domenica 14 marzo 2021

Recensione: "Fireheart Tiger", di Aliette de Bodard

 

Potete acquistarlo QUI in inglese


Fireheart Tiger: la trama

La silenziosa Thranh è la “principessa-di-mezzo” di un Impero che ricorda molto da vicino quello vietnamita, in età pre-coloniale. Un territorio antico e intriso di folclore, avvolto in una progressiva e inarrestabile spirale di decadimento.

Thranh ha trascorso l’infanzia presso la corte di Ephteria, un regno di stampo molto più moderno e materialista, dotato di una tecnologia superiore e di una mentalità spregiudicata che a volte la terrorizza fin nel midollo. Eppure è stata proprio l’Imperatrice a spedire la figlia laggiù, nella speranza che la ragazza acquisisse le capacità necessarie a trasformarsi in un’abile diplomatica.

Thranh, ufficialmente una “protetta” della corona di Ephteria, in realtà è cresciuta in mezzo ai pregiudizi e alle malelingue; una sorta di ostaggio da usare, all’occorrenza, contro le ambizioni di indipendenza coltivate dalla sua stessa madre.

Unica luce in fondo al tunnel, i suoi furtivi incontri con la splendida principessa Eldris, il suo primo, grande amore.

Ormai adulta, Thranh torna a casa, soltanto per trovarsi in una situazione politica e familiare quanto mai instabile. La minaccia di un’invasione pende sul capo dell’Imperatrice come la proverbiale spada di Damocle. E nessuno sembra pronto a riconoscere il valore e le conoscenze di Thranh – men che meno sua madre, che sembra considerarla utile quanto un fermacarte.

A peggiorare la situazione, una stalker sovrannaturale e un violento “ritorno di fiamma” nei confronti del nemico: l'imprevedibile (e potenzialmente pericolosa) principessa Eldris…


Lo scheletro di una storia

Come avete potuto notare, “Fireheart Tiger” è un libricino dalla trama estremamente confusa. In poco più di 100 pagine, Aliette de Bodard (autrice che mi aveva conquistato, in passato, con il suo delizioso romance a sfondo draconico “In the Vanisher's Palace”) pretende di affrontare una valanga di tematiche e scenari complicati.

Il rapporto madre-figlia, la riconquista dell’indipendenza, il colonialismo, la dicotomia fra affetti familiari e ragion di Stato, due storie d’amore… dico, due!  

Il problema principale, secondo me, è che non possibile riscontrare alcuna idea chiara alla base della trama di “Fireheart Tiger”. Soltanto un mucchio di argomenti (per quanto intellettualmente stimolanti), peraltro liquidati in maniera sommaria e sbrigativa.

Ne conseguono un world-building appena accennato, dei personaggi dai contorni molto vaghi, un ritmo febbrile e un’applicazione leggermente “poraccia” della tecnica dello “show, don’t tell”.

Come se non bastasse, la Bodard (autrice che solitamente adoro) non riesce a stabilire dei confini precisi neanche dal punto di vista del genere o del pubblico di riferimento. Cos’è, esattamente, “Fireheart Tiger”? Un romance? Uno young adult? Un fantasy a sfondo politico? La tragica storia di una giovane donna coinvolta in una storia d’amore “malata”, abusiva? Impossibile stabilirlo con certezza…


Il messaggio

Sotto certi aspetti, credo che potremmo aggiungere “romanzo educativo” all’ambizioso elenco di obiettivi che “Fireheart Tiger” si propone di raggiungere.

Il libro della Bodard contiene senz’altro una morale; in pratica, il senso generale di questa lezione è l’unica cosa che io sia riuscita veramente ad apprezzare. Se non ci fosse stata inculcata dall’alto, come un professore che declama il suo sermone dalla cima di un podio, probabilmente l’avrei trovata ancora più encomiabile.

I cenni al folclore vietnamita sono simpatici, e di sicuro mi sarebbe piaciuto leggere una storia dalla trama simile, in circostanze diverse. Ma credo che, stavolta, lo stile minimalista e il classico tono poetico a là Bodard abbiano finito con il giocare a suo sfavore, contribuendo invece ad accrescere quel senso di indeterminatezza e caos che tende a ledere alla base il concetto stesso di sospensione dell’incredulità.

Thranh, purtroppo, non è una protagonista carismatica. I sue due interessi amorosi sembrano saltati fuori direttamente da un anime (più “Strawberry Panic” che “Puella Magi Madoka Magica”, mi duole ammetterlo…), mentre il personaggio di sua madre sembra ritagliato sugli standard di qualsiasi figura autoritaria-ma-fondamentalmente-buona abbiate visto comparire in un film wuxia dal 1995 a oggi (vedi l’Imperatore Jet Lee nel film “Mulan”).

Se siete alla ricerca di una lettura scorrevole e veloce, magari per allenare il vostro inglese, “Fireheart Tiger” potrebbe venirvi in aiuto. Il linguaggio è semplice, le descrizioni non esistono, e il fatto che il cast sia composto unicamente da personaggi femminili potrebbe senz’altro soddisfare il vostro (giustificatissimo) desiderio di leggere un romanzo fantasy all’insegna del girl power.

Ma, per me, purtroppo stavolta i difetti superano abbondantemente i pregi.




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