"1846. Dopo aver viaggiato per settimane verso ovest, in direzione della California, un gruppo di pionieri si trova davanti a un bivio. Per il leader della spedizione, George Donner, è il momento di fare una scelta. Quelle che si trovano davanti, infatti, sono due strade che conducono alla stessa destinazione. Una è già nota come una pista sicura, ma dell’altra, ancora sconosciuta, si vocifera che potrebbe essere più corta. La decisione di Donner avrà ripercussioni sulle vite di tutti coloro che sono in viaggio con lui. Il caldo cocente del deserto sta per lasciare il posto a venti pungenti e a un freddo acuto in grado di congelare il bestiame. Spinti verso la follia dalla fatica e dalle privazioni, i membri del gruppo dovranno lottare per la sopravvivenza. Mentre i bambini cominciano misteriosamente a scomparire. Ma la minaccia più pericolosa che i pionieri dovranno affrontare non è la furia della natura, bensì qualcosa di più primitivo e feroce che si sta risvegliando."
Cominciamo la nostra recensione partendo dalla premessa che sì: “The Hunger – Affamati”,
il nuovo romanzo horror di Alma Katsu,
è un libro molto, molto inquietante. Ho letto da qualche parte che Luke Scott (figlio di Ridley, già
regista di “Morgan”) adatterà l’opera
per il grande schermo, e non posso fare a meno di sentirmi elettrizzata alla
prospettiva; mentre leggevo, infatti, non facevo che ripetermi: “Dei del cielo, se mai dovessero girare un
film su questa storia, e per qualche ragione io non dovessi venirne a
conoscenza per tempo, mi fionderei al cinema anche in pigiama, con una nuvola
di bigodini in testa e una tazza di cioccolata calda in mano!”.
Non è la prima volta che qualcuno prova a ricamare un po’
sulla tragica vicenda della spedizione
Donner. Per chi non lo sapesse, ci stiamo riferendo allo sfortunato gruppo di coloni (più di un centinaio
di persone, fra uomini, donne e bambini) che sul finire del diciannovesimo
secolo si armò di carri, buoi, fucili e bagagli, e si accinse ad attraversare
il continente americano quasi da una parte all’altra. La loro destinazione era
la California, una terra verde e
ridente che ai tempi chiamava a sé i più coraggiosi fra i pionieri,
allettandoli con la promessa di campi, risorse e cibo per tutti. Peccato che il
viaggio fosse pericoloso e irto di complicazioni… e che forse non tutti questi “incidenti”, nella suggestiva versione degli
eventi fornita dalla Katsu, potessero essere imputati a eventi “normali” come
maltempo, irregolarità del terreno e scambi “culturali” non proprio pacifici
con le popolazioni locali.
L’incredibile atmosfera
di paranoia, sospetto e disagio che aleggia attraverso le pagine di “The Hunger” rappresenta senz’altro l’elemento
più formidabile del libro. Suppongo che qualcuno potrebbe usare la definizione
di “slow burn” per definire la sensazione
di tensione e paura crescente che si impossessa del lettore a poco a poco, e
secondo me non andrebbe troppo lontano dalla verità. L’assoluta inaffidabilità della maggior parte dei narratori non fa altro che aggiungere
una conturbante patina di mistero
alle varie tragedie, morti e scomparse. La natura
incontaminata diventa un riflesso, violento e letale, della psiche contorta
di diversi personaggi; il senso di smarrimento che mi ha pervaso leggendo certe
scene mi ha fatto tornare più volte con la mente alle oniriche sequenze di “Picnic ad Hanging Rock” (la recente serie
televisiva, non il film di Peter Weir, che purtroppo non ho mai avuto occasione
di vedere).
In realtà, avrei preferito che la narrazione si concentrasse
su un paio di protagonisti e qualche antagonista e lasciasse fuori la maggior
parte degli altri. Il fatto che la Katsu abbia provato a integrare, in
quattrocento pagine scarse, le storie di una trentina di personaggi o giù di lì, mi ha dato abbastanza filo da
torcere; a volte risultava difficile perfino tenere a mente chi fosse chi,
quale fosse la sua famiglia e (soprattutto) perché diavolo dovesse fregarci
qualcosa di ciò che costui o costei stava dicendo o facendo in un dato momento.
In ogni caso, la psicologia dei
membri “principali” della spedizione Donner mi è parsa molto curata e
sfaccettata, approfondita da una serie di flashback
che ci permettono di tornare indietro di pochi mesi o addirittura anni, a
seconda dei casi.
Ciò non toglie che la maggior parte di loro si riveli
sgradevole e perfettamente indegna di stare al mondo, si intende. L’unica che
sia riuscita ad accattivarsi le mie simpatie, alla resa dei conti, è la
presunta “fattucchiera” Tamsen Donner;
i difetti non le mancano senz’altro, ma fortunatamente neanche le doti, e
comunque i suoi dilemmi interiori riflettono una battaglia dal taglio molto
moderno e relazionabile…
In estrema sintesi: L’allucinante e paranoica cronaca di un
viaggio all’inferno, fra cataclismi di ordine meteorologico e minacce di
origine sovrannaturale. Morboso e seducente, rielabora in chiave orrifica e
magistrale una delle prime, grandi tragedie della storia americana…
Dell'autrice, anche intervistata con il blog neonato, avevo trovato molto bello Immortal, purtroppo primo di una serie interrotta. Voglio assolutamente rileggerla, perché mi manca!
RispondiEliminaIo invece ho perso "Immortal", ma sto cominciando a farci un serio pensierino... La signora sa decisamente scrivere, nessun dubbio al riguardo! ;D
EliminaNon conosco l'autrice, ma il libro mi interessa veramente molto :D
RispondiEliminaPer fortuna si è rivelato ben scritto e pienamente all'altezza delle mie aspettative... Spero tanto che piaccia anche a te! ^____^
EliminaIl libro sembra molto interessante! Peccato che l'autrice abbia voluto approfondire così tanti personaggi anziché concentrarsi solo su qualcuno. In ogni caso è l'ennesimo libro aggiunto alla mia ormai lunghissima wishlist XD
RispondiEliminaIl lato positivo, Aenor, è che i prezzi della Newton sono sempre contenuti e convenienti! Spero tanto che lo apprezzerai come è successo a me! ^_____^
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