Potete acquistarlo QUI in inglese
Avete mai letto una light
novel?
Io ho cominciato quest’anno, con tutti i prevedibili alti e
bassi del caso. “The Apothecary Diaries” è stata una delle mie scoperte
preferite del mese (insieme all’esilarante “I’m
In Love With The Villainess”, di cui parleremo sicuramente più avanti).
I diritti per la traduzione in inglese del primo volume della serie di libri firmati dall’autrice
giapponese Natsu Hyūga sono stati
acquistati dalla casa editrice americana J-Novel
Club, che fra l’altro offre ai suoi abbonati la possibilità di leggere le
proprie novità con mesi di anticipo rispetto all’uscita in cartaceo o in ebook.
“The Apothecary
Diaries” è una saga che si colloca a metà strada fra il mistery e il genere storico. La protagonista, una
giovanissima speziale di nome Maomao, viene rapita per strada da un
branco di predoni e venduta ad alcuni attendenti di palazzo. La sua vita da
sguattera nell’area del palazzo dedicata allo sconfinato harem di concubine messo su dal neo-incoronato Imperatore non si rivela semplice né gradevole, ma la sua natura
brusca e pratica la spinge a tenere la testa bassa e a darsi da fare per
evitare di attirare l’attenzione. Almeno fino a quando non si ritrova a salvare
– praticamente per caso – la vita dell’unica Principessa Imperiale ancora in vita e a guadagnarsi l’eterna
gratitudine di sua madre, una delle consorti
favorite del sovrano. L’eunuco a
capo dell’harem decide quindi di ricompensare le straordinarie competenze
mediche di Maomao promuovendola al rango di “assaggiatrice di veleni ufficiale”, un ruolo poco ambito che,
tuttavia, soddisfa pienamente le esigenze dettate dall’insaziabile curiosità scientifica della ragazza. Il
nuovo lavoro si rivelerà ricco di sfide intellettuali e di puzzle da risolvere;
ma riuscirà Maomao a sopravvivere ai mille intrighi della corte imperiale, fra
spie, avvistamenti misteriosi, tradimenti rocamboleschi e tentati colpi di
Stato?
Sotto alcuni punti di vista, “The Apothecary Diaries” mi ha ricordato un po’ “Girls of Paper and Fire”, il
sorprendente romanzo YA fantasy pubblicato da Natasha Nngan un paio di anni fa.
L’ambientazione è molto simile, e lo stesso vale, secondo me, per le tematiche
e il messaggio: in entrambi i casi, infatti, ci troviamo alle prese con un una
storia che parla di donne straordinarie,
messe in gabbia ed esposte in un serraglio che, per loro, serve al tempo stesso
da santuario e da prigione. Una trama dai risvolti estremamente cupi e drammatici,
quindi, che tuttavia ci permette di esplorare un mondo e una cultura oppressivi dal punto di vista
di chi, quella crudeltà, evidentemente l’ha sempre subita in prima persona: le
donne, gli anziani, gli stranieri, i diversi, gli emarginati.
Ho amato, in modo particolare, il personaggio di Maomao, ad
oggi senz’altro la protagonista più
eccentrica e originale in cui mi sia capitato di imbattermi leggendo una light
novel. Una giovane donna appassionata di veleni e dotata di un intelletto
formidabile, una curiosità che la spinge a sottoporsi agli esperimenti scientifici più folli e a oltrepassare costantemente i
limiti imposti dalla società e – in qualche caso – perfino dalla stessa natura,
pur di ottenere quei preziosi appigli che le consentiranno di spianare
lentamente la strada per il progresso. Un’eroina
introversa e determinata che non ha tempo per i pettegolezzi, le puerili
rivalità fra domestici, i pregiudizi o le questione di cuore… Terribilmente
efficiente e competente dal punto di vista professionale, quindi, quanto goffa
e imbranata da quello delle amicizie e delle relazioni interpersonali! XD
Se avete già letto altri romanzi dello stesso genere, sapete
che la maggior parte degli autori giapponesi è pronta a fare carta straccia
delle nostre regole narrative. Per loro parole come “show, don’t tell” o “struttura
in tre atti” non rivestono il minimo significato; procedono a istinto, si
potrebbe quasi dire, focalizzando l’attenzione sui minuziosi dettagli logici della trama e senza
quasi prestare un briciolo d’attenzione all’impalcatura, a tutti quegli artifici che permettono effettivamente
a quegli elementi di reggersi e amalgamarsi in un insieme armonico e d'impatto. Divorare una ligh novel, nove volte su dieci, equivale a leggere
una sorta di fan fiction; la qualità
dell’esperienza può variare a seconda dell’abilità e della preparazione dell’autore,
certo, ma naturalmente ci ritroveremo sempre ad avere a che fare con i limiti
imposti dal genere.
Nel caso di “The
Apothecary Diaries”, uno di questi limiti, per quanto mi riguarda, ha a che
fare con la pessima gestione dell’elemento “romance” e dell’orrendo personaggio di Jinshi, l’eunuco determinato a
conquistare Maomao. Ma c’è da dire che Natsu Hyūga è riuscita a evitare di
cadere nel tranello sempre in agguato dell’infodump almeno nove volte su dieci,
e che la sua capacità di generare tensione
narrativa e di preparare il terreno per l’innesto di svariati cliffhanger e
colpi di scena, in alcune occasioni, mi ha addirittura sbalordito, soprattutto considerando
il livello tecnico generale della maggior parte delle light novel in cui mi
sono imbattuta finora. Peraltro la sua prosa è chiara, nitida, focalizzata. I personaggi, per la maggior
parte, risultano intriganti e ben curati.
Una serie valida e sicuramente da prendere in
considerazione, quindi, soprattutto se, come me, avete appena cominciato ad
approcciarvi al genere. Fra l’altro, pare che prossimamente “The Apothecary Diaries” diventerà anche un
anime… A questo punto, auguriamoci solo di poterlo vedere al più presto
anche in Occidente! :)
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