Anche se non riesco più a seguirne tanti come un tempo, mi
piace considerarmi ancora una sorta di appassionata di anime.
In realtà, se dovessi essere del tutto sincera, mi troverei costretta a confessare il fatto che – salvo sporadiche ed eclatanti eccezioni
“stagionali” – l’unico sottogenere che sono riuscita a seguire con costanza e
dedizione, nel corso degli ultimi anni, è forse proprio il mio adorato yuri!
Penso di aver aspettato l’uscita dell’adattamento animato di
“Citrus” con l’ansia nel cuore, fin dal primissimo momento del suo annuncio.
Dovete sapere che seguo il celebre manga sentimentale di Saburouta da una mezza vita, per cui mi sono ritrovata presto
a gestire un classico caso di hype a mille. A proposito: per chi non avesse ancora sentito la notizia, sembra ormai confermato che la versione manga di "Citrus” uscirà prossimamentea anche in Italia, anche se non sono trapelate date d’uscita e non si sa ancora
bene per opera di quale casa editrice.
Come spesso accade nell’ambito del genere
in questione, la trama di “Citrus” è di una semplicità disarmante: tutto inizia
il giorno in cui la madre della solare e biondissima Yuzu decide di convolare
inaspettatamente a nozze con il padre dell’introversa e riservatissima Mei… Da
quel momento in poi, le due ragazze – l’una agli antipodi dell’altra - si
ritroveranno a condividere stanza, scuola e genitori.
Le differenze metteranno
a dura prova la pazienza di Yuzu, la nostra impavida e chiassosa eroina; ma da
un certo punto in poi sarà soprattutto lo stravagante atteggiamento passivo-aggressivo di questa taciturna “sorella” acquisita a mettere in crisi
lo stato di salute mentale della protagonista.
Perché, di colpo, sembra quasi
che il corpo di Mei stia cercando di trasmettere a Yuzu un messaggio… un sentimento irruente e destabilizzante, che la mente di Mei non riesce a elaborare e il suo cuore non sembra assolutamente in
grado di accettare, e che Yuzu farà invece, dal canto suo, tanta, ma veramente tantiiiiissima fatica a interpretare!
A conti fatti, l'elemento che ho più amato in questo anime è probabilmente proprio il suo tema di fondo, un messaggio con il quale è davvero facile relazionarsi: l'adolescenza può essere un’età terribile,
un’esperienza intossicante, agrodolce, rabbiosa e piena di conflitti… cercare di
sopravviverle è forse il minimo che possiamo fare, ma è probabile che
si possa riuscire nell’impresa soltanto rimboccandosi le maniche e aiutando chi amiamo veramente a
superare i propri tormenti e i propri (talvolta imbarazzanti, talvolta dolorosi…)
angoscianti demoni personali.
Nel corso dei dodici episodi che compongono questa prima
stagione di “Citrus”, mi sono ritrovata a trattenere il fiato in più di
un’occasione. Le turbolente dinamiche della relazione fra le due protagoniste
si sono dimostrate abbastanza “incasinate” e complesse da tenermi con lo
sguardo incollato allo schermo, alternando momenti di pura comicità in salsa slice of life a scene dal contenuto molto più appassionante, drammatico e/o
delicato.
Da un punto di vista personale, posso tranquillamente
affermare di essermi innamorata di Yuzu a prima vista. Ad affezionarmi a Mei,
invece, ho fatto infinitamente più fatica: sarà stato perché, nove volte su dieci,
le sue motivazioni tendevano a sembrarmi
più il frutto di una congenita vigliaccheria di fondo, che non lo straordinario
prodotto di chissà quale esasperato pseudo-trauma infantile… In ogni caso,
confesso di aver fatto il tifo per la felicità di tutte e due dall’inizio alla fine, e di non
essermene pentita neanche per un istante.
Per come la vedo io, insomma, seguire “Citrus” equivale un po’ a
salire su una frenetica giostra di palpitazioni ed emozioni: l’esperienza può
senz’altro risultare stordente, snervante, incomprensibile e, a tratti, forse
perfino un po’ frustrante… ma anche coinvolgente, autentica, deliziosa e densa
di tenerezza!
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