venerdì 19 febbraio 2021

"Z: Vuole Giocare": la recensione del film horror disponibile sul canale Midnight Factory

Z: Vuole Giocare” è un film horror del 2019, scritto e diretto dal regista/sceneggiatore Brandon Christensen.

Il pubblico italiano può vederlo in anteprima sul canale Midnight Factory di Amazon Prime Video.

La campagna pubblicitaria lo descrive come una sorta di pellicola ibrida fra “Poltergeist” e “The Babadook”. Una descrizione indubbiamente calzante, sotto molti punti di vista.

In effetti, lo ritengo un film con del potenziale. La creatura al centro della trama è uno dei mostri più terrificanti di cui si sia mai sentito parlare, e i cosiddetti “jump scares” ti costringono a seguire lo sviluppo dell’intreccio con una tazza di camomilla a portata di mano.

Peccato solo che la qualità della sceneggiatura sia a dir poco altalenante, e che il finale si riveli parecchio al di sotto delle aspettative

 

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“Zed: Vuole Giocare” – la trama

Beth (Keegan Connor Tracy, già intravista nella serie tv “The Magician”) è una giovane madre, estremamente legata al suo vivace figlioletto Joshua (Jett Klyne).

I suoi pomeriggi trascorrono fra una spuntino a base di latte e cereali e una scarrozzata al più vicino luna park, inframmezzati soltanto dalle cure richieste da una madre anziana e molto, molto malata. Il suo matrimonio con Kevin (Sean Rogerson) procede a gonfie vele e i ricordi spiacevoli di un’infanzia non proprio idilliaca sembrano ormai definitivamente alle sue spalle.

Un brutto giorno, però, Beth sorprende Joshua a “chiacchierare” con un nuovo amico invisibile, il misterioso Z. Da quel momento, l’umore del bambino comincia a cambiare, diventando sempre più instabile e ostile. Le insegnanti del piccolo sono molto preoccupate, così, a poco a poco, Beth comincia a rendersi conto che il problema potrebbe essere più serio del previsto… tant’è che Joshua prende addirittura a manifestare dei comportamenti aggressivi nei confronti degli amichetti di scuola!

Ormai, l’unico compagno di giochi che il ragazzino sembra desiderare è Z… una creatura dalle zanne lunghe e affilate, che assomiglia a un po’ al figlio d’amore segreto fra Gollum e lo stesso Babadook.

Il dottor Seager (Stephen McHattie), lo psicologo infantile che prende in cura il caso di Joshua, raccomanda di non perdere la testa. In fondo, quale bambino non ha mai avvertito il bisogno di inventarsi un amico immaginario, un partner d’avventura fatto su misura per lui?

Il dramma inizia quando anche Beth comincia a intravedere Z con la coda dell’occhio. Il marito non sembra disposto ad ascoltarla, e crede che il mostro sia solo un parto della fantasia combinata di madre e figlio. Ma quando le persone iniziano a farsi male, a Beth restano soltanto due scelte: prendere in mano la situazione, o prepararsi a perdere la sua famiglia per sempre…


Cosa mi è piaciuto (e cosa no) del film di Brandon Christensen

Se amate l’horror come lo amo io, probabilmente avrete già visto film e serie tv con una trama del genere in almeno una ventina di occasioni. Da “L’Esorcista” a “The Whisperers”, passando per “Shining” e “The Others”, potremmo citare innumerevoli titoli che si sono divertiti a giocare con il tema degli amici immaginari e dei cosiddetti “bambini inquietanti”.

“Z: Vuole Giocare” riesce a differenziarsi un po’ per due motivi:

1.  Sulla falsariga del famoso capolavoro di Jennifer Kent del 2014, lo sviluppo del film cerca di focalizzare l’attenzione sull’odissea personale della madre del ragazzino entrato in contatto con le forze paranormali, e di legare la forza dirompente di questi eventi al tema dell’esplorazione del trauma e dei pericoli dell’infanzia.

2. Dal punto di vista della tensione e dei colpi di scena imprevedibili, “Z” è sicuramente un film inadatto ai deboli di cuore.

Mentre il punto 2 rappresenta un grande punto di forza, diciamo che il punto 1 finisce per creare delle aspettative fuorvianti, eccessivamente ambiziose.

La recitazione non è il massimo, tanto per cominciare. Gli attori si muovono sul set in maniera rigida e ingessata, senza riuscire ad aggiungere nulla, in termini di caratterizzazione psicologica, a un cast di personaggi che, di per sé, sembra rispondere soltanto a un nugolo di stereotipi.

Il budget risicato compromette la visione soltanto fino a un certo punto. Il problema è  che, per funzionare al 100%, un film del genere avrebbe avuto bisogno di un livello di introspezione psicologica supplementare, di un’eroina tormentata e/o abbastanza riconoscibile da diventare un Archetipo, e di un villain diverso dal classico spauracchio che ti fissa dall’armadio a mezzanotte, con i suoi incandescenti occhi di brace.


Il finale di “Z”

In “Z: Vuole Giocare”, viene a mancare del tutto la mitologia del cattivo, infatti; così come fa difetto l’incapacità, da parte del regista o degli sceneggiatori, di firmare un finale in grado di risvegliare la partecipazione emotiva del pubblico.

Il passato di Beth e la sua attuale ordalia potrebbero avere un collegamento, certo… ma quale?

Christensen non sembra avere le idee molto chiare sull’argomento, così il messaggio del suo film finisce per passare in terzo o quarto piano. Il che, naturalmente, non fa che evidenziare il problema a monte in termini ancora più eclatanti: la natura derivativa, tutt’altro che ispirata di “Z”, infatti, finisce per mostrare i suoi limiti nel momento esatto in cui i suoi twists da cardiopalma si arrestano e la pellicola riprende a scorrere su dei binari facilmente identificabili.


Ma “Z” è un film che fa paura?

Oh, sì!

Decisamente, ragazzi: in realtà, trovo che “Z” sia un film talmente “cattivello” ed efferato da risultare quasi disturbante.

E questa, devo ammetterlo, si è rivelata una piacevolissima sorpresa.

In nove casi su dieci, trame di questo genere lasciano presagire canovacci gotici all’acqua di rose. Non è questo il caso, anzi: Christensen ha realizzato “Z” con l’obiettivo di garantirci un paio di notti insonni, e da questo punto di vista i suoi sforzi si confermano sicuramente efficaci.

Insomma, non è il genere di horror annacquato e “innocuo” che potrebbe farvi piacere guardare insieme ai vostri figli…


Dove potete guardare “Z” in streaming?

Negli Usa, il film ha esordito sulla piattaforma Shudder, un servizio di video on domand molto popolare e specializzato nella trasmissione di contenuti horror, fantasy e sci-fi.

Qui in Italia, a partire da febbraio, “Z: Vuoi Giocare” è invece entrato a far parte del catalogo del canale tematico “Midnight Factory”, insieme a un’altra mezza dozzina di titoli (fra inediti e già proposti in altre edizioni). 

Non è ancora prevista una data ufficiale per l’uscita in Blu-Ray o DVD.

 

Vi ricordo che il canale tematico Midnight Factory, come tutti gli altri Prime Video Channels, permette di usufruire di un periodo di prova gratuita.
Per iscrivervi o curiosare un po' in giro, potete dare un'occhiata a QUESTA pagina! ^____^


5 commenti:

  1. Risposte
    1. Non è un film grandioso, Mik. Però l'ho trovato meno peggio di quello che sembrava, e forse è già dire tanto! ;D

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    2. Scusami...io non ho capito il finale ma lei non si era impiccata ? Perché poi si vede seduta che le danno da mangiare...?

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    3. Ciao! :)
      No, da quanto mi ricordo, Beth prova a impiccarsi per cercare di liberarsi di Z, ma non riesce a togliersi la vita: le scene successive, infatti, sembrano suggerire che sia diventata catatonica; da qui, il bisogno di essere accudita...
      La cosa peggiore? Nonostante il suo gesto disperato, il film lascia intendere che Z potrebbe essere ancora lì, insieme a suo figlio!

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