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"Dopo aver assistito al brutale omicidio della madre, trucidata dai cacciatori di streghe, Evey giura di vendicarla e di rintracciare i suoi assassini. Ma ha promesso alla donna che si sarebbe occupata di sua sorella, Dill, e che avrebbe tenuto la bambina al sicuro, a qualsiasi costo. Quando la seta di sangue e giustizia si solleverà, pronta a travolgerla come una gigantesca ondata di marea, riuscirà Evey a rispettare il suo giuramento e ad abbracciare la magia che si staglia sul suo destino? O sarà il suo lato oscuro a prendere il sopravvento?"
“Witch” è il libro d’esordio dell’autore britannico Finbar Hawkins. Uno YA emozionante e
abbastanza particolare, che fa della commistione fra l’elemento storico e quello fantastico
uno dei suoi principali motivi di pregio. Se dovessi citarvi un titolo di
riferimento, vi consiglierei di pensare al bellissimo “La Ragazza Falco” di
Joseph Elliott; ma con dei toni estremamente più
cupi, violenti e deliziosamente pagani.
La trama di “Witch” si dipana nel bel mezzo del Somerset, nel 1646, in piena guerra civile.
L’adolescente Evey ha un
temperamento ribelle e impulsivo. Sua madre e la sua sorella più giovane, Dill, hanno tutte le intenzioni di
adoperare le loro innate abilità di
guaritrici al servizio della comunità, ma Evey si rifiuta di apprendere le
arti stregonesche e seguire le loro orme. Il rapporto complicato con sua madre
e la gelosia nei confronti di Dill le impediscono di capire fino a che punto la
sua famiglia stia cercando di prendersi cura di lei. Ma poi un branco di
sedicenti cacciatori di streghe
bussa alla porta e manda il loro mondo all’aria: gli uomini, ex soldati al
servizio del re, massacrano la madre di Evey, costringendo le due sorelle a
fuggire nel bosco. Le ragazze, braccate come animali, in qualche modo riescono
a fuggire; ma Evie continua a vedere l’immagine del corpo straziato e
sanguinante di sua madre ovunque posi lo sguardo, come un fantasma che la
perseguita dall’oltretomba. Perciò giura di vendicarsi, costi quello che costi, e di spazzare via dalla faccia
della Terra i mostri che hanno
distrutto la sua famiglia…
Lo stile di Finbar
Hawkins, modellato sull’inglese arcaico
degli anni in cui è ambientato il romanzo, è uno dei tratti più peculiari e
interessanti del romanzo. La trama ci fa pensare a un “Kill Bill” incontra “The
VVitch”; e, dal punto di vista dell’intreccio vero e proprio, posso
confermarvi che questi due modelli cinematografici giocano di sicuro un ruolo
fondamentale. Ma l’inclinazione di Finbar Hawkins all’introspezione e al lirismo
poetico, unita alla sua sensibilità nei confronti del linguaggio
(neo-)pagano e del mondo naturale, conferiscono al suo libro un’impronta
originale e coinvolgente che, in qualche modo, trascendono ogni tentativo di
paragone.
Il focus della narrazione è tutto incentrato sul mondo interiore di Evey, badate; una
scelta che fa presto a svelare la sua natura di arma a doppio taglio, dal
momento che, se, da una parte, permette a noi lettori di avvertire il dramma della protagonista con un
maggiore grado di autenticità e coinvolgimento, dall’altro ci rende quasi
impossibile concentrarci sulle scarne
descrizioni o sul resto dei
personaggi, mere ombre al servizio della sciarada personale in atto nella
mente di Evey. Dalla foschia di rabbia e disperazione che annebbia
costantemente la percezione della nostra protagonista, cercano di emergere
soprattutto Dill – non a caso, il rapporto
fra le due sorelle costituisce il cuore pulsante della narrazione – e la valorosa
Annie Occhi-Verdi, la nobildonna
dall’indole ribelle con cui Evey arriva a instaurare una relazione di
amicizia-che-tende-costantemente-verso-qualcosa-di-più. Molti villains, invece, risultano
praticamente intercambiabili. “Cani
rabbiosi”, li apostrofa Evey, nella sua mente. Gli assassini di sua madre, e,
naturalmente, ha senso che lei li veda e percepisca soltanto in questa luce, mostri disumani senza volto, da abbattere senza pietà e senza tregua. Ma
per noi lettori, dopo un po’, diventa difficile tenere traccia di chi sia
esattamente chi, dal momento che la caratterizzazione dei cacciatori di streghe
risulta pressoché inesistente. Il villain “a sorpresa” di fine libro si rivela
leggermente più interessante, ma devo ammettere di aver gradito la frettolosità
dello showdown definitivo soltanto fino a un certo punto.
Mentre leggevo “Witch”
– lo confesso – non riuscivo a fare a meno di pensare a quali vette l’opera di Finbar
Hawkins avrebbe potuto ambire, se soltanto l’autore avesse deciso di scrivere un libro per adulti, invece di uno YA.
Il target di riferimento, purtroppo, in questo caso impone un senso di limitazione che, secondo me, arriva a compromettere pesantemente
l’efficacia potenziale del materiale di partenza. La vena poetica e il
simbolismo aulico aiutano a compensare l’assenza
di passaggi espliciti soltanto fino a un certo punto; con una trama del genere, “Witch” avrebbe potuto tranquillamente
aspirare a diventare uno dei libri fantasy più innovativi, femministi e
grintosi dell’anno… ma Hawkins, chiaramente, a beneficio del suo giovane
pubblico si trattiene e si contiene, concedendo fin troppi punti alle esigenze
del proprio sottogenere di riferimento.
Nonostante questo, reputo “Witch” un promettente e solido romanzo d’esordio. Se il tempo mi
darà ragione, Hawkins passerà alla narrativa per adulti nel giro di pochi anni;
e sarà un traguardo, poiché ritengo che le sue inclinazioni naturali lo
spingano fortemente in quella direzione.
mi ha colpito, a primo impatto, la cover, ha un che di misterioso e anche lo sfondo storico, con la mescolanza di fantasy, mi pare sembra interessante :)
RispondiEliminabuona domenica pomeriggio!
Ciao, Angela, grazie mille! ^^
EliminaE' un libro interessante, soprattutto per chi ama le ambientazioni storiche un po' sui generis :)
Smettila di pubblicare cose che voglio e non so se verranno tradotteee
RispondiEliminaMai! :P Altrimenti, come faccio a convincerti a passare al lato oscuro della Forza e a cominciare a leggere in lingua? ;D
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