mercoledì 20 gennaio 2021

Recensione: "Ruinsong" di Julia Ember

 

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"In un mondo in cui solo cantare può spalancare le porte della magia, una potente maga di nome Cadence viene costretta a torturare la nobiltà caduta in disgrazia del suo Paese agli ordini di una regina spietata. Ma quando si ricongiunge con una vecchia amica di infanzia, un'aristocratica con dei forti legami nell'ambito della ribellione, Cadence viene chiamata a compiere una scelta fatale: unirsi alla resistenza e fermare il giogo dell'oppressione, oppure continuare a seguire il volere della regina e trasformarsi a sua volta in un mostro." 


Ruinsong” è un libro fantasy per ragazzi scritto dall’autrice americana Julia Ember. I bene informati lo descrivono come un retelling del romanzo “Il Fantasma dell’Opera” di Gaston Leroux; non avendo letto l’opera in questione, però, non saprei dirvi fino a che punto questa affermazione possa avere un fondamento.

La trama prevede la presenza in scena di due eroine, una potentissima maga adolescente di nome Cadence e una ragazza aristocratica amante dei cavalli e dei bei vestiti chiamata Remi. Le protagoniste si muovono sullo sfondo di un regno corrotto, tenuto in scacco dai temuti stregoni al servizio della Regina Helen, l’usurpatrice che, dopo aver costretto i nobili a fuggire dalla capitale, li costringe a sottoporsi a una tremenda ordalia annuale di sofferenza. La Regina controlla anche l’Accademia di Magia e si riserva il diritto di prendere sotto la sua ala tutti gli studenti più promettenti, fra i quali ovviamente spicca anche Cadence. Anzi, la ragazza possiede un talento magico talmente sconfinato da diventare in breve una sorta di figlia adottiva per Helen, sebbene la sua educazione venga portata avanti nel modo più rigido e crudele possibile. Nel frattempo, la nobile Remy entra in contatto con un mondo sotterraneo di contatti e rivoluzionari in incognito; una rete che in breve – manco a dirlo – finirà per condurla alle soglie del palazzo in cui dimora Cadence. Fra le due sboccerà un’amicizia speciale, destinata a sgretolare tutte le loro certezze e a cambiare le sorti del reame…

Considerando l’antifona, la verità è che non mi aspettavo nulla di particolarmente esaltante dalla lettura di “Ruinsong”. La trama, purtroppo, suona di già sentito da almeno trentamila chilometri di distanza; voglio dire… un trono rubato? Una corte opulenta e spietata? Ribelli diciassettenni che lottano per la restaurazione della pace e della giustizia? D’altro canto, la premessa narrativa sembrava alludere anche alla presenza di un sistema magico basato sulle scale musicali e di un’ambientazione deliziosamente decadente, due fattori che, in teoria, sarebbero dovuti bastare a garantire almeno un pizzico di originalità e divertimento, giusto?

Mmm...
Forse no! XD

Ruinsong” si è rivelato, alla resa dei conti, uno dei libri young adult dagli elementi più “basici” e riciclati che abbia mai letto. Un titolo che fa della scorrevolezza e della semplicità i propri principali marchi di fabbrica, e che dimostra di non avere assolutamente nulla da aggiungere alla lunga tradizione offerta dai suoi predecessori.

La narrazione risulta piatta, terribilmente espositiva; una successione pressoché interminabile di quelli che lettori più generosi di me saranno forse pronti a definire “monologhi interiori”, ma che io ormai sono tenuta a chiamare col loro nome: vale a dire tediosi pipponi a scopo didascalico che servono a preparare il terreno per un’immensa coltura a base di infodump e altre sciatterie assortite. La caratterizzazione delle due protagoniste procede a forza di cliché e asserzioni, peraltro senza che nessuna delle due riesca a distinguersi in modo particolare dall’altra. Non riesco a spiegarmi perché la Ember abbia scelto di adottare due voci narranti in prima persona, fra l’altro, né per quale diamine di ragione abbia voluto intestardirsi ad alternare i punti di vista di Remi e Cadence: il cambio di prospettiva non fa altro che accentuare i limiti dei suoi personaggi, mettendone al contempo in rilievo la reciproca intercambiabilità. Anche la love story – telefonata e priva di tensione – mi è parsa noiosa e forzatissima; un classico caso di insta-love che non genera attriti né batticuore né passione.

Se è vero che la costruzione della trama mi ha deluso (con il suo agghiacciante deus ex machina finale, i suoi colpi di scena raffazzonati e un paio di personaggi-chiave liquidati in quattro o cinque paragrafi di arida esposizione scolastica…), probabilmente è meglio che non cominci neanche a parlare della superficialità del world-building, o del livello assolutamente disneyano di quel decantato sistema magico.

L’unica cosa che contraddistingue “Ruinsong” da molti altri YA dello stesso genere, in definitiva, è l’estrema violenza grafica che caratterizza alcune scene delle sue scene di intermezzo, nonché l’innegabile appeal di una villain che avrebbe meritato più attenzione. Anzi, personalmente, avrei tagliato del tutto l’arco narrativo dedicato a Remi (tenendo al massimo in serbo il suo personaggio come love interest, dal momento che la sua promozione a co-protagonista appare del tutto ingiustificata) e avrei concentrato il focus della narrazione sul rapporto genitoriale abusivo e squilibrato fra Cadence e la Regina. Lasciando magari stare il classico cliché dell’“omnia vincit amor”, e provando piuttosto ad offrire al pubblico un prodotto dal taglio un tantino più maturo e originale.

 

Giudizio personale:

5.0/10


2 commenti:

  1. Peccato che si sia rivelato una delusione, visto quanto trovo bella la copertina avevo sperato che fosse all'altezza :(

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    Risposte
    1. Infatti, anch'io! :(
      Invece il divario fra contenuto e bellezza della copertina non avrebbe potuto essere più abissale, sigh! ç___ç

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