giovedì 17 maggio 2018

Recensione: "The Midnight Man" (film horror 2017)


"1953: nella soffitta di una vecchia casa tre bambini evocano per gioco un essere spettrale, l'Uomo di Mezzanotte, restando al riparo di un cerchio protettivo tracciato con il sale. Anna è l'unica a sopravvivere all'ordalia con il mostro, che ama barare al gioco. Oggi: nella stessa casa la giovane Alex accudisce la nonna, Anna (la bambina di allora, che è invecchiata), bisognosa di cure perché affetta da un inizio di demenza senile e rimasta sola dopo la morte del nonno."



Mi piacerebbe dare un consiglio spassionato a chiunque progettasse di vedere "The Midnight Man", il recente film horror diretto da Travis Zariwny: prima di mettervi a sedere, vorrete senz'altro assicurarvi di avere carta e penna a portata di mano.
Sì, perché, durante la visione, vi annoierete così tanto da sentirvi pronti ad agguantare qualsiasi  remota possibilità di svago vi si stagli davanti. Io, ad esempio, ho cominciato seriamente a prender nota di ogni singola volta in cui un personaggio del film si ritrovava a fare o dire qualcosa di così incredibilmente stupido da meritarsi la decapitazione sul posto.
Vi dirò, è stata una battaglia estenuante e senza esclusioni di colpi, ma alla fine sono riuscita a farmi un'idea piuttosto chiara di chi dovesse essere il vincitore assoluto...altro che macabro gioco del Midnight Man, questa  che è stata una competizione intensa ed efferata, ragazzi!

Il problema principale di "The Midnight Man", per quanto mi riguarda, è che per 90 minuti filati cerca di raccontare una storia che è già stata raccontato mille altre volte prima d'ora. Il cosiddetto punto di forza del film si basa su un gran mucchio di aria fritta, peraltro del genere che già conoscete a menadito: zero idee, una sceneggiatura infarcita di cliché e dialoghi demenziali (ma quasi mai divertenti), un setting noioso (una vecchia e anonima casa abitata da insospettabile gente perbene), interpretazioni al limite del ridicolo, e così via, così via.

Voglio dire, ogni mese ormai leggiamo articoli che annunciano la produzione o messa in cantiere di film ispirati a una qualsiasi delle millemila "creepy pasta" che sono spuntate in rete come funghi nel corso degli ultimi anni. Al che mi viene da pensare: ma certo, tutto molto buono e giusto, d'accordo; dopotutto, la sottoscritta sarebbe curiosa di vedere un film sullo Slenderman come chiunque altro...
Ma a Hollywood (una fetta di quella stessa Hollywood, badate bene, che ogni benedetto giorno frigna e pesta i piedi e continua a chiedersi incessantemente perché la gente abbia smesso di andare al cinema e preferisca starsene spaparanzata sul divano a guardare Netflix...) sembra persuasa del fatto che basti pagare due diritti in croce a chi di dovere e ingaggiare il regista più impreparato disponibile su piazza, per sfornare il nuovo capolavorone horror di ultimissima generazione.

"The Midnight Man"? Niente meno che il nuovo "Jumanji"in salsa macabra! Non è fantastico? (Notizia bomba dell'ultimo minuto: No, che non lo è!)
Con un'idea di cotanta levatura alle spalle, non avremo mica da preoccuparci di rifinire i dettagli, giusto?
Voglio dire, la trama fa acqua da tutte le parti? Non c'è tensione? Un'atmosfera che funziona meglio del Tavor?
Credibilità e verosiglianza sono due concetti sconosciuti? E chi se ne frega?! Noi siamo stati in grado di tirare a bordo due vecchie glorie del cinema horror del calibro di Robert Englund e Lin Shaye,  signori e signore... Per fare la figura dei fessi, si intende, ma che importa? I vostri sette euro e cinquanta di biglietto ormai li avete pagati, no?

L'uomo di mezzanotte, l'uomo sottile, l'uomo del sonno, l'uomo ciao ciao... Insomma, ma quante altre di queste patacche dovremo beccarci, prima che il trend si esaurisca?
Ai posteri l'ardua sentenza.

In estrema sintesi: Soporifero e banale ai massimi estremi consentiti dalla legge morale internazionale, "The Midnight Man" si presenta come il classico e insulso film horror/slasher senza nulla da comunicare. La presenza in scena di due "vecchie glorie" del genere come Englund e Shaye non basta a riscattare una sceneggiatura vacua e una regia assolutamente priva di guizzi creativi...




2 commenti:

  1. Non sapevo che esistesse, ed ero ben pronta a continuare a non saperlo... finché non hai nominato Robert Englund.
    Cavolo.

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    Risposte
    1. I nomi di Englund e Shaye (la medium protagonista dei più recenti capitoli di "Insidious") effettivamente erano riusciti a irretire anche me... Peccato che registi e produttori siano riusciti a sprecare l'ennesima occasione di combinare qualcosa di buono, sigh! :(

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