martedì 27 agosto 2019

Recensione: "La Repubblica del Drago", di R. F. Kuang



La Guerra dei Papaveri, Vol. 2

Potete acquistarlo QUI in italiano


"Rin è in fuga...
Perseguitata dalle atrocità che è stata costretta a commettere per salvare la sua gente, dipendente dall'oppio, e incalzata dalla volontà omicida della Fenice, la vendicativa divinità che ha "benedetto" Rin conferendole un potere ultraterreno.
Rin ha un'unica ragione per restare in vita: vendicarsi dell'Imperatrice che l'ha tradita, vendendo la sua patria a un'orda di nemici.
Senza alcuna possibilità di scelta, Rin decide di allearsi con il potente Signore della provincia del Drago; un uomo che ha un piano per conquistare Nikan, spodestare l'Imperatrice e creare una nuova Repubblica. La ragazza decide di buttarsi in questa impresa anima e corpo.
Dopo tutto, la guerra è sempre stata l'unica attività verso la quale Rin si sia mai sentita veramente portata..."


Nel 2018 abbiamo accolto l’uscita de “La Guerra dei Papaveri”, lo straordinario romanzo d’esordio dell’autrice R. F. Kuang, con le braccia spalancate e un crescente senso di angoscia alla bocca dello stomaco. 
Questa serie, fin dalle sue primissime pagine, ci aveva promesso – e regalato – terrori e mitologia, fuoco e devastazione, lacrime e scintille; magie, violenza, miracoli e massacri.

Eppure “La Guerra dei Papaveri”, che è riuscito a strabiliare il pubblico in virtù della sua sconvolgente complessità morale, della sua innegabile potenza narrativa e della sua lucida, feroce rappresentazione di un mondo che riflette il nostro in maniera fin troppo speculare, a quanto pare costituiva soltanto il primo passo del viaggio.
Quest’anno, con l’arrivo nelle librerie americane di “The Dragon Republic” (alias "La Repubblica del Drago"), la Kuang è riuscita a superare se stessa e ad alzare l’asticella delle aspettative in maniera imprevedibile.

Questa ragazza è brillante, ragazzi, lasciate che ve lo dica! La sua mente lavora in modo eccentrico, contorto e machiavellico, intessendo una quantità incredibili di intrecci e colpi di scena, i quali potrebbero essere paragonati soltanto ad altrettanti calci sui denti e pugni nello stomaco. 
Pensate che ha appena 23 anni, eppure le sue opere si sono già meritate un posto di tutto rispetto nella storia del genere grimdark fantasy. Una piccola parte di me non può fare a meno di pensare che, se soltanto George R. R. Martin, a settanta suonati, dimostrasse di avere la metà del fegato che ha lei, a quest’ora avremmo già potuto tutti beneficiare del finale che avremmo meritato (anziché della carnevalata buonista che siamo stati costretti a sorbirci alla tv).

Ad ogni modo… Uno degli elementi che ho più amato, durante la lettura di “La Repubblica del Drago”, è che questo libro riesce a combinare in maniera magistrale l’elemento fantastico con la libera (ma dolorosamente accurata) rivisitazione di un capitolo di Storia sanguinoso e brutale; una serie di eventi di cui purtroppo, ancora oggi, la maggior parte di noi occidentali continua a restare tristemente all’oscuro. Non vi mentirò: sotto certi aspetti, “La Repubblica del Drago” non è stato un libro facile da metabolizzare… Ci sono stati momenti in cui la pressione si è alzata troppo, e altri in cui nausea e bile hanno cominciato a traboccare come spuma da un boccale di birra versata troppo in fretta.
Il fatto che la Kuang abbia preventivamente ed arbitrariamente deciso di rinunciare a qualsiasi illusione di eroismo, epicità o interpretazione “romantica” degli eventi, rende la narrazione straordinariamente intensa, realistica e politicamente impegnata; ma allo stesso tempo, sospetto che tenderebbe anche a scoraggiare un lettore di fantasy “casuale”, magari alla ricerca di una pura e semplice fonte di svago.

Perché la verità è che “La Repubblica del Drago”, da un punto di vista meramente emotivo, riesce a rivelarsi addirittura più devastante del suo predecessore. La protagonista, Rin, va incontro a una serie di cambiamenti che sembrano destinati a farle imboccare un sentiero sempre più violento ed efferato. Il tema portante di questa serie, del resto, è la guerra; e la Kuang, nel corso di questo secondo libro, sembra sempre più determinata a mostrarci le scioccanti conseguenze delle inenarrabili carneficine cui hanno assistito e preso parte i vari personaggi, soffermandosi sulle cicatrici indelebili lasciate in eredità dalla Terza Guerra del Papavero. Una serie di piaghe e orrori che hanno finito col deturpare non soltanto i corpi, ma anche le menti e i cuori di chiunque sia riuscito a sopravvivere a tanta mostruosità e orrore.

I personaggi de “La Repubblica del Drago” (e sfiderei chiunque, a questo punto, a tracciare una linea netta in grado di separare i buoni dai cattivi…) hanno perso qualsiasi parvenza di innocenza; la dannazione che li consuma traspira da ogni singola azione e interazione, e si rivela di capitolo in capitolo sempre più pregnante e dolorosa da seguire. Continuare a fare il tifo per Rin, lo confesso, a tratti si è rivelato difficile, per non dire impossibile. Vederla sbagliare e rialzarsi, soltanto per incappare in errori e tragedie ancora più grandi, mi ha quasi spezzato il cuore. A volte capire un personaggio – riuscire a comprenderlo, amarlo e compatirlo con ogni singola fibra del proprio essere – non equivale affatto a perdonarlo. Suppongo che la stessa cosa valga del resto anche con le persone in carne e ossa.

In definitiva, “La Repubblica del Drago” (proprio come “La Guerra dei Papaveri”) è un libro che riesce a coglierti di sorpresa, attraendoti nella sua rete grazia alla sontuosità dell'ambientazione e all’accattivante maestosità del suo immaginario fantastico. 
Dopodiché, è come se questo romanzo si protendesse semplicemente a prenderti per mano, sorridendoti dolcemente e guidandoti piano piano incontro a un vicolo buio… soltanto per pugnalarti ripetutamente al centro del petto!
Ma non per amore della violenza fine a se stessa, no; questo mai. Semplicemente per invitarti a cambiare prospettiva; per aiutarti ad accettare il fatto che magari a volte la gente compie scelte ripugnanti ed esecrabili perché è avida, o arrogante, o mentalmente disturbata; ma anche il fatto che forse, il più delle volte, le persone diventano cattive semplicemente perché devono. Perché soffrono; perché la crudeltà è diventata l’unica forma di valuta che conoscono, e perché forze troppo più grandi di chiunque di noi (la politica, la storia, l’economia, la religione…) hanno contribuito a schiacciarli e umiliarli talmente tanto da non aver lasciato loro veramente altra scelta.

Come dicevamo poco fa, questa non vuole essere una giustificazione, e saperlo forse non basta ad aggiustare le cose, non per davvero… ma mi piace pensare che questa consapevolezza, col tempo, potrebbe finire col trasformarsi in qualcosa di costruttivo per il mondo brutale e implacabile che abbiamo creato.
Comincio a sospettare che anche R. F. Kuang la pensi allo stesso modo...


Giudizio personale:
9.3/10




NB: Potete leggere QUI la mia recensione di "The Burning God", il terzo e ultimo volume della trilogia "La Guerra dei Papaveri"! ;)

2 commenti:

  1. È quando leggo recensioni come questa che piango perché devo imbiancare casa, rifare il salotto e fare gli occhiali: devo spendere in modo consapevole e da adulta, e ai libri tocca aspettare ç_ç

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    Risposte
    1. Come ti capisco, Kate!!! XD
      Io qualche mese fa sono dovuta andare dalla dentista: non ti dico i pianti (miei e del portafogli), soprattutto perché per un (bel) pezzo ho dovuto "accontentarmi" di leggere i libri che avevo già! Sigh! :P

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