“Away” è una serie
televisiva di genere drammatico
e sci-fi, rigorosamente in quest’ordine.
La prima stagione si compone di dieci episodi ed è disponibile su Netflix.
La trama verte
attorno alle vicissitudini personali e professionali di Emma Green (Hilary Swank), comandante della prima missione spaziale intenzionata a far
sbarcare su Marte un equipaggio in
carne e ossa. Ovviamente la sfida presenterà immense complicazioni; oltre alle
difficoltà tecniche, logistiche e politiche, gli astronauti protagonisti (provenienti dai più disparati angoli della
Terra) dovranno infatti confrontarsi con attriti personali, differenze
culturali, disturbi psicologici di varia natura... per non parlare della
terribile nostalgia di sapersi “lontani”,
intenti a fluttuare ad anni luce di distanza dalle persone amate.
Malgrado i difetti, “Away”
si è rivelata una serie interessante. Per essere una “space opera” è un po’ atipica; ad esempio, la sceneggiatura tende a concentrare sulle relazioni personali dei vari personaggi lo stesso livello di
attenzione che dedica alle minacce “spaziali” e alla costante lotta per la sopravvivenza a cui deve
sottoporsi l’equipaggio. Ma mentirei se vi dicessi di non aver apprezzato
questo risvolto; del resto, mi considero una grande fan di film come “The Martian” o “Gravity”, a cui secondo me la serie con Hilary Swank deve la sua
principale ragion d’essere (una tesi confermata anche dal taglio spettacolare,
nettamente cinematografico, della
fotografia e del montaggio). Pellicole ironiche, commoventi e/o intimiste,
ricche di ottimismo e di speranza per il futuro, così diverse nello spirito
dagli shows in streaming che in questo momento vanno tanto per la maggiore.
Badate, l’elemento “adrenalinico” è comunque presente e ben
sviluppato all’interno di questi primi dieci episodi. Ho trovato la visione di “Away” coinvolgente e ricca di emozioni,
malgrado un paio di prevedibili cadute
di tensione qua e là. Semmai avessi avuto bisogno di una conferma del fatto
che gli esseri umani non sono stati geneticamente programmati per prosperare nello spazio, bè... diciamo
che “Away” spiega in termini
abbastanza eloquenti per quale motivo Ridley Scott non avrebbe avuto veramente bisogno di inserire Alien all’interno
del suo film, per riuscire a girare un claustrofobico survival horror.
Sotto altri punti di vista, non posso negarlo, “Away” mi è parso un po’ troppo prevedibile – un po’ troppo
deciso a sbloccare i nostri dotti lacrimali e a fare del politically correct il
proprio asso nella manica. Probabilmente
non aiuta il fatto che il personaggio della Swank, protagonista assoluta
assieme al marito Matt (Josh Charles),
sembri studiato a tavolino per conquistare e impressionare il pubblico. Peraltro
(non è che esistano molti modi per girarci attorno), secondo me il personaggio
della figlia, l’adolescente e biondissima, intelligentissima, educatissima, perfettissima Alexis (Talitha Eliana Bateman), è una vera e
propria spina nel fianco! Ho trovato noioso e insopportabilmente retorico il
90% delle sue scene; da standing ovation, invece, il nutrito cast di comprimari,
dal burbero veterano Misha (Mark Ivanir)
all’inflessibile chimica cinese Lu (Vivian
Wu), dal timido botanico Kwesi (Ato
Essandoh) al riservato co-pilota Ram (Ray
Panthaki).
Ultima (e forse peggiore) causa di rimostranze, la fuggevole
impressione che “Away” abbia già esaurito parte del proprio
potenziale. Ha un finale che funziona,
e la cosa di per sé potrebbe rappresentare un eccellente punto a favore; ma in
caso di rinnovo, onestamente faccio fatica a immaginare il genere di sorprese
che gli sceneggiatori potrebbero estrarre dal cilindro. Anche se potrei
sbagliarmi...
Un buon prodotto,
insomma, nel complesso, questo “Away”. A volte si sforza troppo e, a partire
dal settimo episodio in poi, la sceneggiatura prende a riciclare il proprio canovaccio con una certa insistenza; ma il cast è eccellente, le tematiche attualissime,
il ritmo impeccabile. Se vi piacciono le storie di fantascienza, e vi sentite
particolarmente in vena di imbarcarvi per un lungo, catartico viaggio emozionale, secondo me potreste
aver trovato la serie che fa per voi!
Giudizio personale:
7.2/10
Finita Ratched, potrei iniziarla!
RispondiEliminaMa sai che io "Ratched" non riesco proprio a decidermi a iniziarla?! XD La trama sembra interessante e l'attrice protagonista mi piace un sacco, però boh? Ogni volta che vedo il trailer, tutti quei colori sgargianti e quel glamour patinato mi respingono come una barriera ahahaha! :D
EliminaConcordo con quello che hai scritto. Carina e di intrattenimento, ma non so proprio cosa potrebbe succedere in una seconda stagione, e visto che il finale è chiuso quel tanto che basta a dare soddisfazione non so neanche se sperare in un rinnovo.
RispondiEliminaIdem per me! Si vede che è stata concepita proprio seguendo una sorta di logica cinematografica, come se si trattasse di un unico, lunghissimo film... Da questo punto di vista una seconda stagione avrebbe poco senso. Come cercare di girare "The Martian - Parte Seconda"! XD
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