"Niente è perduto per sempre.
Niente che non possa essere ritrovato."
"Al risveglio da un coma durato quattro anni, Johnny scopre di possedere un dono meraviglioso e nello stesso tempo tremendo: è capace di conoscere il futuro e i segreti della mente altrui con un semplice contatto, anche solo un tocco della mano. E questa facoltà lo conduce dentro un'avventura agghiacciante, in cui è sempre più solo."
"La zona morta" è un romanzo pubblicato per la prima volta nel corso del 1979.
I motivi per cui ho deciso di parlarne oggi sono essenzialmente due: il primo è che ritengo faccia senz'altro parte della schiera dei libri del Maestro veramente buoni (e credo che, quanto a questo, lo stesso King sarebbe d'accordo...). Il secondo che... ehm, bé, ecco, nei post "seriali" dedicati al grande Re del Maine che pubblico a cadenza irregolare qui sul blog, mi sono completamente dimenticata di commentare questo titolo, anche se, lo sa il cielo, di sicuro non l'ho fatto apposta: devono essere l'età che avanza e il caldo micidiale di queste ultime settimane, poco ma sicuro! :P
Vediamo, vediamo un po'...
"La zona morta" è un thriller sovrannaturale dai risvolti abbastanza imprevedibili e di forte impatto emotivo.
Il protagonista è un bravo ragazzo, un tranquillo insegnante di nome Johnny, che finisce in coma a causa di un brutto incidente. Al suo risveglio, diversi anni dopo, scopre che tantissime cose intorno a lui sono cambiate... ma anche qualche cosa dentro di lui, a quanto pare: l'innaturale sonno è stato in grado di risvegliare infatti dei poteri psichici in Johnny, facoltà extrasensoriali particolarmente sviluppate che gli permetteranno, fra le altre cose, di assicurare un pericoloso killer alla giustizia e di salvare numerose vite innocenti.
Ma il rovescio della medaglia farà sentire il suo peso, e il prezzo da pagare, per il nostro malcapitato protagonista, sarà fin troppo alto... la sua "zona morta" arriverà, nel giro di poco, a fagocitare qualsiasi brandello rimanente della sua vecchia vita.
E' un libro tormentato, pieno di solitudine e di serpeggiante malinconia, questo; che spinge a porsi più volte la fatidica domanda "perché alle persone buone a volte accadono cose così brutte, e perché alla maggior parte della gente, comunque, non gliene frega niente?"; una storia avvincente ma anche dolente, persino struggente a tratti.
Johnny, dal canto, è uno di quegli (anti-)eroi che rimangono impressi nella memoria; immedesimarsi in lui, con tutte le sue debolezze, i suoi travagli e dubbi interiori e i suoi piccoli difetti, è fin troppo semplice: lontanissimo da tutti i cliché dei film d'azione hollywoodiani, è semplicemente un piccolo, grande uomo dai modi miti, a cui la vita non si prende mai il disturbo di chiedere una scelta... semplicemente, si sveglia una mattina e il corso della sua storia è cambiato, e di colpo lui è in possesso di questi grandi poteri e, ormai lo sappiamo, da grandi poteri derivano grandi responsabilità... e anche, talvolta, l'impossibilità di scegliere chi davvero vorremmo essere.
Inutile dire che anche il finale mi ha commosso tantissimo, un epilogo forse in sé abbastanza prevedibile, ma che non per questo mi ha colpito o emozionato meno.
Anzi, probabilmente l'unica parte che non mi ha veramente convinto del romanzo è quella relativa alla storia d'amore con Sarah, un personaggio che, detto per inciso, ho odiato praticamente dall'inizio alla fine!
Giudizio personale: 8.3/10
:)
Mi ci sono commossa a livelli allucinanti con questo libro ç_ç
RispondiEliminaAnch'io, anch'io... quanti ricordi!!! ç__ç
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