Se non riuscite a finire un film o una serie tv senza innamorarvi perdutamente del cattivo, “I Care a Lot” potrebbe essere il film giusto per voi!
Il thriller con Rosamund Pike e Peter Dinklage è diretto da J Blakeson, un regista che noi amanti
della lettura tendiamo a ricordare soprattutto per l’adattamento
cinematografico del romanzo di Rick Yancey “La
Quinta Onda”.
Tenete presenta che “I Care a Lot” è
una dark comedy ambigua e molto, molto provocatoria.
Nutro dei sentimenti ambivalenti nei confronti di questa pellicola: da una
parte, infatti, ne ho apprezzato la tensione,
la spregiudicatezza, i colpi di scena; dall’altra, avrei preferito forse un
primo atto più incisivo e dinamico, meno carico dal punto di vista dell’assertività
politica…
Volete saperne di più? Continuate a leggere la recensione...
La Trama
Marla Grayson (Rosamund
Pike) ha scelto di seguire la vocazione di “tutrice legale”, una professione che la mette nella posizione di
disporre dei beni e del futuro di tutte quelle persone anziane che, per un motivo o per l’altro, in tarda età si
ritrovano impossibilitate a prendere decisioni da soli.
Un compito che la scaltra Marla svolge con un entusiasmo a
dir poco sconfinato, soprattutto considerando la sua tendenza a “incastrare” vecchietti abbienti e
perfettamente in grado di badare a loro stessi. La cosa che Marla ama di più
del suo lavoro? Bè, il suo onorario
esorbitante, ovviamente… e la consapevolezza di poter manipolare il sistema a proprio piacimento.
Un giorno, però, gli occhi di Marla si posano su una preda
più insidiosa del solito: Jennifer Peterson (Dianne Wiest), una vecchia signora dall’indole apparentemente mite
e riservata.
Non appena il piano della nostra protagonista si mette in
moto, Jennifer perde tutti i suoi averi
e viene ricoverata in un ospizio che
assomiglia tremendamente a una prigione. Marla e la sua amante, Fran (Eiza González) si spingono addirittura
al punto di frugare nella sua cassetta di sicurezza in banca. Una spedizione
che frutta loro un bonus inaspettato: un sacchetto
di diamanti, nascosto in mezzo a un mucchio di cianfrusaglie, del valore di
svariati milioni di dollari!
Marla e Fran si impossessano dei gioielli e continuano a
tenere Jennifer sotto stretta soveglianza. Quello che le due non sanno è che l’anziana
donna dispone di insospettabili agganci
nel mondo della criminalità organizzata.
Quando il boss Roman Lunyov scopre il piano delle due truffatrici, infatti, le
cose cominciano a prendere una bruttissima piega… e se stavolta la spregiudicata Marla avesse fatto il proverbiale passo
più lungo della gamba?
Rosamund Pike, 7 anni dopo “L’Amore Bugiardo”
“I Care a Lot” è
un film che deve moltissimo alla straordinaria (e quasi surreale) caratterizzazione della sua
protagonista. Marla è quanto di più lontano possibile dallo stereotipo
hollywoodiano di eroina senza macchia e senza paura, e al film di Blakeson va
senz’altro riconosciuto il grande merito di aver promosso la “villain” di tante altre pellicole dello
stesso genere al rango di protagonista assoluta.
E che protagonista,
ragazzi!
L’interpretazione della Pike, giustamente premiata con una
candidatura ai prossimi Golden Globe, ricorda molto da vicino quella che, nel
2015, le fruttò una nomination agli Oscar per il ruolo di Amy Elliott-Dunne in “Gone Girl – L’amore bugiardo”.
Anche Marla, sotto certi aspetti, sembra un po’ sociopatica. La sua completa amoralità (alimentata da un’avidità a
dir poco sconfinata) viene bilanciata soltanto dalla sua capacità di provare
del sincero attaccamento nei
confronti di Fran, la donna che ama e che sembra incline ad assecondare ogni
sua folle trovata. E in fondo è un bene che sia così: dopotutto, se Marla si
dimostrasse incapace di mostrare un’oncia di affetto e di vulnerabilità, noi
spettatori ci stancheremmo di guardarla tormentare dei poveri vecchietti indifesi
nel giro di dieci minuti! XD
E invece, quasi nostro malgrado, restiamo affascinati dalla figura di questa
elegante carogna e della sua onnipresente penna Vape. Un “drago” che non smette mai di sbuffare vapore né di proteggere i
suoi tesori, ecco cos’è Marla; una gorgone affamata di successo che ha deciso
di attribuire un significato tutto suo al concetto di “sogno americano”.
Per il resto, il personaggio della Pike arriva a incarnare
in maniera deliziosamente perfetta lo stesso sistema di valori che “I Care a Lot” si propone così
ferocemente di denunciare: il capitalismo,
quell’ingorda-macchina per fare soldi che-giammai-verrà-fermata…
L’ascesa dei cattivi
Per come la vedo io, il duello
(fisico e psicologico) fra Marla e Roman rappresenta l’elemento più
avvincente e appassionante del film.
Stiamo parlando di una sfida che non ha nulla a che spartire
con i concetti di Bene e di Male, dal momento che vede coinvolti due pendagli da forca interessati al
profitto e alla speculazione sopra ogni cosa. Eppure, in qualche maniera, noi
spettatori non possiamo fare altro che continuare ad assistere allo scontro fra
questi due squali, intrigati e ammaliati dal loro indiscutibile charme.
Per quanto riguarda, invece, il sorprendente finale di “I Care a Lot”, bè… devo ammettere di essermi lambiccata un po’ il
cervello, cercando di decifrare l’esatto significato di quell’ultimo colpo di
scena. Attenzione: se non avete visto il
film, vi invito a saltare il prossimo paragrafo!
All’inizio, la scena finale mi aveva lasciato un po’
interdetta. Continuavo a pensare a quanto suonasse “moralista”, alla sua
funzione vagamente consolatoria. Poi mi sono imbattuta in questa bella recensione pubblicata sul sito
americano Collider; ve ne traduco un
breve estratto: “Quando Marla viene
uccisa, non è un senso di giustizia cosmica, o un sistema che funziona, a
segnare la sua fine. Piuttosto, è soltanto la casualità di un momento che
evidenzia che l’unica cosa da cui Marla non riuscirà a uscire indenne è la sua
incapacità di gestire le conseguenze delle proprie azioni. (....) Quando Marla
finisce assassinata, non possiamo parlare di “giustizia”, perché nel suo mondo
quella parola ha alcun valore. Nel mondo in cui vivono lei e Roman, Marla
diventa piuttosto una martire, una donna d’affari di successo che viene
abbattuta, ancora nel fiore degli anni, dalle manie di un lunatico.”
Che poi è un po’ la stessa cosa che vale per il capitalismo
stesso, no?
Gli uomini e le donne di potere, in questa bella società che
abbiamo creato, possono fare un po’ tutto quello che gli pare e piace… almeno
fino a quando le conseguenze delle loro str****te non finiscono con il tornare
a morderli sul didietro. Ma ordine, legge e decenza non hanno assolutamente
nulla a che fare con questo. Abbassa la guardia e finirai stecchito, sepolto fra gli allori e rimpiazzato: è solo l’ennesima legge di mercato.
In pandemia veritas…
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