“Equinox” è una serie tv
horror composta da sei episodi, disponibile su Netflix. Un thriller sovrannaturale cupo e impregnato di folclore; per formarvi un quadro
mentale, voi provate a immaginare una situazione alla “Midsommer incontra Il Rituale”, il tutto traslato nel
cuore di una Danimarca misteriosa e
vagamente alienata.
Astrid (Danica Curcic)
è la conduttrice di uno show radiofonico che prevede un ampio coinvolgimento da
parte del pubblico. Un giorno, uno dei suoi fan le inoltra una telefonata
alquanto bizzarra, citando un avvenimento molto doloroso del passato di Astrid:
la scomparsa di sua sorella Ida (Karoline Hamm), svanita nel nulla
ventuno anni prima, insieme a 21 altri compagni di scuola, nel bel mezzo della gita
scolastica di fine anno. La nostra eroina, che non è mai riuscita a lasciarsi
del tutto alle spalle lo shock di
quella perdita, da quel momento decide di riaprire le indagini e provare a
inseguire la nuova, inconsistente pista suggerita dai vaneggiamenti del suo
interlocutore. Senza sapere che, forse, alcune vecchie cicatrici andrebbero
semplicemente lasciate in pace…
Sotto molti punti di vista, “Equinox” è una serie interessante. Gli attori ricoprono i rispettivi ruoli in maniera funzionale e la
sceneggiatura può fregiarsi di non-so-che di morboso, una qualità incalzante
che ti spinge a divorare compulsivamente gli episodi, uno dopo l’altro. L’atmosfera gioca un ruolo fondamentale,
dal momento che la sua impenetrabilità
e la sua intensità mitologica
riescono a gettare un alone inquietante su ogni più piccola azione e svolta
della trama; come se i personaggi,
in un dato momento del loro passato, avessero varcato un confine invisibile, e da quel momento si fossero rassegnati all’evidenza
di dover continuare a recitare una parte prestabilita all’interno di una
tenebrosa fiaba nera, completamente
al di là del loro controllo.
Astrid, dal canto suo, è sicuramente una protagonista “antipatica”,
un personaggio talmente divorato dalla propria ossessione da non riuscire a suscitare il minimo briciolo di
empatia da parte del suo pubblico (almeno, secondo me). Per fortuna, la scarsa
umanità del suo personaggio viene ampiamente compensata dai lunghi flashback dedicati a Ida, a mio avviso
molto più viscerali e coinvolgenti. Del resto, è proprio la suspense creata dal suo arco narrativo,
la brama di scoprire cosa potrebbe essere successo a quella che, a tutti gli
effetti, può essere definita soltanto come la co-protagonista di “Equinox”,
a tenere avvinto il pubblico e a spingerlo a rosicchiarsi nervosamente le
unghie. Lo show svela questi ambigui retroscena
del passato in maniera lenta e calibrata, senza svendere i propri assi nella
manica e dosando alla perfezione la quantità di informazioni somministrate, in
modo da tale da tenere alta la tensione e mantenere vivo nel pubblico un
delizioso brivido di attesa.
Qual è il motivo, allora, che mi ha spinto a scrivere “6.5”
in calce a questa recensione, in
luogo di un voto molto più alto?
È presto detto: il finale
di “Equinox” rappresenta una
delle conclusioni più deludenti e
logicamente contradditorie a cui io
abbia mai assistito. Il sesto episodio, tanto per cominciare, introduce una
violazione del “patto con lo spettatore” di entità non indifferente, forzandoci
a ingoiare fatti che mettono a durissima prova il nostro concetto di sospensione dell’incredulità. Non posso
scendere nei dettagli, per ovvie ragioni, ma devo ammettere che la pigrizia e
la sciatteria di talune forzature
narrative mi hanno lasciata completamente di stucco. Non è un finale privo di senso, badate (se l’avete già
visto, ma siete rimasti un po’ perplessi, vi consiglio di dare un’occhiata a QUESTO interessante articolo pubblicato da "Il Cineocchio"); l’ho
trovato semplicemente banale e francamente sciocco, una caduta di stile che mi ha costretto a svalutare anche il resto
della serie.
Quando il climax cade nel vuoto, e i personaggi smettono di
avere importanza ai nostri occhi… ecco, è a quel punto che l’autore/sceneggiatore/quel-che-è
dovrebbe capire di aver abbozzato il proverbiale passo più lungo della gamba. Senza
contare il fatto che, magari, anche un pizzico di pagano-fobia in meno non
avrebbe guastato…
Da un lato, mi interessa. Dall'altro il finale non all'altezza mi spinge a dare la priorità ad altre serie.
RispondiEliminaSi prospettano decisioni difficili in ambito tv, oltre che letterario XD
Ahahaha hai ragione, Kate! :D
EliminaIo, ormai, passo più tempo a cercare di capire cosa voglio vedere, che a guardare gli episodi! XD