mercoledì 9 gennaio 2019

Recensione: "The Terror" (serie tv, 2018)




The Terror” è una serie televisiva di genere drammatico/horror approdata in Italia “per gentile concessione” del servizio streaming Amazon Prime Video.
Sono riuscita a recuperarla soltanto con un certo ritardo; fatto di cui mi rammarico un po', perché, con il senno di poi, penso che probabilmente mi sarebbe piaciuto inserire questo spettacolare e intenso show sulla sopravvivenza e il coraggio all'interno di una mia certa piccola classifica.

La prima cosa che dovete sapere a proposito di “The Terror”, probabilmente, è che si tratta di una serie antologica, per cui ogni ciclo di episodi andrà a raccontare un diverso episodio ”terrificante”. La prima stagione è basata su “Il Viaggio dell’Erebus”, popolare libro del romanziere americano Dan Simmons  (io non ho ancora avuto l'opportunità di leggerlo, ma naturalmente potete controllare tutti i dettagli su Amazon a QUESTO indirizzo). 
Fra i nomi dei produttori compare nientemeno che quello di Ridley Scott in persona; e, come ben sapete, se mai è esistito qualcuno in grado di girare un survival horror come si deve (almeno prima di perdere la bussola dietro agli irritanti sproloqui filosofico-esistenziali di “Covenant”, si intende... ), questo è proprio il papà di “Alien”!

La trama affonda le radici in un tragico episodio di storia vissuta: nel 1845, un’imponente spedizione navale guidata dai capitani John Franklin e Francis Crozier (interpretati rispettivamente dagli ottimi Ciarán Hinds e Jared Harris) salpò dalle coste britanniche e partì alla ricerca di un Passaggio che, attraverso il Circolo Polare Artico, consentisse ai marinai di tracciare una nuova rotta commerciale fra l'Asia e l'Europa. 
A questo punto, non vi sorprenderà scoprire che ne' la nave ammiraglia Erebus, né la sua compagna Terror ebbero la possibilità di tornare a casa. I relitti delle due imbarcazioni sono state rinvenuti soltanto nel 2014. Nessun membro dell'equipaggio è sopravvissuto per raccontare la sua storia.

La serie televisiva si propone dunque di riesumare questa tragica catastrofe, l'odissea di 100 uomini persi e sconfitti fra i ghiacci.  Si tratta in fondo di un'operazione non troppo dissimile da quella intrapresa da Alma Katsu e dal suo avvincente romanzo “The Hunger-Affamati”: l'obiettivo è quello di combinare storia e immaginazione per cercare di colmare le lacune e trasformare la cronaca di un viaggio letale in un'agghiacciante parabola sulla potenza esplosiva della natura, l'arroganza della nostra specie e la violenza dei sentimenti umani.
L'elemento fantastico è dato, in questo caso, dall'apparizione fulminea di una tremenda bestia evocata dalla mitologia inuit. Un simbolo forte, una macchina per uccidere, un giustiziere cieco e inarrestabile: la creatura al centro dell'intreccio incarna forse il più formidabile dei nemici, per i vari membri dell'equipaggio, ma non certo l'unico. E forse neppure il più meschino o pericoloso.

Il cast di “The Terror” è composto al 100% da saldi e affidabili professionisti del mestiere. Spiccano, fra i numerosi personaggi previsti dalla sceneggiatura, il determinato (ma vulnerabilissimo) capitano Crozier, il compassionevole dottor Goodsir (Paul Ready), l'altero primo ufficiale James Fitzjames (Tobias Menzies) e l'abominevole figlio di buona donna Hickey (Adam Nagaitis).
Ma la verità è che la progressiva, feroce escalation di tensione, paranoia e tradimenti costituisce la più efficace e affascinante componente strutturale di “The Terror”. 
La serie parte in sordina, concedendosi tutto il tempo necessario alla presentazione dei personaggi e dell’abbagliante ambientazione artica, trasformatasi per l’occasione in una sorta di incarnazione per antonomasia dei concetti stessi di alienazione, solitudine, malessere sociale e spaesamento interiore.

I primi episodi sono un po' lenti, non posso certo negarlo; il ritmo segue delle regole molto diverse da quelle, frenetiche e ricche di cliffhanger, cui molte altre produzioni dello stesso genere ci hanno recentemente abituato. Per intenderci, siamo sicuramente più dalle parti di “The Frankenstein Chronicles” che di “The Walking Dead” o “The 100”. 
Ma credo che vi basterà ricorrere a un pizzico di pazienza per superare i primi momenti di stasi e lasciarvi coinvolgere da questo incredibile, surreale viaggio ai confini del mondo... 
L'algida fotografia, il solido e concreto realismo della cornice storica, la cupa essenzialità della scenografia: ogni singolo elemento della serie contribuirà a cospirare contro di voi, pronto a scaraventarvi nel cuore di un lunghissimo incubo a occhi aperti fatto di neve e sacrifici, zanne e cannibalismo, angoscia e ammutinamenti, piaghe e sciamanesimo...

In estrema sintesi: una piccola gemma (semi-nascosta) del genere horror. Un'intensa storia di violenza, fame, sopravvivenza, umanità e redenzione consumata fra gli indifferenti ghiacciai del circolo polare artico, a metà strada fra il film “La Cosa” e il romanzo “La Materia Oscura” di Michelle Paver...


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2 commenti:

  1. La lentezza iniziale non mi spaventa ma mi ha lasciata perplessa una recensione che diceva che è una serie che vive nell'attesa che succeda qualcosa che poi non accade. Diciamo che per quanto mi attiri ho un po' il timore che si riveli inconcludente, nonostante l'ottimo cast e i buoni valori di produzione. Dici che mi conviene buttarmi lo stesso?

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    1. Io tenterei, Kate, anche se credo che alla fine si tratti, come sempre, di una questione di gusti personali: a differenza dell'autore dell'altra recensione che hai letto, io per esempio ho trovato il finale di "The Terror" estremamente soddisfacente. E' anche vero che la struttura dei primi episodi sembra un po' strana, all'inizio (completamente anti-climax), ma con il senno di poi, credo anche di essere riuscita a capire in pieno questa scelta particolare. Penso infatti che ogni singolo elemento della serie sia stato pensato con lo scopo specifico di farti dimenticare che si tratta di finzione, e darti l'impressione che sia tutto il più "reale" e convincente possibile, nonostante la presenza di una bestia mitologica mangiatrice di uomini.
      E poi mi è piaciuto molto il modo in cui è stata creata l'atmosfera, che secondo me resta impagabile: alla fine i personaggi di questa serie assomigliano alla proverbiale ranocchia che viene immersa nell'acqua, con la suddetta acqua che si riscalda progressivamente: i cambiamenti intorno a loro avvengono in maniera talmente impercettibile e lenta che all'inizio nessuno sembra disposto ad accorgersene (forse neanche lo spettatore)... Ma questo non vuol certo dire che l'acqua non finirà per cucinarli tutti, non so se mi spiego! ;D

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