Se a partire da domani, per decreto galattico imperiale universale,
venisse imposta la cancellazione immediata di tutte le serie televisive
terrestri tranne tre, non avrei alcun dubbio sulla terzina di titoli che
salverei: “Orange is The New Black”, “Giorno per Giorno”, e “Wynonna Earp”.
Senza “ma”, senza “se” e senza “forse”.
Vi faccio questa fondamentale premessa, perché ci tengo a
mettere subito in chiaro una cosa: sotto tanti punti di vista, “Wynonna Earp”
sarà anche una cavolata pazzesca, ma nel tempo ho imparato ad affezionarmi
visceralmente ai suoi personaggi e alla sua ridicola “mitologia” demoniaca di
chiara derivazione buffyniana.
Il vasto mondo là fuori sarà anche pieno di
telefilm più strutturati, elaborati e sofisticati di questo, ma sapete che cosa
vi dico? In quest’occasione specifica, sarò onesta e vi confesserò la spudorata
verità: prendete tutte queste bellissime, patinate e avvincenti serie tv
tipo “Game of Thrones”, “The Man in The High Castle” e “Stranger Things”, e
buttatele pure nel focolare del caminetto di casa vostra, se proprio dovete;
l’importante, è che vi guardiate bene dal toccare la mia Wynonna, la mia Waverly e la
mia Nicole! XD
Tutto questo delirio da fangirl esagitata solo per vuotare
il sacco e ammetterlo a chiare lettere: "Buongiorno a tutti, mi chiamo Sophie e sono una Earper sfegatata!"
Il che vuol dire che sì, la terza stagione del
ridicolissimo show di Emily Andras sarà anche stata piena di contraddizioni, effetti
speciali imbarazzanti, episodi filler pieni di fanservice e super-trashate che
spuntavano fuori come coloratissimi funghi allucinogeni un po’ da tutte le
parti... ma, in fondo, chi se ne frega? Per quanto mi riguarda, la cosa non ha fatto la benché minima differenza. Anzi: sotto
tanti aspetti, è stata proprio questa vulcanica e incontenibile batteria
di difetti e idiozie assortite a farmi amare la serie ogni settimana un pochino
di più.
Alcuni episodi mi hanno fatto ridere un po’ più forte, più a
lungo e con maggiore convinzione di altri, questo è vero. Nel complesso avrei
apprezzato un po’ più di coerenza, soprattutto da parte degli sceneggiatori e
dei responsabili del montaggio, e non sono nemmeno sicura di essere rimasta del
tutto soddisfatta dal modo in cui sono stati gestiti gli archi narrativi di
Dolls e di Doc. Ma potrei citare almeno sette o otto puntate (su dodici)
talmente deliziosamente eccentriche da essere riuscite a trasformare il
nonsense più sfrenato in un concentrato di puro e irresistibile divertimento;
scusate se è poco, in un’epoca televisiva in cui mi tocca abbandonare il 75% delle
serie iniziate a causa dell’insostenibile fattore noia.
La recitazione di Melanie Scrofano ha compiuto dei passi da gigante, nel
corso di questa terza stagione. Oddio, ancora nessuno la prenderà in considerazione
per un premio Emmy, questo è poco ma sicuro, ma a parer mio la ragazza sta
cominciando davvero a entrare in sintonia con il suo personaggio. Per di più i
dialoghi della serie sono sempre stati ironici, freschi e divertenti, ma
quest’anno le battute di Wynonna (e non solo) hanno fatto faville, per quanto
mi riguarda. Troppo contenta anche per il trionfale ritorno in scena di
Mercedes, la più irriverente e convincente “mean girl” del piccolo schermo dai
tempi dell’inimitabile Cordelia Chase o giù di lì.
Il gran villain di questa stagione, l’ex sceriffo Clootie
(alias Bulshar in persona), viceversa, ha iniziato a rompermi un pochino le
scatole. Spero che la quarta stagione non si concentri esclusivamente su di lui, e che tutta questa storia del Giardino Perduto possa risolversi senza troppi
danni per nessuno dei miei beniamini…
Che altro posso dirvi?
Per me quello con “Wynonna Earp” (l’unica serie televisiva
al mondo a essersi rivelata talmente gay-friendly da aver annichilito l’odioso
stereotipo del "bury your gays" dando vita a una coppia di lesbiche e a un ragazzo indiano
gay praticamente a prova di proiettili, coltelli, sortilegi, oscure possessioni
demoniache e via discorrendo…) si è confermato, ancora una volta, come uno dei
pochissimi appuntamenti televisivi irrinunciabili dell’anno.
Ma vi ricordo che il mio giudizio è compromesso, oggi come
sempre, dal fatto di essere follemente innamorata di questi personaggi, del
loro umorismo demenziale, e dello splendido messaggio di accettazione e
rispetto di cui quasi ogni singolo episodio sembra farsi portavoce…
In estrema sintesi: La terza stagione di “Wynonna Earp” sfreccia sui binari
della demenzialità e del nonsense più sfrenato come un’inarrestabile locomotiva
affollata di nani da giardino assassini, patate demoniache, vampiri glamour e
strane donne magiche di nome Kevin. Se non amate questa roba, state lontani da
questa serie come il diavolo dall’acqua santa; in caso contrario… tenetevi
forte, e preparatevi a compiere il viaggio più esilarante, sconclusionato,
ironico e sboccato della storia dell’urban fantasy!
Sono una brutta persona, ma di questa serie ho visto solo il primo episodio e poi l'ho mollata. >_<
RispondiEliminaAhaha ma no, Giada ma no! ;D
EliminaCome dicevo, questa non è proprio una serie di qualità, ehm... diciamo "altissima"! XD
Quindi ci sta benissimo il fatto che o la si ami profondamente, o la si detesti con tutto il cuore! ^____^