rimettermi in riga, ma niente: in ogni caso, considerando le premesse – una sorta di apatia diffusa, come quel vago senso di scoraggiamento esistenziale che precede la mezz’ora prima di un appuntamento dal dentista – difficilmente mi sarebbe stato possibile trarre grandi soddisfazioni dallo scioglimento. :(

E voi, amici, avete già letto “L’Ultimo Sorriso di Sunder City”? Come l’avete trovato?



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