domenica 24 gennaio 2021

Recensione: "The Apothecary Diaries" - Vol. 1 (light novel)

 


Potete acquistarlo QUI in inglese


Avete mai letto una light novel?

Io ho cominciato quest’anno, con tutti i prevedibili alti e bassi del caso. “The Apothecary Diaries” è stata una delle mie scoperte preferite del mese (insieme all’esilarante “I’m In Love With The Villainess”, di cui parleremo sicuramente più avanti).

I diritti per la traduzione in inglese del primo volume della serie di libri firmati dall’autrice giapponese Natsu Hyūga sono stati acquistati dalla casa editrice americana J-Novel Club, che fra l’altro offre ai suoi abbonati la possibilità di leggere le proprie novità con mesi di anticipo rispetto all’uscita in cartaceo o in ebook.

The Apothecary Diaries” è una saga che si colloca a metà strada fra il mistery e il genere storico. La protagonista, una giovanissima speziale di nome Maomao, viene rapita per strada da un branco di predoni e venduta ad alcuni attendenti di palazzo. La sua vita da sguattera nell’area del palazzo dedicata allo sconfinato harem di concubine messo su dal neo-incoronato Imperatore non si rivela semplice né gradevole, ma la sua natura brusca e pratica la spinge a tenere la testa bassa e a darsi da fare per evitare di attirare l’attenzione. Almeno fino a quando non si ritrova a salvare – praticamente per caso – la vita dell’unica Principessa Imperiale ancora in vita e a guadagnarsi l’eterna gratitudine di sua madre, una delle consorti favorite del sovrano. L’eunuco a capo dell’harem decide quindi di ricompensare le straordinarie competenze mediche di Maomao promuovendola al rango di “assaggiatrice di veleni ufficiale”, un ruolo poco ambito che, tuttavia, soddisfa pienamente le esigenze dettate dall’insaziabile curiosità scientifica della ragazza. Il nuovo lavoro si rivelerà ricco di sfide intellettuali e di puzzle da risolvere; ma riuscirà Maomao a sopravvivere ai mille intrighi della corte imperiale, fra spie, avvistamenti misteriosi, tradimenti rocamboleschi e tentati colpi di Stato?

Sotto alcuni punti di vista, “The Apothecary Diaries” mi ha ricordato un po’ “Girls of Paper and Fire”, il sorprendente romanzo YA fantasy pubblicato da Natasha Nngan un paio di anni fa. L’ambientazione è molto simile, e lo stesso vale, secondo me, per le tematiche e il messaggio: in entrambi i casi, infatti, ci troviamo alle prese con un una storia che parla di donne straordinarie, messe in gabbia ed esposte in un serraglio che, per loro, serve al tempo stesso da santuario e da prigione. Una trama dai risvolti estremamente cupi e drammatici, quindi, che tuttavia ci permette di esplorare un mondo e una cultura oppressivi dal punto di vista di chi, quella crudeltà, evidentemente l’ha sempre subita in prima persona: le donne, gli anziani, gli stranieri, i diversi, gli emarginati.

Ho amato, in modo particolare, il personaggio di Maomao, ad oggi senz’altro la protagonista più eccentrica e originale in cui mi sia capitato di imbattermi leggendo una light novel. Una giovane donna appassionata di veleni e dotata di un intelletto formidabile, una curiosità che la spinge a sottoporsi agli esperimenti scientifici più folli e a oltrepassare costantemente i limiti imposti dalla società e – in qualche caso – perfino dalla stessa natura, pur di ottenere quei preziosi appigli che le consentiranno di spianare lentamente la strada per il progresso. Un’eroina introversa e determinata che non ha tempo per i pettegolezzi, le puerili rivalità fra domestici, i pregiudizi o le questione di cuore… Terribilmente efficiente e competente dal punto di vista professionale, quindi, quanto goffa e imbranata da quello delle amicizie e delle relazioni interpersonali! XD

Se avete già letto altri romanzi dello stesso genere, sapete che la maggior parte degli autori giapponesi è pronta a fare carta straccia delle nostre regole narrative. Per loro parole come “show, don’t tell” o “struttura in tre atti” non rivestono il minimo significato; procedono a istinto, si potrebbe quasi dire, focalizzando l’attenzione sui minuziosi dettagli logici della trama e senza quasi prestare un briciolo d’attenzione all’impalcatura, a tutti quegli artifici che permettono effettivamente a quegli elementi di reggersi e amalgamarsi in un insieme armonico e d'impatto. Divorare una ligh novel, nove volte su dieci, equivale a leggere una sorta di fan fiction; la qualità dell’esperienza può variare a seconda dell’abilità e della preparazione dell’autore, certo, ma naturalmente ci ritroveremo sempre ad avere a che fare con i limiti imposti dal genere.

Nel caso di “The Apothecary Diaries”, uno di questi limiti, per quanto mi riguarda, ha a che fare con la pessima gestione dell’elemento “romance” e dell’orrendo personaggio di Jinshi, l’eunuco determinato a conquistare Maomao. Ma c’è da dire che Natsu Hyūga è riuscita a evitare di cadere nel tranello sempre in agguato dell’infodump almeno nove volte su dieci, e che la sua capacità di generare tensione narrativa e di preparare il terreno per l’innesto di svariati cliffhanger e colpi di scena, in alcune occasioni, mi ha addirittura sbalordito, soprattutto considerando il livello tecnico generale della maggior parte delle light novel in cui mi sono imbattuta finora. Peraltro la sua prosa è chiara, nitida, focalizzata. I personaggi, per la maggior parte, risultano intriganti e ben curati.

Una serie valida e sicuramente da prendere in considerazione, quindi, soprattutto se, come me, avete appena cominciato ad approcciarvi al genere. Fra l’altro, pare che prossimamente “The Apothecary Diaries” diventerà anche un anime  A questo punto, auguriamoci solo di poterlo vedere al più presto anche in Occidente! :)

 




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