venerdì 11 ottobre 2019

Recensione: "Binti", di Nnedi Okorafor


libri fantascienza 2019 - recensione - afrofuturismo - Binti

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"Binti Ekeopara Zuzu Dambu Kaipka di Namib è una ragazza di etnia Himba, talmente brava in matematica e nella tecnica dell'astrolabio da venire selezionata per frequentare la prestigiosa Oomza University. È l'occasione della vita e così, nonostante la contrarietà della sua famiglia, e le radicate tradizioni della sua terra, Binti fugge dal villaggio in cui vive e si imbarca sulla Terzo Pesce per intraprendere il viaggio interstellare verso Oomza. Ma tutto cambia quando le Meduse, feroci creature belligeranti, attaccano il veicolo che la ospita, uccidendo l'equipaggio, i passeggeri, gli altri studenti che Binti ha appena conosciuto. La giovane si trova così a doversela cavare da sola, intrappolata su un'astronave piena di esseri assassini, per cinque lunghi giorni prima di raggiungere la meta. Ma chi sono le Meduse? Binti scopre che dietro la loro storia, e la guerra che hanno scatenato contro i Khoush, si nasconde molto più di quanto non appaia. E ora una serie di compiti piuttosto gravosi le si para davanti: sopravvivere alla trasferta, proteggere gli abitanti del pianeta su cui ha sede l'ateneo; e provare a usare i propri ineguagliabili talenti per porre fine a un conflitto sanguinoso. Il volume raccoglie i romanzi brevi: "Binti", "Ritorno a casa", "La maschera della notte" e il racconto "Il fuoco sacro".”


"Binti" è una trilogia sci-fi firmata dall'autrice di origini nigeriane Nnedi Okorafor.
Il volume proposto dalla Mondadori contiene fortunatamente tutti e tre i romanzi ("Binti", "Ritorno a Casa" e "La Maschera della Notte"), più il racconto supplementare "Fuoco Sacro", che l'autrice ha scritto in occasione della pubblicazione del "volumone" complessivo previsto per il mercato nordamericano.
Cercherò di dare a questa recensione un certo valore "d'insieme", ma tenete presente che si tratta di tre opere distinte, anche se indistricabilmente collegate fra loro. Dal mio punto di vista personale, ad esempio, i primi due capitoli della saga si sono rivelati infinitamente più convincenti e coinvolgenti de "La Maschera della Notte".

Finale a parte, credo di aver apprezzato l'assurda e brillante originalità di questi tre romanzi con ogni singolo centimetro del mio scalpitante cuoricino.
"Binti" appartiene a quella particolare corrente artistica denominata "afrofuturismo"; un movimento che si propone di sfruttare il genere della speculative fiction per raccontare, fra le altre cose, i sentimenti di smarrimento e di rivalsa sperimentati dal cosiddetto "popolo della diaspora": vale a dire tutte quelle persone, sopratutto di origini africane, che per un motivo o per l'altro si sono viste costrette ad abbandonare la loro terra natale e a spostarsi in territori che non sempre si sono dimostrati pronti (per usare un eufemismo) ad abbracciare la loro diversità culturale a braccia spalancate.

I temi cari a "Binti" ruotano proprio attorno a questo conflitto, e si avvalgano di un apparato simbolico e metaforico decisamente d'impatto. La protagonista dei libri è una ragazza Himba, una tribù tecnologicamente all'avanguardia che prospera e vive alquanto isolata dal resto del mondo, ai margini di un deserto vasto e sconfinato. Binti è un genio della matematica, in grado di usare questo linguaggio segreto in una maniera che le permette di alterare la realtà e trasformare il suo potenziale in una strana e scintillante forma di magia (un potere molto interessante e peculiare, che mi ha inevitabilmente ricordato quello brandito da Dodger nel recente romanzo "Middlegame" di Seanan McGuire...).

Per quanto possa amare il suo villaggio, o sentirsi profondamente legata alla sua famiglia e alla terra da cui proviene, questa giovane donna temeraria e anticonvenzionale sente di essere destinata a compiere grandi cose, ed è più che disposta a viaggiare fra le stelle pur di realizzare il suo potenziale.
Ovviamente, un'infinità pressoché sconfinata di "benintenzionati" amici, parenti e conoscenti cercherà di tarparle le ali e persuaderla a conformarsi alle consuetudini sociali; di spiegarle, in poche parole, chi dovrebbe essere, per cosa dovrebbe vivere, e quali sacrifici dovrebbe compiere in nome di questi valori comunemente condivisi.
Ma Binti è come una forza della natura: malgrado il disprezzo di chi la considera inferiore, nonostante la forza soffocante dei pregiudizi che si riversano su di lei da ogni possibile direzione, la nostra giovane studiosa decide comunque di imbarcarsi sulla Terzo Pesce, un'incredibile nave spaziale senziente destinata a rappresentare il primo passo di un viaggio che la porterà a confrontarsi con razze aliene ostili, misteriosi artefatti ed esplosive guerre intergalattiche.

Il tutto sullo sfondo di un'ambientazione perennemente sospesa sul limbo del tempo, un eccentrico e affascinante connubio di elementi provenienti da passato, presente e futuro. Edan, pittura tribale e astrolabi; danze rituali, tradizioni sciamaniche, interventi di chirurgia estrema e contaminazioni genetiche che connettono tutti in una vasta, mirabolante rete virtuale di informazioni e conoscenze.
Non a caso si dice in giro che "Binti" sia la lettura ideale da consigliare agli appassionati di "Black Panther", con cui il titolo della Okorafor condivide non solo qualche piccolo dettaglio relativo al word building, ma anche (e forse soprattutto) parte dello straordinario spirito resiliente, ottimista e propositivo che ne caratterizza gran parte delle scene e dei personaggi.

Se ambientazione e caratterizzazione psicologica dell'eroina protagonista rappresentano, a mio avviso, i principali punti di forza di "Binti", i più significativi punti deboli della trilogia hanno piuttosto a che fare piuttosto con intreccio, ritmo e dialoghi.
La trama del primo volume si rivela infatti piuttosto piacevole e intrigante da seguire; a partire da "Ritorno a Casa", invece, la tela degli eventi prende a farsi molto più fumosa e sfilacciata. Tutto questo si traduce in una dilatazione del ritmo e nel concreto pericolo di un brusco calo d'attenzione durante la lettura.

Personalmente ho apprezzato moltissimo l'apparente spontaneità e naturalezza dello stile, e mi sono divertita un sacco ad ammirare le straordinarie e buffe creature che popolano il variopinto mondo a tinte calde creato dalla Okorafor.
Per quattrocento pagine ho sofferto e lottato insieme a Binti, e condiviso quel senso di isolamento e solitudine che soltanto le persone veramente abituate a esistere ai margini della società (coloro che sentono di non poter più appartenere del tutto né Qui, né Là, e che scoprono di riuscire a sentirsi a casa contemporaneamente Dappertutto e da Nessuna Parte...) sono in grado di trasmetterti a questi livelli di debilitante, struggente intensità.

Ma da un punto di vista forse un po' più "superficiale", la lettura di "Binti" si è dimostrata sicuramente un filino meno avvincente del previsto; nel senso che non esiste climax, i colpi di scena si contano sulle dita di una mano, e in realtà tutta la seconda parte de "La Maschera della Notte" si è svolta per me in maniera di gran lunga inferiore alle aspettative.
Questi libri mi hanno comunque lasciato qualcosa di prezioso e acuminato dentro; una vivace scintilla d'energia, un frammento di speranza e curiosità che ho intenzione di custodire in fondo al cuore il più a lungo possibile.
Insomma, aspetterò con ansia i prossimi libri della Okorafor; e forse, prima o poi, mi deciderò anche a recuperare il suo precedente e promettente romanzo "Chi Teme la Morte..


Giudizio personale: 
7.5/10





PS: Vi è piaciuta l'ambientazione di "Binti" e vorreste leggere libri simili? Provate a dare un'occhiata a questi 10 libri fantascientifici appartenenti al movimento dell'afrofuturismo...




4 commenti:

  1. non so, sembra una lettura interessante per i temi trattati, ma confesso che non mi sento attratta :\

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    1. E' comunque una trilogia "particolare", Giusy: interessante e originale, fresca e coinvolgente... Ma anche lenta, in un modo che effettivamente a volte rende difficile continuare a macinare le pagine! XD

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  2. "...meno avvincente del previsto; nel senso che non esiste climax, i colpi di scena si contano sulle dita di una mano, e in realtà tutta la seconda parte de "La Maschera della Notte" si è svolta per me in maniera di gran lunga inferiore alle aspettative…"
    D'accordo su tutto, al punto che non l'ho recensita troppo bene e al massimo darei un 6 più che un 7,5.

    ciao!

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    1. Ciao, Gabriele, grazie infinite per il tuo commento! ^____^

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