Avete già visto “L’Uomo Invisibile” di Leigh Whannell?
Dal momento che il film è in circolazione da un po’, è
probabile che per molti di voi la risposta a questa domanda sia assolutamente affermativa. Io l’ho recuperato ieri sera, su Sky. L’ho trovato un ottimo film, un
horror psicologico singolare e
suggestivo, pronto a fare delle atmosfere
e del suo efficace apparato metaforico i
propri principali cavalli di battaglia.
Cecilia (Elisabeth
Moss) è vittima di un fidanzato collerico e abusivo. Dal canto suo, Adrian
(Oliver Jackson-Cohen, che i fan del
genere ricorderanno per la sua recente apparizione in “The Haunting of Bly Manor”) è un magnate della tecnologia brillante
e facilmente incline all’ossessione.
Cecilia decide di scappare e sottrarsi al suo controllo;
eppure, neanche a quel punto riesce a convincersi di averla scampata. Non per
davvero; non da quell’uomo arrogante e manipolatore che pretendeva di dettar
legge su ogni più intimo e capillare dettaglio della sua vita. Anzi,
il terrore di Cecilia non scompare neanche
quando viene raggiunta dall’incredibile notizia della scomparsa di Adrian, morto suicida all’interno della sua
lussuosa abitazione.
A poco a poco, infatti, la nostra eroina comincia a subire le
angherie di una fantomatica “presenza”
che sembra infestare le pareti della sua nuova casa. Dubbi e sospetti si insinuano
nella sua vita, gettando ombre sulla sua ritrovata serenità e scaraventando nel
delirio le sue giornate: e se
Adrian, in realtà, fosse ancora vivo?
E se l’inferno
fosse sul punto di ricominciare?
“L’Uomo Invisibile”
è un film sofisticato e intelligente, che riesce a sfruttare i
suoi archetipi di riferimento a
proprio indiscusso vantaggio. Whannell, infatti, prende un vecchio mostro della tradizione hollywoodiana (ma apparso per la
prima volta in un libro di H. G. Wells)
e lo scaraventa all’interno di un contesto
squisitamente moderno. All’interno della
sua pellicola, non c’è spazio per decrepite magioni vittoriane, né per
sghignazzanti scienziati con i capelli sparati per aria: soltanto per case di
vetro con vista sull’oceano e design d’alto profilo, spazi bianchi e tutta la
videosorveglianza che i soldi sono in grado di comprare.
Il tema –
tremendamente attuale – non fa altro che riportarci al piano metaforico; la
sceneggiatura, dal taglio originale e grintoso, si fa portavoce di un messaggio deliziosamente femminista. Di fatto, “L’Uomo Invisibile” di Whannell è un film
che ci parla di un legame abusivo e
profondamente sbagliato; che
incoraggia lo spettatore a calarsi nei panni di una donna a cui il compagno ha
portato via tutto (sanità mentale compresa), e che pure continua a trovarsi isolata e colpevolizzata, oppressa
dallo sguardo cinico di una collettività che non sembra disposta a credere alle sue parole.
In ogni momento, l’orrore è sotto gli occhi di tutti.
Eppure, per qualche motivo la società continua a rifiutarsi di attribuire un
nome e una condanna a quella violenza. L’aggressore, ai loro occhi, è uno
spauracchio, un’esagerazione, l’invenzione di una mente eccessivamente
suscettibile. Sotto accusa finisce piuttosto la vittima, rea di aver minato la
pace imposta dal quieto vivere, lo stramaledetto status quo.
Bisogna dire che, nel ruolo di Cecilia, Elisabeth Moss è assolutamente perfetta. Un credibilissimo connubio
di rabbia e vulnerabilità; disperazione e brama smodata di andare avanti. La
sua interpretazione contribuisce a drammatizzare
i momenti clou della sceneggiatura e ad aumentare la montante sensazione d’angoscia
che dilaga nel petto dello spettatore.
Nella sua recensione, il “Guardian” ha paragonato “L’Uomo
invisibile” al cinema di Hitchcock,
con i suoi lunghi silenzi, lo stile incalzante, le ambientazioni “stilose” e la
sua bionda protagonista in stile “La
Donna che Visse Due Volte”. Un’opinione che condivido, nel mio piccolo, e a
cui mi sentirei di aggiungere un’unica, minuscola recriminazione: la leggera prevedibilità dell’intreccio, che a suo
modo continua a scorrere su una serie di binari relativamente collaudati.
Se siete alla ricerca di jump scares o effetti speciali
particolarmente elaborati, “L’Uomo
Invisibile” non sarà il film che risponderà ai vostri criteri. Vi incoraggio a
guardarlo lo stesso, perché è un thriller
ad altissimo impatto emotivo, dotato
di una solida regia e di un’encomiabile struttura narrativa.
Decisamente uno dei migliori prodotti Blumhouse degli ultimi anni.
Anche io pensavo di vederlo!
RispondiEliminaSe ami il genere, te lo consiglio! E' un film dal messaggio molto potente, attuale e femminista! :)
Eliminaelisabeth moss mi piace, l'ho apprezzata tanto nella serie THE HANDMADE'S TALE. Questo tipo di film un po' mi attira un po' mi inquieta :-D Però se mi capita, lo vedo. lo inizio almeno :-))
RispondiEliminaBravissima, Angela! ;D
EliminaAlcune scene possono essere un po' inquietanti, non lo nego... ma è un film che merita, e poi la Moss è davvero in gamba! ^__^