Se l’unica cosa che mancava nella vostra vita era un retelling in chiave grimdark del film “I Sette Samurai” di Akira Kurosawa... bè, non abbiate paura: “The Maleficent Seven”, il nuovo romanzo di Cameron Johnston, è qui per aiutarvi a colmare l'assenza!
Un libro fantasy
divertente, fracassone e
iper-violento, che strizza l’occhio a tanto a “Kill Bill” quanto a “Suicide
Squad”; ai “Magnifici Sette” di John Sturges quanto all’indimenticabile “I Guerrieri di Wyld” di Nicholas Eames…
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La trama
Un tempo, Black
Herran era una temuta demonologa,
la più spietata guerriera del continente di Essoran.
Sei generali, i
più potenti e vendicativi della nazione, si erano radunati sotto il suo
comando, attratti dalla sua sete di sangue e dal suo desiderio di stravolgere
il mondo.
Il piano sembrava semplice: annientare i Paladini, impossessarsi della loro capitale, sradicare
il sistema...
E, per una volta, stava andando tutto per il verso giusto. I
cattivi stavano vincendo, stavano vincendo
sul serio...
E poi, il tradimento.
Alla vigilia della battaglia definitiva, una vittoria certa,
Black Herran ha deciso di voltare le spalle ai suoi uomini e andarsene per la sua
strada.
Alla fine della guerra, il signore degli Inferi avrebbe reclamato la sua anima, dopotutto; e
il generale non è mai stato tipo da rinunciare a qualcosa facilmente.
Dopo il suo abbandono, le canaglie che componevano la sua
armata si sono sbranate a vicenda, e i Paladini hanno trionfato.
40 anni dopo, il
prezzo di quella sconfitta torna a gravare sulle spalle dell’anziana evocatrice
di demoni.
Per salvare Tarnbrook,
il tranquillo villaggio di contadini e pescatori che l’ha accolta e in cui la
donna, nel frattempo, è riuscita a mettere su famiglia, Black Herran dovrà assemblare la vecchia squadra ancora
una volta; radunare i suoi sette generali, i più malvagi fra i malvagi, e imbastire una resistenza disperata al
confine della città.
Stavolta, i mostri di
Black Herran diventeranno l’ultima speranza di sopravvivenza; se
falliranno, un male ancora più crudele e ipocrita finirà per dilaniare Essoran
e porre fine a ogni parvenza di libertà...
La banda
Il “cast” di personaggi che incontrerete fra le pagine di “The Maleficent Seven” è composto da uno stuolo di canaglie assolutamente
irresistibili. Gente molto cattiva, non mi fraintendete; assassini e approfittatori
dal cuore nero come l’inferno, ma che vi conquisteranno in virtù della loro
esuberanza e del loro inconfondibile
carisma.
Nell’ordine, possiamo contare: un’ex-generalessa anziana esperta di demonologia, un vampiro mutaforma, una necromante assetata di vendetta, un dio della guerra alcolizzato, una regina pirata, uno scienziato pazzo e una nerboruta
guerriera appartenente alla tribù degli orchi.
Una combriccola di protagonisti squisitamente sopra le
righe, lasciate che ve lo dica; e il cui unico compito nella vita sembra consistere
nel seminare caos, combinare casini
e saltarsi reciprocamente alla gola.
La maggior parte di loro sembra saltata fuori dalle vignette
di un fumetto Marvel o DC. Il dio
della guerra, ad esempio, mi ha ricordato una versione ubriacona e spostata di
Thor; il vampiro è una via di mezzo fra Morbius e Carnage, Black Herran è una sorta di John Costantine in
versione sbarellata eccetera eccetera.
Ne consegue un livello
di caratterizzazione deliberatamente scarso, dal momento che Cameron
Johnston si diverte perlopiù a giocare
con i cliché cari al genere e a sguinzagliare la sua allegra brigata di
villains nel contesto delle situazioni più surreali, grottesche e pazze che gli
vengano in mente; ma anche una quantità di scene
irriverenti e infarcite di contagioso umorismo
nero, una narrazione incalzante
e una sfilza di sequenze d’azione al
cardiopalma, l’una più spettacolare e sanguinosa dell’altra.
Cattivissimi Loro!
L’intreccio di “The Maleficent Seven”, come avrete
immaginato, è molto lineare, semplicissimo da seguire. Leggete la quarta di
copertina, e capirete cosa aspettarvi.
Johnston riesce comunque a riservarci qualche piccolo (e
grande) twist degno di nota; una
girandola di tradimenti e ribaltamenti inaspettati, che ci consentono di
goderci la trama senza un attimo di noia o distrazioni.
L’ambientazione è
molto cupa, brutale; dopotutto, in un mondo in cui i nostri sette “eroi”
rappresentano la miglior speranza di sopravvivenza per gli innocenti, i deboli
e gli indifesi... Bè, voi provate soltanto a immaginarvi come potrebbero essere
fatti i “veri” cattivi! XD
Vale tuttavia la pena spendere due parole a proposito dei
continui (e quasi schizofrenici) cambi
di prospettiva a cui ci sottopone l’autore.
Mi rendo conto che Johnston stava, in un certo senso,
cercando di fare il verso a quel filone tipicamente pulp della narrativa fantasy anni Ottanta (“Dragonlance”, “Forgotten
Realms” e via discorrendo), vale a dire quella particolare branca “storica”
del genere che non sapeva nemmeno dove stessero di casa, “quisquilie” tecniche
come questa; ma lo scrittore,
soprattutto nella seconda metà del romanzo, sembra gestire la focalizzazione a fatica, come se i suoi sette
personaggi, esuberanti e prorompenti come non mai, stessero mettendo a dura
prova la sua capacità di concentrazione.
Un difetto a cui attribuisco anche l’altro, grosso punto
debole di “The Maleficent Seven”,
vale a dire l’incapacità di risolvere tutte
le sottotrame e di regalare un
arco completo ai sette protagonisti. A mio avviso, alcuni personaggi avrebbero
meritato un pizzico di luce in più sotto i riflettori.
Interessante come retelling!
RispondiEliminaVero, un'idea decisamente originale! ^____^
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