domenica 20 settembre 2020

Recensione: "Le Segnatrici", di Emanuela Valentini

 

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"Il ritrovamento delle ossa di Claudia, bambina scomparsa ventidue anni fa, richiama a Borgo Cardo, nell'Appennino emiliano, Sara Romani, chirurgo oncologico di stanza a Bologna. Per lei il funerale è una pericolosa occasione di confronto con un passato da cui è fuggita appena ne ha avuto la possibilità. Al ritorno nella routine bolognese, il desiderio è quello di dimenticare. I segreti, gli amici d'infanzia rimasti inchiodati a una realtà carica di superstizioni e pregiudizi, le ossa di una compagna di giochi riemerse da un tempo lontano. Finché scompare un'altra bambina: Rebecca. Sara ha avuto giusto il tempo di conoscerla. Dopo il funerale Rebecca le ha curato una piccola ferita secondo l'antica tradizione della segnatura e adesso Sara è in debito con lei. Un legame che sa di promessa. Un filo rosso che unisce il passato di Sara, schiava della convinzione di dover salvare tutti, con un incubo appena riemerso dall'oblio. Mentre il paese si mobilita per ritrovare Rebecca, la donna è costretta a tornare. È l'inizio di una discesa negli inferi dell'Appennino, un viaggio doloroso nelle storie sepolte nel tempo attraverso strade, boschi, abitazioni e volti che lei aveva imparato a cancellare dalla memoria, e che ora diventano luoghi neri in cui cercare una bambina innocente. Quale oscuro mistero si cela dietro la secolare tradizione delle segnatrici? In una sfrenata corsa contro il tempo per scoprire chi ha rapito Rebecca e riuscire a salvarla prima che sia troppo tardi, Sara dovrà scendere a patti con una parte di sé messa a tacere ventidue anni prima. A costo di perdersi nel labirinto dei ricordi e non trovare più la via d'uscita."


Dopo “La bambina senza cuore”, avevo completamente perso le tracce dell’autrice Emanuela Valentini. Non posso dire di averlo fatto di proposito… ma forse nemmeno il contrario, considerando lo scarso livello di interesse che quel piccolo romanzo gotico mi aveva suscitato. Se oggi vi propongo la recensione de “Le Segnatrici”, è soprattutto perché la trama di questa sua nuova uscita estiva è riuscita a risvegliare la mia curiosità, nonostante tutto.

Un thriller infarcito di folclore e suggestioni televisive, influenzato da mille riferimenti alla cultura pop e dall’indiscutibile passione della Valentini per le serie originali Netflix (che cosa aspettano a trarne un adattamento, è quello che mi chiedo io?). Ho ascoltato “Le Segnatrici” su Storytel nell’arco di un periodo abbastanza lungo, e confesso che nel complesso si è trattato di un’esperienza estremamente piacevole. Non memorabile, e sinceramente neanche particolarmente originale, ma confortevole, come una vecchia coperta dal profumo rassicurante e familiare; l’ennesima variazione su un tema che ormai saremmo in grado di ripercorrere anche nel sonno: un inquietante serial killer rapisce bambine e le fa sparire per sempre in un isolato borgo di montagna. La protagonista, un giovane medico di nome Sara, ha un trauma sepolto nel passato che la spinge a indagare nonostante il pericolo e le possibili ripercussioni personali; si imbarcherà in una crociata che la indurrà a inimicarsi una buona parte della cittadinanza locale, nonché a rischiare di calamitare su di sé le attenzioni del brutale assassino.

Ho trovato lo stile della Valentini leggermente migliorato, dai tempi de “La bambina senza cuore”. Continuo a pensare – come lo pensavo allora – che la ragazza abbia del potenziale; quello che non ha è il senso della misura e la capacità di scrivere dei dialoghi anche solo remotamente credibili, dal momento che tutti i suoi personaggi (per lo più rudi montanari) si esprimono come personaggi di un’opera teatrale (una tragedia epica, nello specifico, tant’è che continuavo a sorprendermi di non sentirli parlare in pentametri giambici). Ma l’intreccio de “Le Segnatrici” è sicuramente molto curato; la prosa della Valentini è avvincente, immersiva, e l’ambientazione (senz’altro il mio ingrediente preferito del libro) è stata costruita in maniera suggestiva e magistrale, grazie anche all'efficace innesto di elementi tratti dalla letteratura e dal cinema gotico. Certo: non è realmente un piccolo paese dell’Emilia Romagna, quello descritto dalla Valentini; è una copia-carbone dei millecinquecento borghi dell’entroterra americana di cui siamo soliti leggere nei romanzi di Stephen King o chi per lui, ma tant’è: se volete leggere “Le Segnatrici” perché amate il realismo e le crime story, vi conviene lasciar perdere dal principio. Anche perché l’identità del colpevole si capisce da metà storia e il finale arriva più come una consolazione che come un’epifania.

Leggete piuttosto “Le Segnatrici” se amate il giallo vecchio stampo, i telefilm polizieschi e la antiche leggende del nostro Paese. Leggetelo se avete bisogno di un’avvincente distrazione dalle vostre preoccupazioni quotidiane, se vi piacciono i brividi di mezza estate e se vi considerate delle fiere sostenitrici dei bei personaggi femminili di stampo anticonvenzionale, forti e dallo spiccato piglio moderno. Se state leggendo questa recensione, sulle pagine di questo blog, do praticamente per scontato che sia così! ;D 

Giudizio personale:

7.0/10



6 commenti:

  1. Mi ispira, ma non troppo. Non ne ho mai sentito parlare particolarmente bene. Potrei aspettare l'economica.

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    1. Mi sembra una buona idea. Probabilmente io, se avessi dovuto comprarlo, non l'avrei mai letto; trovarlo incluso nel mio abbonamento Storytel è stata un'altra cosa! XD

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  2. Ciao Sophie! Avevo già adocchiato questo libro e devo dire che mi ispira! Magari prossimamente lo recupererò! :)

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    1. Ottimo, Sara! ^___^
      Se lo leggerai, spero che mi farai sapere le tue impressioni! :)

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  3. Se mi piacciono le antiche leggende, ma i gialli mi fanno addormentare, c'è la possibilità che mi piaccia lo stesso?

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    1. Mmm... secondo me poche, purtroppo, Kate. Il libro è proprio incentrato sulle indagini di questa donna, una specie di detective dilettante, e sui suoi tentativi di individuare il colpevole attraverso un processo di esclusione/verifica degli alibi.
      La cornice folcloristica rende il tutto più appetibile, ma sotto la patina? Un giallo di Miss Marple fatto e finito! ;)

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