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"In un mondo in cui solo cantare può spalancare le porte della magia, una potente maga di nome Cadence viene costretta a torturare la nobiltà caduta in disgrazia del suo Paese agli ordini di una regina spietata. Ma quando si ricongiunge con una vecchia amica di infanzia, un'aristocratica con dei forti legami nell'ambito della ribellione, Cadence viene chiamata a compiere una scelta fatale: unirsi alla resistenza e fermare il giogo dell'oppressione, oppure continuare a seguire il volere della regina e trasformarsi a sua volta in un mostro."
“Ruinsong” è un libro
fantasy per ragazzi scritto dall’autrice americana Julia Ember. I bene informati lo descrivono come un retelling del romanzo “Il
Fantasma dell’Opera” di Gaston Leroux; non avendo letto l’opera in
questione, però, non saprei dirvi fino a che punto questa affermazione possa
avere un fondamento.
La trama prevede
la presenza in scena di due eroine, una potentissima maga adolescente di nome Cadence
e una ragazza aristocratica amante
dei cavalli e dei bei vestiti chiamata Remi.
Le protagoniste si muovono sullo sfondo di un regno corrotto, tenuto in scacco dai temuti stregoni al servizio
della Regina Helen, l’usurpatrice
che, dopo aver costretto i nobili a fuggire dalla capitale, li costringe a
sottoporsi a una tremenda ordalia
annuale di sofferenza. La Regina controlla anche l’Accademia di Magia e si
riserva il diritto di prendere sotto la sua ala tutti gli studenti più
promettenti, fra i quali ovviamente spicca anche Cadence. Anzi, la ragazza
possiede un talento magico talmente sconfinato da diventare in breve una sorta
di figlia adottiva per Helen,
sebbene la sua educazione venga portata avanti nel modo più rigido e crudele
possibile. Nel frattempo, la nobile Remy entra in contatto con un mondo
sotterraneo di contatti e rivoluzionari in incognito; una rete che in breve –
manco a dirlo – finirà per condurla alle soglie del palazzo in cui dimora
Cadence. Fra le due sboccerà un’amicizia
speciale, destinata a sgretolare tutte le loro certezze e a cambiare le
sorti del reame…
Considerando l’antifona, la verità è che non mi aspettavo
nulla di particolarmente esaltante dalla lettura di “Ruinsong”. La trama, purtroppo, suona di già sentito da almeno
trentamila chilometri di distanza; voglio dire… un trono rubato? Una corte
opulenta e spietata? Ribelli diciassettenni che lottano per la restaurazione
della pace e della giustizia? D’altro canto, la premessa narrativa sembrava
alludere anche alla presenza di un sistema
magico basato sulle scale musicali e
di un’ambientazione deliziosamente decadente, due fattori che, in teoria, sarebbero
dovuti bastare a garantire almeno un pizzico di originalità e divertimento, giusto?
“Ruinsong” si è
rivelato, alla resa dei conti, uno dei libri young adult dagli elementi più “basici” e riciclati che abbia mai
letto. Un titolo che fa della scorrevolezza
e della semplicità i propri
principali marchi di fabbrica, e che dimostra di non avere assolutamente nulla
da aggiungere alla lunga tradizione offerta dai suoi predecessori.
La narrazione risulta piatta,
terribilmente espositiva; una
successione pressoché interminabile di quelli che lettori più generosi di me
saranno forse pronti a definire “monologhi interiori”, ma che io ormai sono
tenuta a chiamare col loro nome: vale a dire tediosi pipponi a scopo
didascalico che servono a preparare il terreno per un’immensa coltura a
base di infodump e altre sciatterie assortite. La caratterizzazione delle due protagoniste procede a forza di cliché
e asserzioni, peraltro senza che nessuna delle due riesca a distinguersi in
modo particolare dall’altra. Non riesco a spiegarmi perché la Ember abbia
scelto di adottare due voci narranti
in prima persona, fra l’altro, né
per quale diamine di ragione abbia
voluto intestardirsi ad alternare i punti di vista di Remi e Cadence: il cambio di prospettiva non fa altro che
accentuare i limiti dei suoi personaggi, mettendone al contempo in rilievo la
reciproca intercambiabilità. Anche la love story – telefonata e priva di
tensione – mi è parsa noiosa e forzatissima; un classico caso di insta-love che non genera attriti né
batticuore né passione.
Se è vero che la costruzione della trama mi ha deluso (con
il suo agghiacciante deus ex machina finale, i suoi colpi di scena raffazzonati
e un paio di personaggi-chiave liquidati in quattro o cinque paragrafi di arida
esposizione scolastica…), probabilmente è meglio che non cominci neanche a parlare della superficialità del
world-building, o del livello
assolutamente disneyano di quel
decantato sistema magico.
L’unica cosa che contraddistingue “Ruinsong” da molti altri YA dello stesso genere, in definitiva, è l’estrema violenza grafica che
caratterizza alcune scene delle sue scene di intermezzo, nonché l’innegabile appeal di una villain che avrebbe meritato più
attenzione. Anzi, personalmente, avrei tagliato del tutto l’arco narrativo
dedicato a Remi (tenendo al massimo in serbo il suo personaggio come love
interest, dal momento che la sua promozione a co-protagonista appare del tutto
ingiustificata) e avrei concentrato il focus della narrazione sul rapporto genitoriale abusivo e squilibrato
fra Cadence e la Regina. Lasciando magari stare il classico cliché dell’“omnia vincit amor”, e provando piuttosto
ad offrire al pubblico un prodotto dal taglio un tantino più maturo e originale.
Peccato che si sia rivelato una delusione, visto quanto trovo bella la copertina avevo sperato che fosse all'altezza :(
RispondiEliminaInfatti, anch'io! :(
EliminaInvece il divario fra contenuto e bellezza della copertina non avrebbe potuto essere più abissale, sigh! ç___ç