giovedì 17 maggio 2012

Recensione: Il passaggio




Avete presente ieri, quando parlando de "Il sostituto" accennavo al fatto che la narrativa e il fantasy sono due super-efficienti canali di trasmissione dei miti e temi- chiave del folklore della tradizione?

Ebbene, un altro esempio canonico di questo processo può essere forse dato proprio da "Il passaggio", di Justin Cronin: un libro che, a voler ben guardare in fondo al barile, altro non è che la rielaborazione, complessa e in chiave abbastanza "pop", di un mito antichissimo e di biblica origine, quello del famoso Ebreo Errante!

Chi era costui, direte voi, e cosa c'entra con il fanta-apocalittico romanzone in salsa horror del nostro bravo Cronin?

Ebbene, l'Ebreo Errante è un personaggio appartenente alla mitologia cristiana: un uomo che, per aver schernito il Redentore sulla via della Croce, fu punito da Dio e costretto a vagare sulla Terra, senza requie e senza riposo, per il resto dell'Eternità, fino alla fatidica alba del leggendario Giorno del Giudizio.
Condannato all'eternità e al movimento perpetuo, l'Ebreo Errante è destinato a diventare la Memoria del Mondo e della storia dell'uomo... a diventare puro ricordo e puro tormento, potremmo dire, giacché, costretto a non potersi mai fermare in un posto solo e a dover vivere per centinaia di secoli, egli smarrisce  presto ogni cognizione di sé, fino a perdere la sua identità... e, forse, di conseguenza, anche la sua umanità.

Credo che queste parole abbiano fatto suonare un piccolo campanello di riconoscimento in chiunque abbia letto "Il passaggio"!
Se invece non l'avete ancora letto, vi preannuncio solo questo: dopo aver appreso la travagliata odissea della piccola Amy, capirete senz'altro a cosa mi sto riferendo! :)

"Il passaggio" è il primo volume di una trilogia, i cui successivi volumi usciranno negli USA rispettivamente ad ottobre di quest'anno ("The twelve") e nel 2014 ("City of mirros")!
Lasciate che vi dica che si tratta di un romanzo dal respiro veramente ampissimo, che si svolge attraverso un esteso arco temporale (parliamo di qualche secoletto, giorno più, giorno meno...! XD) e narra le vicende di tantissimi personaggi, tant'è che in fondo in fondo si potrebbe tranquillamente sostenere che un protagonista esclusivo, nel senso vero e proprio del termine, non c'è (l'agente dell'FBI Walgast, citato in quarta di copertina, ad esempio spicca senz'altro nel primissimo quarto del libro, ma dopo un po' il "ricambio" dei personaggi si fa integrale: il filo rosso conduttore che ci conduce da uno scenario a un altro, da un'epoca ad un'altra, si chiama piuttosto Amy Bellafonte...)

L'ambizioso racconto di caduta e rinascita di una civiltà viene infatti affidato alla prospettiva multipla garantita da innumerevoli personaggi, buoni, cattivi o a metà strada; la storia inizia nel nostro tempo (dobbiamo proiettarci in avanti solo di qualche anno), un secolo senz'altro caratterizzato dalla tecnologia e dalla ricerca scientifica, descritta e connotata però qui da Cronin quasi soltanto nel pieno dei suoi sviluppi "negativi": il messaggio, vecchio come il mondo, che l'autore cerca di far passare è che, se l'uomo vuol giocare a fare Dio, può ben darsi che a Dio venga la tentazione di mettersi a giocare con l'uomo... e a noi tutti è stato insegnato fin da piccolini  che uno dei giochini preferiti dall'Altissimo si chiama a quanto pare Diluvio Universale.

In un gioco di contaminazioni incessanti fra generi contigui, dal thriller in salsa fantascientifica al'horror "splatteroso" puro e semplice, con ben più che qualche sola spruzzata di fantasy vero e proprio (il viaggio attraverso la natura ostile e la terra desolata, l'epico respiro conferito al tutto tramite una serie di inquietanti e "assoluti" indizi che ci rivelano la natura divina del mandato assegnato a Amy, Peter, Alicia e gli altri nella seconda, e forse più interessante, parte del libro...) Cronin confeziona per il suo lettore un intero universo fatto di pagine e inchiostro, da leggere per smarrirsi in una parabola avventurosa e abbastanza imprevedibile, fra rivelazioni a lungo covate e colpi di scena, rocamboleschi salvataggi e burrascose lotte per la sopravvivenza del genere umano.

I modelli che Cronin ha tenuto d'occhio per questo libro sono senz'altro "L'ombra dello scorpione" di King e "Io sono leggenda" di Matheson: e su questo, non ci piove.
Però a ben vedere si colgono anche altri interessanti riferimenti e referenti fra le pagine del romanzone: dal mondo del cinema a quello dei videogame (la stessa Alicia a me è sembrata, a ben guardare, modellata su uno di quei personaggi da videogame d'azione, una di quelle ragazze sveglie e imbattibili che prima si buttano nella mischia per fare a botte con gli zombie, soltanto poi si fermano a fare le domande...), senza dimenticare quello che secondo me è il frutto di un intento (spassosissimo) volutamente parodico, diretto contro il "patinato" mondo di "Twilight" e affini... perché vi annuncio che anche i super- vampiri di Cronin, signori e signore, luccicano e sfolgorano nel buio come se fossero fosforescenti.
Persino la loro pupù luccica e scintilla, per essere precisi, come l'autore si premura di farci notare ad un certo punto! XD
E ciononostante...
Ciononostante, i suoi sono vampiri che fanno paura per davvero.
Nonostante il terribile fardello di dolore e paura che alcuni di loro si portano sulle spalle.
O, forse, ripensandoci, proprio per questo.

Fra le note dolenti, non si può fare a meno di citare credo l'eccessiva prolissità di alcuni passaggi, tramite l'inserzione ad esempio di veri e propri "flashback-nei-flashback" (tutt'altro che necessari, fidatevi di me...) che appesantiscono la lettura in modo davvero sgradevole, e la massiccia dose di retorica (che è comunque un "male" tipico, e forse quasi inevitabile, di questo genere, io temo..)

Si vocifera che Ridley Scott, il Grande, abbia intenzione di girare un film su "Il passaggio"...
Teniamo le dita incrociate e speriamo in bene! :)

Giudizio personale: 8.0/10

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