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"Louise vorrebbe dire ad Adele tutta la verità, anche se si sono appena conosciute. Anche se Adele le sembra una donna così fragile, tormentata com'è dall'insonnia e dalla solitudine. Louise vorrebbe dirle che quella sera, al bar, quando è entrato quell'uomo, lei ha provato qualcosa che, nella sua vita di madre single, non provava da tempo. Vorrebbe dire ad Adele che le dispiace di averlo baciato. E che non poteva sapere che quell'uomo era suo marito. Anche Adele ha i suoi segreti. Non fa parola della nuova amica con David. E nasconde a Louise ciò che accade quando, nella loro splendida casa nel cuore di Londra, lei e il marito sono finalmente soli dietro porte chiuse. Così come ogni giorno, da anni, Adele nasconde a tutti quello che accade nella sua mente. Là dove nessuno può spiarla. Perché tante bugie, si chiede Louise? Divisa tra il suo fascinoso amante e la nuova, bellissima amica, soffocata dal castello di menzogne che lei stessa ha costruito, Louise dovrà trovare il coraggio di guardare dentro il matrimonio di Adele e David. Sapendo che le verità più spaventose si annidano nella mente, dietro quegli occhi che Adele, insonne, non chiude mai."
Prima dell’arrivo della miniserie omonima su Netflix, avevo già sentito parlare del thriller psicologico di Sarah
Pinborough “Dietro i suoi occhi”, ovviamente.
All’epoca del suo debutto in libreria, la campagna promozionale continuava a paragonarlo a “La Ragazza del Treno” e “Gone Girl”, millantando peraltro la presenza di un finale al cardiopalma da cui tutti saremmo rimasti sconvolti. Tutto questo per dire che un pizzico di curiosità, persino allora, già tendeva a farsi sentire.
A farmi desistere, più che altro, era soprattutto l'idea del deprimente triangolo amoroso alla base della trama: se c’è un tema che tende a
intrigarmi poco, in tutto lo scibile di argomenti ammessi in questo universo, direi
che ha sicuramente a che fare con quel classico canovaccio a base di corna,
segretarie infoiate e inciuci morbosi vari ed eventuali (e da qui avete già
capito che non sono una grande appassionata di cinema italiano, dico bene? :P).
In ogni caso, alla fine è stata proprio la canonica gatta
del proverbio a lasciarci lo zampino: dopo tanto tentennare, ecco che mi sono decisa a scaricare sul Kindle la
mia bella copia di “Dietro i suoi occhi”,
non fosse altro che per cercare di capire i motivi dietro tutto questo
polverone. Finale geniale, finale assurdo, finale a sorpresa: volevo assolutamente
scoprire di cosa stessero parlando tutti i lettori/ gli spettatori che, volenti
o nolenti, avevano finito con il asciarsi conquistare da questo intreccio così apparentemente canonico
e abusato.
È saltato fuori che il libro della Pinborough riserva,
effettivamente, una caterva di sorprese. Anzi, la costante imprevedibilità rappresenta forse il suo pregio maggiore,
il motivo per “Dietro i suoi Occhi”
ha riscosso così tanto successo (commerciale) a spasso per il mondo. A parer
mio, il fatto che nessuno dei personaggi
si comporti in maniera tale da assecondare le aspettative del pubblico è ciò che spinge continuamente il lettore
a voltare pagina; anche se poi, di fatto, provvede la Pinborough stessa a
scoraggiarci dall' allacciare un grande legame affettivo con una qualsiasi delle sue creature.
Ammettiamolo: Luise,
David e Adele sono un terzetto di protagonisti abbastanza sgradevoli, una deformazione quasi
parodistica del peggior incubo medio-borghese di tutti noi. Chi diavolo
vorrebbe mai essere come loro? Tutti e
tre i personaggi presentano zone di luce e ombra, non fraintendetemi: infatti non
li definirei proprio “piatti” o “stereotipati”, diciamo piuttosto… patetici? Disperati? Pazzi da legare?
Il fatto che la Pinborough sia perfettamente consapevole di questa loro “odiosità” (che l’abbia, anzi, con ogni probabilità orchestrata del tutto a tavolino) aiuta il lettore a entrare maggiormente in sintonia con quelli che sono evidentemente i toni e gli scopi del suo romanzo. Infatti, “Dietro i suoi occhi” è un libro che mira sopra ogni cosa a intrattenere, a stupire e a prendere il pubblico in castagna; se provate a tenere a mente questa considerazione, farete meno fatica a capire la motivazione alla base di determinate rivelazioni e colpi di scena.
Se il desiderio di sconvolgere
sarà il motore trainante del romanzo, e ogni altro elemento narrativo dovrà essere
subordinato a questa caratteristica, ne conseguirà che qualsiasi soluzione narrativa
(per quanto squinternata o improbabile) potrà essere considerata accettabile.
Il rovescio della medaglia, a parer mio, è dato da uno stile sciattissimo e a tratti veramente triste. I capitoli di Luise e Adele si alternano in maniera abbastanza omogenea, ma la verità è che la differenza fra le loro due voci si avverte a malapena.
A prescindere dal Pov, infatti, ci aspetteranno dialoghi banali, pagine
e pagine di sproloqui deliranti (i cosiddetti "ramblings") travestiti da monologhi interiori, e… una grigia visione
della vita talmente sciovinista e “maschioalfacentrica”
da farmi avvertire l’esigenza disperata di correre a sparami una maratona di “Orange is the New Black” e “Xena: La Principessa Guerriera”! XD
Il finale ha
qualcosa di buono, certo, ma continuo a pensare che le basi per questo
sconcertante e “insospettabile” (per i lettori meno avvezzi al mondo del
sovrannaturale) colpo-di-scena-con-agnizione andassero gettate con un pizzico
di lungimiranza in più.
In ogni caso, prossimamente cercherò di recuperare anche la miniserie. Non posso promettere che riuscirò a guardarla fino alla fine, ma l’intenzione c’è.
La buona notizia? Sono soltanto sei episodi! ;D
Il romanzo mi ispiracchia, la serie per nulla :(
RispondiEliminaEh, ora io invece devo assolutamente vederla... la curiosità uccise il gatto, come si suol dire, ahahaha! XD
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