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"Anna Fox vive rinchiusa nella sua casa di New York e la sola idea di mettere piede fuori dalla porta rischia di provocarle un attacco di panico. Passa le sue giornate vagando da una stanza all'altra con un bicchiere di Pinot in mano, chattando con uomini sconosciuti, guardando vecchi film noir - la sua passione - e soprattutto... spiando i vicini con l'aiuto della sua Nikon D5500. Nel mirino ora ci sono i Russell, che da poco si sono trasferiti nella villetta al lato opposto del parco. Una madre, un padre e un ragazzino adolescente: la famiglia perfetta, quella che Anna rivorrebbe con sé. Una notte però alla finestra dei Russell, Anna assiste a qualcosa di terribile, qualcosa di così sconvolgente che sgretolerà il suo fragile equilibrio e metterà a nudo la verità che ha sepolto per mesi. Ma il giorno dopo un dubbio spaventoso si insinua nella sua mente: la scena che ha visto è reale o frutto della sua immaginazione? Qualcuno è davvero in pericolo o a terrorizzarla è solo la sua paranoia?"
Oggi parliamo del thriller psicologico al cardiopalma “La Donna alla Finestra” di A. J. Finn; un romanzo d’esordio che è riuscito a entusiasmarmi e ad avvincermi completamente nel suo incantesimo!
Se amate il cinema di Hitchcock,
i vecchi classici in bianco e nero
degli anni Quaranta e quel filone tutto contemporaneo inaugurato da libri come “La
Ragazza del Treno” e “L’Amore Bugiardo”, bè… sospetto che leggere
“La Donna alla Finestra” garantirà
anche a voi un’elettrizzante girandola di emozioni!
Il primo atto è
un po’ lento, badate. Non voglio dire noioso: semplicemente, Finn si prende del
tempo per introdurre come si deve l’ambientazione
– una lussuosa magione a quattro piani
nel quartiere di Harlem, New York –
e per presentarci la sua strepitosa protagonista, la trentanovenne dottoressa Anna Fox.
Anna è, o per meglio dire, era un’affermata psicologa
infantile. La sua agorafobia
finisce tuttavia con il porre fine alla sua esistenza ordinaria e la trasforma
in un’ombra di se stessa.
Quando noi lettori la incontriamo per la prima volta, la
nostra eroina è già una donna distrutta;
un guscio vuoto, che trascorre la maggior parte del tempo ad annegare le sue
emozioni nell’alcol, nelle medicine, e nella sua nutrita collezione di film noir.
Il suo personaggio è probabilmente l’elemento che ho amato di più in questo libro.
Anna non esce di casa
da nove mesi; non può: i suoi attacchi
di panico minacciano di soffocarla ogni volta che prende anche soltanto in
considerazione l’idea di avvicinarsi alla porta di casa (e Finn riesce a
rappresentare il disagio e l’oppressione di un’esistenza spesa all’insegna
dello squilibrio mentale in maniera
talmente impeccabile da risultare angosciante,
ragazzi!).
Il marito di Anna
se n’è andato, portando con sé Olivia,
la loro bambina di otto anni, e tutti i loro amici in comune. I suoi colleghi l’hanno
dimenticata. La maggior parte dei vicini
sembra considerarla (a buon ragione) un’impicciona ficcanaso che non riesce
a smettere di sbirciare dalle loro finestre.
E la sua mente,
per citare le sue stesse parole, “was
once a filing cabinet. Now it’s a flurry of papers, floating on a draft.”
Eppure, la voce narrante
di Anna risulta così trascinante,
ironica e genuina da permetterti di calarti completamente all’interno della
trama.
Lo stile di Finn,
immersivo e sincopato, ti spinge a
guardare il mondo attraverso gli occhi di questa donna ferita, complessa,
potenzialmente squilibrata; ti appollai sulla sua spalla e osservi le vite
degli altri, le spii attraverso il vetro opaco di una finestra che a volte
riesce a restituirti anche una parvenza del tuo vecchio riflesso, e a volte no.
Le osservi e ti rendi conto che “no family, happy or unhappy, is quite like any other. Tolstoy was chock-fullo’shit.”
E così, per qualche ora, il mondo di Anna diventa anche il
tuo; la sua immaginazione, uno specchio di Alice che ti coinvolge in un intricato
gioco a incastro, fra citazioni, letture metatestuali ed espliciti omaggi a “La
Finestra sul Cortile” e “La Donna che Visse Due Volte”.
Anche l’intrigo
alla base dell’intreccio, di per sé, si conferma estremamente stimolante. Come altri lettori hanno
fatto notare prima di me, pare essersi diffusa una certa tendenza, all’interno
del genere thriller, a porre al centro dell’attenzione la disperata lotta di donne sole, spezzate e continuamente ostracizzate dalle forze dell’ordine,
dalle loro famiglie, dalle autorità (vedi anche il bellissimo film “L’Uomo Invisibile” di Leigh Wannell).
Donne a cui nessuno
vuole credere; donne caldamente incoraggiate a rivedere la loro posizione,
a dubitare delle proprie percezioni, a mettere in dubbio la stessa realtà di
eventi che si sono ritrovate a vivere in prima persona.
Non credo sia un caso, se storie del genere stanno andando
tanto per la maggiore.
Vediamo… Cos’altro ho amato, di questo libro?
Il ritmo, senza
alcun dubbio! Come accennavo poco fa, le prime 100 pagine de “La Donna alla Finestra” risultano forse
un po’ troppo torpide; ma basta l’entrata
in scena di un certo personaggio (no spoiler) a scompaginare le carte in
tavola.
E, da quel momento in poi, “La Donna alla Finestra” ti regala una girandola di rivelazioni, indizi e colpi di scena, fino a
scaraventarti dritto al cuore dell’inevitabile, irresistibile, e deliziosamente
“old-fashioned”, gran finale! :)
La recensione è così intrigante che mi hai fatto venire voglia di lggerlo anche se non è il mio genere, e al 99% finirebbe per annoiarmi (io e thriller abbiamo questo tipo di rapporto).
RispondiEliminaMa grazie, Kate! *____*
EliminaMagari potresti provare con il film: dura meno, il cast è fantastico e ci sono buone probabilità che il regista non abbia fatto un completo casino! XD
Prossima settimana, sarò in grado di dirvi qualcosa di più! ;D
Credo che vedrò direttamente il film, ma mi hai decisamente intrigato!
RispondiEliminaGrazie, Mik! *___*
EliminaPer il film, teniamo le dita incrociate: non vedo l'ora di vederlo, per ora il trailer sembra buono... speriamooooo! XD