Su Amazon Prime Video è arrivata la miniserie horror/drammatica “Wolf Like Me”, con Isla Fisher e Josh Gad nei ruoli principali.
Lo show targato Peacock
narra la storia d’amore fra un malinconico vedovo che non riesce più a
comunicare con sua figlia e un’eccentrica
psicologa in preda a una condizione piuttosto... singolare.
Un “morbo” che sembra affliggerla soltanto in fase di plenilunio e che, proprio durante
le notti di luna piena, la costringe a confinarsi dietro una massiccia porta blindata...
La trama
Gary (Josh Gad) è
un timido vedovo che ancora stenta a riprendersi dalla perdita dell’amata moglie Lisa.
A complicare la situazione, un rapporto teso e problematico con la figlioletta, Emma (Ariel Joy Donaghue); una ragazzina dall’indole
particolarmente matura e perspicace, costretta a
crescere prematuramente dal peso della tragedia.
Una mattina, l’auto di Gary e Emma viene tamponata dal veicolo di una bizzarra
sconosciuta dai capelli rossi.
La donna, Mary
(Isla Fisher), chiede loro scusa e si mostra affranta, ma continua anche a
comportarsi in modo strano,
attirando l’attenzione di Gary.
Nel corso dei giorni successivi, il destino continua a metterci lo zampino: il sentiero di Gary
continua a sovrapporsi a quello di Mary nei modi più impensati, portando i due “malcapitati” a
gravitare continuamente l’uno nell’orbita
dell’altra.
Fra i due scatta qualcosa, ed ecco che le scintille cominciano a volare per aria come coriandoli.
L’attrazione sembra
reciproca e, a poco a poco, la stessa Emma inizia ad abbassare le sue difese e a
fidarsi dell’ondata di vitalità promessa dalla nuova fiamma di suo padre.
Ma Mary nasconde un
segreto, qualcosa di oscuro; una minaccia
che continua ad aleggiare sulla loro ritrovata serenità famigliare come la
proverbiale nuvola di Paperino...
A cena con la lupa
“Wolf Like Me” è
una miniserie relativamente breve: si compone di sei episodi della durata di mezz’ora,
e perfino il finale non sembra lasciare un grande margine di manovra per la
realizzazione di un’eventuale seconda stagione.
Onestamente, non sono del tutto convinta della validità di
questo “format”: lo realizzazione di un lungometraggio avrebbe, forse, permesso
alla sceneggiatura di acquistare qualcosa in termini di concentrazione e potenza; mentre la produzione di una serie tv “regolare”
avrebbe potuto facilmente rendere l’intreccio
più coinvolgente, le fasi principali dell’arco narrativo dei due
protagonisti più nette ed esplosive.
Eppure, secondo me, perfino stretto nelle maglie delle sue
(vistose) limitazioni, “Wolf Like Me”
resta un prodotto interessante.
Ricordate “Maniac”, la miniserie-evento di
Netflix con Emma Stone e Jonah Hill? Ecco, per qualche motivo, questo è
sicuramente il primo termine di paragone che tende a balzarmi in testa!
Certo, nel caso di “Wolf
Like Me”, la trama risulta
sicuramente secondaria; nel senso
che tende a svilupparsi in una direzione abbastanza prevedibile, e a confermare,
a ogni svolta, la maggior parte delle nostre aspettative iniziali.
Ma stiamo anche parlando di uno show che riesce ad
affrontare, a testa alta, una serie di nuclei
tematici profondamente delicati,
e che riesce a mettere a nudo le infinite
vulnerabilità dei suoi protagonisti con una sincerità disarmante.
Fra l’altro, la connessione
fra i personaggi di Gary e Mary si dimostra immediata e terribilmente
credibile; lo stesso vale per i loro demoni
interiori, per la loro quotidiana battaglia contro la solitudine, l’autodisprezzo
e la disperazione.
Il merito di questo successo va attribuito soprattutto alle interpretazioni dei due attori principali.
Malgrado l’evidente povertà
dei mezzi messi a loro disposizione dalla produzione, infatti, Fisher e Gad
riescono a intessere un incantesimo
speciale sulla scena; un’alchimia che permette alla regia di portare a casa
parecchie piccole “perle” dall’inequivocabile sapore cinematografico (vedi, ad esempio, il ballo silenzioso sotto
la pioggia sul portico di Mary).
Una magia intrisa di romanticismo, tenerezza e autentica
emozione.
Prendre la vie comme elle vient
Insomma, non commettete l’errore di cominciare a guardare “Wolf Like Me” aspettandovi i toni
spumeggianti e ironici di una commedia nera, né i colpi di scena e le sequenze
rutilanti di una vera e propria storia d’azione.
La serie tv proposta da Prime Video esorta gli spettatori a riflettere, piuttosto, e a interrogarsi
sul ruolo che il caso (o il fato)
tende a giocare all’interno delle nostre vite.
Accettare il fatto che il 90% di ciò che accade ogni giorno a
noi e ai nostri cari sfugge completamente dalla nostra capacità di controllo, può facilmente trasformarsi nell’esperienza più terrificante dell’universo.
Un po’ come trasformarsi in una creatura affamata e
selvaggia, e non poter fare assolutamente niente per impedirlo.
Ma è anche l’unico modo per sopravvivere; forse, addirittura per prosperare, e farsi partecipi
di alcuni dei più grandi miracoli
della vita: l’amore – in tutte le sue sfumature; la gioia, la libertà, la
speranza, il mistero.
Chiaramente, ho apprezzato molto anche il modo in cui la
sceneggiatura è riuscita a trasformare l’assolata, affascinante e sterminata ambientazione australiana in un
ulteriore freccia al suo arco.
Dopotutto, poche cose hanno il potere di farti sentire più
umile, arrendevole, meravigliato e connesso al Grande Tutto della potenza di determinati
scenari naturali.
Il famigerato outback
australiano è senz’altro uno di questi.
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