mercoledì 6 gennaio 2021

Recensione: "Equinox" (serie tv Netflix)

 


Equinox” è una serie tv horror composta da sei episodi, disponibile su Netflix. Un thriller sovrannaturale cupo e impregnato di folclore; per formarvi un quadro mentale, voi provate a immaginare una situazione alla “Midsommer incontra Il Rituale”, il tutto traslato nel cuore di una Danimarca misteriosa e vagamente alienata.

Astrid (Danica Curcic) è la conduttrice di uno show radiofonico che prevede un ampio coinvolgimento da parte del pubblico. Un giorno, uno dei suoi fan le inoltra una telefonata alquanto bizzarra, citando un avvenimento molto doloroso del passato di Astrid: la scomparsa di sua sorella Ida (Karoline Hamm), svanita nel nulla ventuno anni prima, insieme a 21 altri compagni di scuola, nel bel mezzo della gita scolastica di fine anno. La nostra eroina, che non è mai riuscita a lasciarsi del tutto alle spalle lo shock di quella perdita, da quel momento decide di riaprire le indagini e provare a inseguire la nuova, inconsistente pista suggerita dai vaneggiamenti del suo interlocutore. Senza sapere che, forse, alcune vecchie cicatrici andrebbero semplicemente lasciate in pace…

Sotto molti punti di vista, “Equinox” è una serie interessante. Gli attori ricoprono i rispettivi ruoli in maniera funzionale e la sceneggiatura può fregiarsi di non-so-che di morboso, una qualità incalzante che ti spinge a divorare compulsivamente gli episodi, uno dopo l’altro. L’atmosfera gioca un ruolo fondamentale, dal momento che la sua impenetrabilità e la sua intensità mitologica riescono a gettare un alone inquietante su ogni più piccola azione e svolta della trama; come se i personaggi, in un dato momento del loro passato, avessero varcato un confine invisibile, e da quel momento si fossero rassegnati all’evidenza di dover continuare a recitare una parte prestabilita all’interno di una tenebrosa fiaba nera, completamente al di là del loro controllo.

Astrid, dal canto suo, è sicuramente una protagonista “antipatica”, un personaggio talmente divorato dalla propria ossessione da non riuscire a suscitare il minimo briciolo di empatia da parte del suo pubblico (almeno, secondo me). Per fortuna, la scarsa umanità del suo personaggio viene ampiamente compensata dai lunghi flashback dedicati a Ida, a mio avviso molto più viscerali e coinvolgenti. Del resto, è proprio la suspense creata dal suo arco narrativo, la brama di scoprire cosa potrebbe essere successo a quella che, a tutti gli effetti, può essere definita soltanto come la co-protagonista di “Equinox”, a tenere avvinto il pubblico e a spingerlo a rosicchiarsi nervosamente le unghie. Lo show svela questi ambigui retroscena del passato in maniera lenta e calibrata, senza svendere i propri assi nella manica e dosando alla perfezione la quantità di informazioni somministrate, in modo da tale da tenere alta la tensione e mantenere vivo nel pubblico un delizioso brivido di attesa.

Qual è il motivo, allora, che mi ha spinto a scrivere “6.5” in calce a questa recensione, in luogo di un voto molto più alto?

È presto detto: il finale di “Equinox” rappresenta una delle conclusioni più deludenti e logicamente contradditorie a cui io abbia mai assistito. Il sesto episodio, tanto per cominciare, introduce una violazione del “patto con lo spettatore” di entità non indifferente, forzandoci a ingoiare fatti che mettono a durissima prova il nostro concetto di sospensione dell’incredulità. Non posso scendere nei dettagli, per ovvie ragioni, ma devo ammettere che la pigrizia e la sciatteria di talune forzature narrative mi hanno lasciata completamente di stucco. Non è un finale privo di senso, badate (se l’avete già visto, ma siete rimasti un po’ perplessi, vi consiglio di dare un’occhiata a QUESTO interessante articolo pubblicato da "Il Cineocchio"); l’ho trovato semplicemente banale e francamente sciocco, una caduta di stile che mi ha costretto a svalutare anche il resto della serie.

Quando il climax cade nel vuoto, e i personaggi smettono di avere importanza ai nostri occhi… ecco, è a quel punto che l’autore/sceneggiatore/quel-che-è dovrebbe capire di aver abbozzato il proverbiale passo più lungo della gamba. Senza contare il fatto che, magari, anche un pizzico di pagano-fobia in meno non avrebbe guastato…


 Giudizio personale:

6.5/10


2 commenti:

  1. Da un lato, mi interessa. Dall'altro il finale non all'altezza mi spinge a dare la priorità ad altre serie.
    Si prospettano decisioni difficili in ambito tv, oltre che letterario XD

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    Risposte
    1. Ahahaha hai ragione, Kate! :D
      Io, ormai, passo più tempo a cercare di capire cosa voglio vedere, che a guardare gli episodi! XD

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