“The Shadow of the Gods” è un rocambolesco libro fantasy ispirato alla mitologia nordica.
L’autore, John Gwynne,
è noto in Italia soprattutto per aver firmato i romanzi della serie “La
Fede e l’Inganno” (edita in Italia dalla Fanucci).
Non ho (ancora) letto altro di suo, ma sul conto di Gwynne ho
sempre sentito dire meraviglie. E, devo ammetterlo... “The Shadow of the Gods” si è confermato pienamente all’altezza delle mie aspettative, forse
addirittura qualcosa di più: un glorioso e sanguinario epic fantasy a metà strada fra modernità e tradizione, infarcito di
battaglie, magia, combattimenti e creature
mostruose...
Una storia di puro
escapismo, se mai ne ho letta una, ma scritta con stile da un autore che padroneggia alla perfezione i principali
strumenti dell’arte narrativa, e che conosce benissimo i gusti dei suoi
lettori: un intrinseco bisogno di
divertimento, energia e azione...
La trama
Dopo che gli dèi
hanno combattuto, fra di loro e contro il genere umano, fino al punto dell’estinzione, la terra di Vigrið è sempre stata una landa fratturata.
Signori della guerra
e bande di mercenari dettano legge,
mentre mostri di ogni tipo infestano
i boschi e le montagne.
In un mondo in cui le ossa
nascoste delle divinità assassinate conservano ancora un potere immenso,
per coloro che si dimostreranno coraggiosi – o disperati – abbastanza da
cercarle, i discendenti di quegli
antichi Titani vivono invece di condizioni
di schiavitù, odiati e sfruttati dalla stragrande maggioranza della
popolazione... la quale, tuttavia, brama il loro sconfinato potenziale magico sopra ogni cosa.
Orka, una
guerriera di mezza età formidabile e senza peli sulla lingua, si è ritirata
dalle scene molto tempo fa. Tutto quello che desidera, adesso, è poter vivere
in pace, allevare il figlio Breka e concentrarsi sulla sua relazione con il
marito Thorkel. Ma quando un gruppo di
rapitori (e potenziali assassini) si introduce nella sua proprietà,
determinata a distruggere per sempre la sua ritrovata serenità familiare, Orka
capisce che è giunto il momento di tornare
in azione...
Nel frattempo, il giovane Varg e la coraggiosa Elvar
decidono di unirsi, ciascuno a suo modo, a due bande di mercenari vaganti di
fama straordinaria.
Varg vuole trovare i responsabili della morte di sua sorella
e vendicarla, a qualsiasi costo.
Elvar, invece, cerca di trovare la sua strada, e di sfuggire
a un destino che sembra già segnato.
Ma forse gli dèi – più vitali di quello che sembrano – hanno
già un piano in serbo per loro...
Il codice vichingo
Di “The Shadow of the Gods” ho amato soprattutto tre cose:
1. Il world building, curatissimo e super-immersivo, che riesce a trasportarti immediatamente al centro della cultura vichinga (ovviamente, riletta in chiave super-fantastica), e a scaraventarti in un vortice di avventure senza fine;
2. Il ritmo del romanzo, assolutamente spumeggiante e denso di colpi di scena, che rende ogni capitolo coinvolgente e ricco di sorprese;
3. Il personaggio di Orka, una straordinaria (anti)eroina degna delle migliori saghe nordiche!
John Gwynne, insomma, scrive un libro fantasy che potremmo
definire “d’avventura” (un titolo
che meriterebbe senz’altro una posizione di tutto rispetto anche all’interno di
QUESTA nostra piccola lista),
senza per questo dimenticarsi di creare una sua impeccabile cosmogonia (sempre basata sulle antiche
leggende norrene, dal castigo di Loki
al Ragnarǫk) e un suo intricatissimo
quadro di riferimenti socio-culturali.
Brandon Sanderson
incontra “Forgotten Realms”, con un
abbondante tocco de “La Spada Spezzata” e una spruzzata
di “Game
of Thrones”...
Fast action... in chiave slow burn!
Il rovescio della medaglia è che la trama di “The Shadow of the
Gods”, da un punto di vista meramente strutturale, non ha un grandissimo
senso.
L’impressione è quella di leggere un prologo; 500 pagine di avventure e combattimenti servono
per lo più a introdurre l’ambientazione
e a dare il via a un intreccio che (probabilmente) assumerà una forma definita
soltanto nell’arco del secondo volume.
Durante la lettura, hai spesso l’impressione che qualcosa di spettacolare stia per
accadere, un grande evento catalizzatore
che, finalmente, permetterà ai tre protagonisti di incontrarsi e imbarcarsi per
la VERA missione al centro dell’intreccio... solo che Gwynne continua a rimandare l’avvento di quell’incidente
ancora e ancora e ancora, fino a quando non ti rendi di aver abbondantemente
superato il momento in cui te ne sarebbe importato qualcosa.
Continui a leggere
con piacere, perché Gwynne continua a intrattenerti
con maestria, e a strabiliarti con il suo intrigante
sistema magico e i suoi orgogliosi
personaggi tutti d’un pezzo, un nugolo di eroi ed eroine senza macchia e
senza paura, degno dei miglior film di Zack Snyder...
Ma, a lettura ultimata, non puoi neanche fare a meno di
chiederti quale sia stato esattamente il punto, o quali tematiche “The Shadow of the Gods” si proponesse esattamente di affrontare, al
di là di questo cameratesco affetto
fra commilitoni che si viene a instaurare fra parecchi esponenti del cast di
personaggi.
Band of brothers... and sisters!
Un cast che, già che ne stiamo parlando, ho trovato
eccessivamente sovraffollato e confusionario;
soprattutto perché Gwynne segue una specie di “prassi” ogni volta che ne
introduce uno nuovo (cinque paragrafi di descrizione statica, un dettagliato
elenco di attributi fisici seguiti da ogni singolo capo di vestiario o arma
indossata dal suddetto nuovo arrivato...), elemento che, dopo un po’, tende a
generare un leggero senso di monotonia e déjà
vu.
D’altro canto, ho adorato il fatto che, in “The Shadow of the Gods”, tutti i personaggi femminili si siano rivelati “tosti”,
capaci e importanti quanto le loro controparti maschili, o forse adsirittura di
più! Oltre a Orka e ad Elvar, Gwynne introduce infatti un’intera armata di donne forti e combattive, tanto dalla parte dei
“buoni” che da quella dei cattivi...
E, personalmente, a questo punto non vedo l’ora di scoprire
cosa combineranno la Regina Helka e
le altre nel corso dei prossimi volumi! ;D
Questo da un lato mi ispira, dall'altro... che possa sembrare un prologo di 500 pagine un po' mi spaventa D: mi sa che aspetterò pareri sul secondo volume prima di dargli una possibilità.
RispondiEliminaPotrebbe essere una buona idea, sì! Io leggerò il sequel senz'ombra di dubbio, quindi conta pure su di me ehehe! ;D
EliminaMi intriga il tema "norreno" però anche io sono abbastanza spaventata dal fatto che potrebbe essere un lungo spiegone ^^"
RispondiEliminaIn realtà, è un libro molto avvincente: praticamente non passa un solo capitolo senza l'apparizione di qualche belva sanguinaria da sconfiggere, segreti svelati sotto la luna o il lancio di qualche arcano incantesimo dalle conseguenze imprevedibili...
EliminaPerò sì, la trama vera e propria comincia a prendere una forma riconoscibile soltanto a partire dalle ultime 60 o 70 pagine, o giù di lì XD