giovedì 18 ottobre 2018

"Ghoul" (serie tv - 2018)






Ghoul” è una miniserie horror prodotta dalla Blumhouse (“The Visit”, “Auguri per la tua morte”) e ambientata nello squallido contesto di una terrificante prigione indiana. Non ho ben capito perché sia stata suddivisa in 3 episodi, quando si tratta evidentemente di un lungometraggio di durata standard (poco più di 120 minuti complessivi), ma la visione si è rivelata comunque piacevole e coinvolgente, quindi facciamo che per stavolta non mi lamento…

La miniserie è ambientata durante una fase di precarietà politica in cui le fazioni estremiste hanno preso il potere e fondato una specie di dittatura nel nome del nazionalismo sfrenato. Il che vuol dire che il governo ficca il becco dappertutto e si è fatto garante di ogni singola regola comportamentale, religiosa, etica, culturale. Perciò provvede una manica di burocrati dal colletto inamidato a decidere quali libri la gente possa leggere e quali volumi, invece, vadano immediatamente arsi sul rogo; e sono sempre loro a decretare come ci si debba vestire, che genere di musica si possa ascoltare, quali parole possano essere pronunciate a voce alta e quali invece identifichino le intollerabili avvisaglie del dissenso. E vi lascio immaginare cosa possa mai accadere a questi (improbabili) ribelli, certa che non farete troppa fatica a sommare due più due.

Ghoul” segue, in particolare, le vicende di Nida Rahim (Radhika Apte), giovane nazionalista convinta, nonché “secondina” incaricata di sorvegliare (con le buone o con le cattive) una manica di detenuti sciupati e male in arnese. La situazione si complica con l'arrivo imprevisto di Ali Saeed (Mahesh Baleaj), un prigioniero di altissimo profilo, il cui comportamento inquietante e imprevedibile inizia a far strisciare un sottile rivolo di paura lungo le schiene degli ufficiali in comando...

Non voglio anticiparvi altro, in relazione alla trama di “Ghoul”, perché ritengo che sarebbe un peccato. I colpi di scena previsti dalla sceneggiatura non sono tantissimi, anche se le ambientazioni claustrofobiche e il ritmo serrato del montaggio contribuiscono a tenere viva l'attenzione. Vi basti sapere che, non appena il fattore sovrannaturale inizia a metterci lo zampino, sembra quasi di venire trapiantati di peso sul set di “Resident Evil”... Senza Milla Jovovich, ma con uno spirito maligno molto incazzato pronto a rivoltare i prigionieri e i guardiani gli uni contro gli altri.
Ad ogni modo, l'episodio conclusivo è quello che mi è piaciuto di più, probabilmente perché l'80% dell'azione va a concentrarsi proprio in quest'ultima cinquantina di minuti; e poi, l'evidente “omaggio” al film “La Cosa” contenuto nella suddetta puntata mi ha elettrizzato, peraltro riuscendo a riscattare pienamente, a mio avviso, un esordio dai toni vagamente monocordi.

Qual è il vero volto dell'orrore? È questa la domanda che continua a echeggiare fra le celle soffocanti, le sale di tortura e le anonime camere di esecuzione in cui si aggirano i personaggi della miniserie. I confini fra buoni e cattivi potranno anche sembrare sfumati, all'inizio, ma la verità è che, dal punto di vista di Patrick Graham (creatore e regista di “Ghoul”), alla fine della fiera bisogna anche saper prendere posizione, aprire gli occhi e imparare a distinguere la differenza che corre fra un mostro e un uomo, o fra un incubo incarnato e una persona innocente, semmai dovessimo avere la fortuna sfacciata di incontrarne una...

Qualcuno potrebbe forse essere indotto a pensare, a questo punto, che noi occidentali, facilitati in questo compito dalla nostra secolare familiarità con il concetto di “democrazia”, dovremmo essere più bravi di tanti altri e riuscire ad aggiudicarci questa “partita” con estrema facilità. Ma voi e io ormai conosciamo la verità su questa arrogante presupposizione, dal momento che il recente clima politico ha contribuito a rivelarla per ciò che era in realtà (vale a dire un gran bel mucchio di fragranti “cazzabubbole”, se mi si concede di prendere in prestito un termine caro a Tullio Dobner, traduttore storico di tanti romanzi di Stephen King). Con i tempi che corrono, meglio evitare di dare troppe cose per scontate... Perciò sì, guardiamoci “Ghoul”, senza esitare e, soprattutto, senza lasciarci sopraffare da nessun inutile moto di superiorità nei confronti di una cultura così diversa (ma mica poi tanto…) dalla nostra. Ché davvero non avrebbe senso, fidatevi, né da un punto di vista morale, né da uno prettamente televisivo/cinematografico... Anche perché, miniserie di questo livello, per il momento in Italia possiamo anche sognarcele...

In estrema sintesi: Un interessante “survival horror” indiano dedicato al classico tema del “delitto + castigo”. L’esecuzione non brilla certo per originalità, ma il risultato finale mi è sembrato comunque più che discreto…



4 commenti:

  1. Non la conoscevo, ma credo proprio che la metterò nella lista delle cose da vedere :D

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    1. Ottimo, Kate! :D
      Una delle cose che adoro di Netflix è proprio questa: per quanta familiarità una persona possa avere con il catalogo, c'è sempre qualche gemma nascosta in attesa di essere scoperta! ^_____^

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  2. Risposte
    1. Bravo, Mik! Poi allora ci racconterai che cosa ne pensi! ^____^

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