“The hollow heart” è il secondo libro della duologia “Forgotten Gods” di Marie Rutkoski.
Purtroppo, mi trovo costretta ad ammettere di non averlo
trovato neanche remotamente coinvolgente ed elettrizzante quanto il primo
volume, “La bugia di mezzanotte”... ma sospetto che i fan di lunga data
della saga “Winner's Trilogy” troveranno diversi motivi per apprezzarlo più
di me!
Forgotten Gods, Vol. 2
Potete acquistarlo QUI in inglese
La trama
(Se non avete letto “La
bugia di mezzanotte”, saltate questo
paragrafo o leggete a vostro rischio e pericolo! XD)
Per restituire alla sua gente i ricordi relativi alla vera
storia della città, Nirrim ha
offerto il suo cuore al dio dei ladri.
I Mezzi Kith, che
un tempo vivevano imprigionati dietro le mura della città, hanno finalmente
cominciato a realizzare che, nelle loro fila, si nascondono parecchi talenti nascosti.
Nel frattempo, la persona che Nirrim ama più di chiunque
altro, Sid, ha fatto ritorno nel suo
paese, Herran, determinata a
imparare finalmente a navigare le acque turbolente di una politica che, in qualità di principessa
fuggitiva, finora aveva sempre evitato.
Tuttavia, attraverso
i saloni della corte Herrani, stanno circolando voci insistenti, l’annuncio di
una nuova minaccia che viene dal
mare; qualcosa a proposito di una magia oscura,
pronta a scatenarsi sul mondo, e di una crudele
regina dai capelli scuri che ha il potere di instillare dei falsi ricordi nella mente della gente.
Sid non sa, non può sospettare, che quella regina sia
Nirrim, a caccia di vendetta contro
un mondo che non ha fatto altro che cercare di distruggerla e umiliarla.
Riuscirà Sid a salvare Nirrim da se stessa?
E Nirrim... vuole davvero essere salvatra?
Mentre sangue viene versato su ogni fronte e la guerra si prepara a infuriare, Sid e
Nirrim sono destinate a scoprire che quello che vogliono loro potrebbe non
avere la benché minima importanza, dopotutto... perché gli dei hanno i loro piani.
La maledizione dello spin-off
“The hollow heart”
è un libro “strano”.
Nel senso che cerca di proporsi, contemporaneamente, come lo
spin-off di “The winner’s curse” che
molti affezionati lettori stavano aspettando, e come il volume in grado di risolvere l’incredibile, spettacolare cliffhanger con cui si era concluso, a
sorpresa, “La bugia di mezzanotte”.
Un obiettivo ambizioso... soprattutto per un volume che, di
per sé, non contiene altro che l’eco
sbiadita di una trama.
Perché il punto è proprio questo: per appartenere a uno YA, le
pagine di “The hollow heart”
risultano sorprendentemente povere di eventi, azioni, colpi di scena.
Il focus si concentra soprattutto sulle relazioni fra i personaggi – ma non tanto, come mi aspettavo, sulla
relazione romantica fra Nirrim e Sid, quanto sul rapporto fra Sid e i suoi
genitori, Kestrel e Arin, i protagonisti della precedente
trilogia di Marie Rutkoski.
Una novità che, se da una parte ha sicuramente il potere di “richiamare in scena” dei personaggi
molto amati dal pubblico, e forse anche di conferire loro una nuova dimensione, dall’altra cade nella
trappola del libro-costola privo di
spessore o punti di unicità.
Il risultato?
Un volume pieno di momenti-filler,
che cerca disperatamente di appellarsi all’elemento nostalgia senza riuscire a tirare in ballo tematiche o eventi in
grado di catturare l’interesse di una lettrice che (come me) non ha mai letto “The Winner Curse”, e continua a non
avere la benché minima intenzione di farlo.
Un cuore, o meglio, un PoV, vuoto
Non ho amato il PoV di Sid.
Credo anzi, senza mezzi termini, che “The hollow heart” sia riuscito a demolire completamente il suo personaggio.
Una figura che, per quanto mi riguarda, riesce a funzionare
egregiamente come interesse romantico, ma pochissimo come co-protagonista.
Infantile, petulante, viziata e inutilmente ribelle...
Leggendo “La bugia di
mezzanotte”, avevo avuto l’impressione che nel passato di Sid si
nascondessero traumi, patemi e complicazioni, o quantomeno il dolore nato dall’essere
stata rifiutata e giudicata da due genitori ottusi e/o negligenti...
Pensate la mia sorpresa, quando ho scoperto che Kestrel e
Arin sono, in realtà, una mamma e un papà da urlo, del tipo che qualsiasi
adolescente (appartenente alla comunità LGBT o meno) farebbe carte false per
avere: due adulti comprensivi, intelligenti e protettivi, pronti a supportare
la figlia in ogni sua scelta, nonché a guidarla e difenderla a costo della loro
stessa vita!
È Sid stessa a
creare una tensione che non ha alcun senso di esistere!
Sid, sempre così lesta a saltare alle conclusioni, e ancora
più determinata a sputare sentenze di omofobia a destra e manca; a infuriarsi
per un nonnulla, pestare i piedi a terra e lanciarsi a capofitto in sfide che
sa di non poter vincere... al diavolo le conseguenze, soprattutto perché, nove
volte su dieci, tendono a ricadere sulle spalle degli altri.
I capitoli di Nirrim,
dal canto loro, risultano frettolosi
e vagamente farneticanti.
Probabilmente perché la regina oscura non ha nulla di
particolare da fare, a parte aspettare l’arrivo della sua baldanzosa
principessa al salvataggio; Rutkoski cerca di risolvere l’inconveniente attraverso
l’introduzione di interminabili pipp... ehm, monologhi interiori e di storyline
secondarie prive di attrattiva, ma la forzatura si sente... si sente eccome!
Punti a favore
Anche se la lettura di “The
hollow heart”, nel complesso, si è rivelata deludente, ho notato svariati elementi degni di nota, di cui vale
certamente la pena soffermarsi a parlare.
Ad esempio, ho trovato fresca e interessante la mitologia alla base della storia. Le
varie divinità mi hanno fatto
pensare agli ambigui e seducenti personaggi della trilogia dei “Centomila Regni” di N. K. Jemisin; e chi mi conosce da tanto tempo, ormai sa che
questo è sempre un fatto positivo.
Trovo inoltre che lo stile
di Marie Rutkoski sia molto coinvolgente
e viscerale. Voglio dire, per i tre quarti di “The hollow heart”, non succede assolutamente nulla, ragazzi... eppure la lettura non risulta pesante neanche per
un attimo!
Ottima anche l’atmosfera
del libro, romanticheggiante e
struggente in ogni sua singola pagina.
Mentre il finale,
di per sé, si è rivelato esattamente quello che mi aspettavo, e nel complesso
mi ha soddisfatto.
Non so ancora se leggerò altro di Marie Rutkoski. Il suo
prossimo libro sarà un thriller per
adulti alla “Gone Girl” (si
chiamerà “Real Easy”, per la precisione, e uscirà negli USA a gennaio),
descrizione che – lo confesso – un po’
basta a tentarmi...
Ma credo di aver chiuso con i suoi YA.
Almeno per il momento... e almeno fino alla prossima trama
irresistibile! XD
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